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PANAMA PAPERS

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Dave Brown - The Indipendent


Adams


Leaking under pants!    Ramses Morales Izquierdo
Leaking under pants!
04 Apr 2016


Panamá Papers    Alfredo Martirena Cuba
Panamá Papers
04 Apr 2016


Props to Mossack Fonseca    Daniel Murphy Ireland
Props to Mossack Fonseca
04 Apr 2016


Panama Skyscrapers    Pedro X. Molina Nicaragua
About the Panama Papers scandal...
03 Apr 2016



Panama...
David Rowe

PANAMA PAPERS



lunedì 4 aprile 2016
LO "STRETTO" DI PANAMA

Una grande iniziativa di inchiesta giornalistica mondiale, già battezzata Paper Leaks, svela i nomi di tutti i detentori di conti segreti detenuti nel paradiso fiscale di Panama da una gran parte di potenti della Terra e dei ricchi evasori fiscale di ogni Paese. Pare che i nomi di cittadini italiani siano più di ottocento. La GDF è già in movmento anche se, guarda caso, non esistono trattati bilaterali con la repubblica sudamericana.
Uber


Panama Papers
Fabio Magnasciutti


La notizia


Stanno filtrando le notizie sulla più grande fuga di documenti riservati di carattere finanziario al mondo, che coinvolge l’elite finanziaria mondiale .
Ad essere stati rivelati sono i dati del grande studio legale panamense Mossack Fonseca, con i dati dal 1970 al 2016. I dati sono divisi per cartelle ciascuna dedicata ad una società ombra creata per conto di un uomo politico, un imprenditore, una società. L’avvocato Erhard Mossack,  detto “il Tedesco”, è una ex Waffen SS ed il figlio Jurghen è ancora cittadino tedesco. 
Per dare un’idea dell’enorme quantità di dati trapelati eccovi un’immagine della SZ, uno dei media che ha i dati completi .
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2,6 terabyte di dati, una quantità enorme. Iniziano a trapelare i primi nomi :
  • Vladimir Putin, che tramite banche a lui vicine ed un suo carissimo amico d’infanzia avrebbe portato offshore 2 miliardi di dollari.
  • Il presidente dell’Ucraina, Poroshenko;
  • Ci sono società collegate a Xi Jiping, il leader cinese che ha guidato la lotta contro la corruzione;
  • Il primo ministro Islandese, che avrebbe interessi in obbligazioni di tre banche internazionali che hanno avuto ricadute nello scandalo bancario islandese . AGGIORNAMENTO- Si è dimesso a seguito della notizia;
  • Il presidente del Pakistan;
  • La casa reale Saudita;
  • I figli del presidente dell’Azerbjan;
  • Il Padre del leader inglese Cameron ha anche lui svolto operazioni con queste slocietà offshore;
  • LA FIFA, tramite Juan Pedro Damiani, avvocato membro del suo comitato etico , che ha avuto rapporti con tre persone indagate per lo scandalo corruzione;
  • 33 società ed individui hanno svolto attività imprenditoriali con stati e persone sottoposte a bando internazionale, come Iran e Nord Corea.
  • Maurizio Macrì, presidente dell’Argentina.
  • Daniel Munoz, assistente personale del precedente presidente Kirchener
  • La moglie dell’ex ministro dell’agricoltura spagnolo.
  • L’ex Sindaco di Varsavia ed ex parlamentare europeo polacco.
  • Parlamentari brasiliani già coinvolti nello scandalo tangenti;
  • Agenti della CIA e  del BND (il servizio segreto tedesco), secondo il quotidiano SZ, hanno utilizzato questo studio per traffici d’armi illeciti verso Siria Iran e Corea del Nord. Interpellato da SZ il BND ha rifiutato di rispondere alle domande affermando che “Le notizie potrebbero danneggiare la Repubblica Federale Tedesca o i suoi alleati”
Insomma ci sono 140 politici di oltre 50 nazioni. Per ora l’unico italiano coinvolto pare essere Giuseppe Donaldo Nicosia, amico di Dell’Utri e che venne indagato per una frode fiscale per 50 milioni. e Luca Cordero di Montezemolo, per operazione tramite Banca Intermobiliare Suisse.
Importantissimo il ruolo delle grandi banche che hanno guidato i clienti alla creazione di queste società schermo offshore.
Nei prossimi giorni aspettatevi di vederne delle belle….

Charlie Hebdo : "Papa où t’es?"

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Charlie Hebdo du 30 Mars 2016, n° 1236




Cosa dice l’editoriale di Charlie Hebdo di cui si parla da giorni
Si chiede se il terrorismo non sia in qualche modo conseguenza dell'aver rinunciato a criticare le religioni, Islam compreso, per paura di essere definiti "razzisti"

Da qualche giorno si è tornati a discutere di Charlie Hebdo, giornale satirico francese la cui redazione fu attaccata da alcuni terroristi islamisti nel gennaio del 2015. Otto giorni dopo gli attacchi di Bruxelles, su Charlie Hebdo è stato pubblicato un editoriale in cui ci si chiede se l’aver rinunciato a criticare e a mettere in discussione le religioni, compreso l’Islam, per paura di essere definiti “islamofobi” o “razzisti”, non abbia in qualche modo contribuito a creare il clima che ha reso possibili gli attentati terroristici degli ultimi mesi in Francia e Belgio. Il terrorismo, insomma, accade anche perché la libertà di parola è stata in qualche modo frenata e perché il silenzio ha preso il posto del pensiero critico.

L’editoriale
L’editoriale di cui si discute è stato pubblicato nel numero di Charlie Hebdo del 30 marzo e si intitola, nella sua versione inglese, How did we end up here? (“Come siamo arrivati a questo punto?”). L’editoriale inizia con un elenco delle cause degli attacchi di Bruxelles indicate dagli “specialisti”: l’incompetenza della polizia belga, la disoccupazione giovanile, l’isolamento degli immigrati in certi quartieri di Bruxelles. «Le cause sono molteplici e ognuno sceglie quella che più gli si addice in base alle proprie convinzioni». In realtà, prosegue l’editoriale, «gli attacchi sono la punta di un grande iceberg. Sono la fase finale di un processo di intimidazione e silenzio cominciato molto tempo fa» che ci ha reso incapaci di parlare e di criticare apertamente l’Islam.

L’editoriale fa diversi esempi. Il primo riguarda Tariq Ramadan, un intellettuale, scrittore e professore che si occupa di Islam, che è musulmano e che la scorsa settimana ha parlato all’Istituto di studi politici di Parigi conosciuto come Sciences Po, una prestigiosa università francese. Charlie Hebdo dice che Tariq Ramadan «non fa nulla di sbagliato»: insegna l’Islam, scrive di Islam, «si propone come un uomo del dialogo» aperto al dibattito sulla laicità che, secondo lui, «ha bisogno di adattarsi al nuovo posto che la religione ha occupato nelle democrazie occidentali» che devono dunque accettare anche le tradizioni dalle minoranze che accolgono. Il compito di Ramadan, dice l’editoriale, è quello di dissuadere le persone a criticare l’Islam: «Gli studenti di scienze politiche che lo ascoltavano la scorsa settimana, una volta diventati giornalisti o funzionari locali, non avranno il coraggio di scrivere o dire nulla di negativo sull’Islam. La piccola incrinatura della loro laicità che è stata fatta quel giorno porterà il frutto di una futura paura a criticare per non apparire islamofobi»:


Tariq Ramadan non prenderà mai in mano un Kalashnikov per sparare a un giornalista. Non preparerà mai una bomba per attaccare un aeroporto. Altri faranno quelle cose. Non è il suo ruolo. Il suo lavoro, presentato come dibattito, è quello di dissuadere le persone dal criticare la sua religione in ogni modo.

L’editoriale suggerisce poi di prendere come esempi una donna con il velo e un panettiere musulmano: «Perché preoccuparsi di loro?». Nell’indossare il velo e nel non servire panini con il prosciutto, nessuno dei due sta facendo qualcosa di sbagliato. La donna è improbabile che nasconda una bomba sotto il suo burqa come alcune persone hanno sostenuto quando in Francia era in discussione la legge per vietarlo: perché allora chiederle di non vestirsi come vuole? Il fornaio con la barba lunga non infastidisce nessuno, è integrato e ben voluto dalla comunità: perché cambiare fornaio anche se non serve panini con il prosciutto? «Sarebbe sciocco continuare a lamentarsi o gridare allo scandalo. Ci si abitua abbastanza facilmente. Come Tariq Ramadan ci insegna, ci adattiamo».

Charlie Hebdo arriva infine a parlare degli attentatori di Bruxelles. Fino al momento di farsi esplodere all’aeroporto e alla stazione, non avevano fatto niente di male, dice l’editoriale: conoscevano poco la storia della loro religione, il colonialismo, o le tradizioni del paese dei loro antenati. Hanno chiamato un taxi per l’aeroporto di Bruxelles «e ancora, in quel preciso momento, nessuno di loro aveva fatto qualcosa di male. Non Tariq Ramadan, né le donne con il burqa, non il fornaio e neppure questi giovani». Eppure, «niente di quello che stava per accadere all’aeroporto o alla metropolitana di Bruxelles poteva davvero succedere senza il contributo di tutti». Senza cioè il clima che si è venuto a creare per cui tutti rinunciano a parlare dell’Islam e dei suoi problemi per paura di far nascere delle controversie ed essere accusati di islamofobia. Le due cose, sostiene Charlie Hebdo, sono direttamente collegate.

L’editoriale si conclude spiegando che il terrorismo è solo la parte conclusiva di un processo già iniziato, che impone di non parlare, di non contraddire e di evitare il dibattito, che recita «tenete a freno le vostre lingue, vivi o morti. Rinunciate a discutere o a contestare». Ma, si chiede Charlie Hebdo, «come diavolo siamo arrivati a questo punto? Come diavolo ho fatto a finire a dover girare per la strada tutto il giorno con un velo sulla testa? Come diavolo sono finito a dover pregare cinque volte al giorno? Come diavolo sono finito nella parte posteriore di un taxi con tre zaini pieni di esplosivo?».

Le critiche
Subito dopo la pubblicazione, l’editoriale è stato molto criticato. Per il fatto che i musulmani osservanti vengano descritti come corresponsabili del terrorismo, innanzitutto. Alcune di queste critiche sono state riportate dal Guardian: Shadi Hamid, studioso di scienze politiche, ha descritto l’editoriale come “bigotto” e “pigro”. Altri hanno spiegato che Charlie Hebdo non sta facendo satira sull’Islam, ma lo sta semplicemente demonizzando, altri ancora hanno paragonato i toni dell’editoriale a quelli usati contro gli ebrei prima della Seconda guerra mondiale. Lo scrittore Teju Cole, che già in passato aveva criticato il tono delle pubblicazioni diCharlie Hebdo, ha paragonato la retorica dell’editoriale a quella di Donald Trump e dei nazisti.

In pochi, in sostanza, ci hanno visto una vera difesa dei valori democratici. Nesrine Malik, scrittrice e commentatrice di origine sudanese che vive a Londra, sempre sul Guardian, ha scritto che per Charlie Hebdo non esiste, in pratica, un musulmano innocente. Tutto questo, scrive Malik, «non ha a che fare con la libertà di espressione. Ha a che fare con una licenza. La licenza a sospendere l’intelligenza, il giudizio obbiettivo e tutte le altre facoltà che frenano la rabbia, la confusione e il pregiudizio dall’essere lanciate contro un obbiettivo». Scott Timberg, su Salon, ha scritto che la cosa peggiore dell’editoriale di Charlie Hebdo è che usa la difesa dei valori democratici di cui la libertà di espressione fa parte per una rabbiosa argomentazione antireligiosa.
(fonte)





Attentats et caricatures

Encore une couverture de Charlie Hebdo qui va faire parler d’elle. Riss persiste et signe. A une semaine des attentats de Bruxelles, il propose un Stromae chantant son tube célèbre Papa où t’es? entouré de membres humains qui volent dans tous les sens. Un des seuls à ne pas avoir pris Tintin comme porte-parole. La semaine précédente c’était une islamiste en burqa tournant la roue de la fortune pour tirer au sort la prochaine ville qui aura la chance d’avoir son attentat! C’est au nez et à la barbe des terroristes qu’il rit. Pas à ceux des victimes ou de leurs familles. Charlie n’est que du second degré, quand il n’est pas du troisième.
Je comprends qu’on puisse ne pas apprécier cet humour noir. Je comprends que beaucoup ne soient pas d’humeur à rire en ce moment. Et encore moins de rire jaune. Je comprends que d’aucuns puissent se sentir blessés ou du moins mal à l’aise au vu des dessins.
Mais il faut aussi comprendre Charlie et Riss. Si Charlie fait dans la compassion, si la peur de choquer et de faire de l’humour l’emporte, si l’humour noir est mis sur un même pied que la haine assassine obscurantiste, alors c’est la victoire de la terreur!
Il faut comprendre que l’humour est devenu une forme de résistance. Et aujourd’hui plus que jamais!
Charlie a payé cher le prix de sa liberté de ton et d’expression. Très cher. Trop cher.
Si ce n’est pas de votre goût, ne le lisez pas. Si comme moi vous comprenez, alors défendez-le.

Charlie Hebdo sur i 24 news

La semaine dernière j’ai été invité à parler de la couverture de Riss qui parodie Stromae avec Papaoutai. Une couverture que j’ai défendue car pour moi Charlie est un indice de l’état de santé de la démocratie, cette démocratie si mal comprise et trop facilement mise à mal par un public de plus en plus large qui se lache sans gène sur les réseaux sociaux.
Voir à partir de la 20ème minute.
http://www.i24news.tv/fr/tv/revoir/journal-du-soir/x40toyn#/journal-du-soir/x40toyn
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Il testo della canzone di Stromae
Stromae, per alcuni critici il Jacques Brel del XXI secolo, ha dedicato il testo di «Papaoutai» a suo padre, una delle centinaia di migliaia di vittime del genocidio. Il singolo è stato estratto dal disco dal titolo «Racine Carrèe», pubblicato lo scorso 16 agosto 2013 da Universal. Nel brano a parlare è un bambino che chiede alla madre dov’è il padre: «Mamma dice che quando si cerca bene si finisce sempre per trovare qualcosa». La risposta è che il padre non è lontano. Non in senso geografico, però. Nella seconda parte il «non più giovane» Stromae capisce che sta diventando adulto, che sarà lui un papà, e che non c’è nessun papà per lui: Tuttavia, che ci crediamo o no ci sarà un giorno in cui ci crederemo eccome, un giorno o l’altro saremo tutti papà e da un giorno all’altro saremo tutti andati». La canzone si chiude quindi con una preghiera, un’implorazione a un padre-Dio, implorandolo di farsi vedere: «Dimmi dove sei nascosto! Devi farlo… Fallo almeno prima che conti le dita altre mille volte».
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Charlie Hebdo: Panama Papers

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Charlie Hebdo n° 1237 du 6 Avril 2016
Terrorismo fiscale


"Alla ricerca della pecora Fassina" di Staino

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Carissimi,
è uscito oggi, pubblicato dalla casa editrice Giunti, il libro che raccoglie tutte le mie strisce sulla ricerca della pecora Fassina pubblicate quotidianamente da luglio a novembre scorsi sulla rinata Unità. In aggiunti ci sono 24 tavole inedite che formano l'appendice "Vent'anni dopo". Il titolo è "Alla ricerca della pecora Fassina" ma assai più interessante per me è il sottotitolo: "Manuale per compagni incazzati, stanchi, smarriti ma sempre compagni". Se vi riconoscete in questa categoria oppure ci riconoscete un vostro parente o un vostro amico, cercate di comprarlo. Per saperne qualcosa di più cliccate su questo link dove troverete, fra l'altro, l'introduzione che mi ha scritto la dolcissima Ellekappa: http://www.unita.tv/focus/bobo-e-i-compagni-che-resistono-staino-alla-ricerca-della-pecora-fassina/


PRESENTAZIONI

- Domenica prossima 10 aprile, ore 11, auditorium di Scandicci. Con me, Raffaele Palumbo e con la partecipazione di Ellekappa.
- Martedì 12 aprile, ore 18.30, libreria Feltrinelli Duomo di Milano. Con me, Giuliano Pisapia, Daria Colombo e Claudio Bisio.
- Mercoledì 20 aprile, ore 18, Feltrinelli Galleria Alberto Sordi, Roma. Con me, Marianna Rizzini, Francesco Piccolo e Walter Veltroni

Sono in preparazione altre presentazioni tra cui il Salone del Libro di Torino. Se qualcuno di voi è interessato a organizzarne una può mettersi in contatto con Monica Malatesta: monica@agenziamalatesta.com

Un abbraccio


Sergio



Una delle prime striscie della storia de "Alla ricerca della pecora Fassina"


Introduzione di ellekappa
Prequel 
In una Italia piegata dalla crisi economica, scompaginata dalla comparsa sulla scena politica dell’ennesimo partitoazienda dell’anziano comico in disarmo Grillo, e dove la ragione viene sopraffatta da un pervasivo cyber-populismo tanto strumentale quanto culturalmente miserabile, niente si crea, molto si distrugge e tutto si confonde. Il PD non perde ma non vince. I grillini non vincono ma non perdono. Berlusconi perde ma continua a ricattare il Paese come se avesse vinto. In questa fase di stasi letale in cui solo i vaffanculo a 5stelle sembrano dettare l’agenda politica dell’Italia, Matteo Renzi cavalca l’onda dello smarrimento generale e nel giro di un tweet asfalta Bersani e gran parte della classe dirigente del PD. Mentre il Renzismo (secondo Staino, malattia infantile del Dalemismo) dilaga, e il PD in piena crisi esistenziale – come da tradizione – si divide in due e la metà che considera Renzi un usurpatore si divide in tre, Civati, Fassina e altri lasciano il partito. Si sa che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a disegnare, e così Sergio Staino, armato di sacrosanta esasperazione di fronte all’ennesimo tentativo di suicidio politico di questo partito e in una torrida estate – la più calda da quando esistono le rilevazioni meteo – prendendo a pretesto proprio la fuoriuscita di Fassina, si avventura in un trekking mozzafiato tra i protagonisti del dibattito che ha incendiato la già di suo rovente estate del 2015. Ovviamente Sergio, che non è tipo da sottrarsi alla rissa globale, riesce a ritagliare per sé il ruolo di uno dei principali piromani. Per chiarimenti citofonare Cuperlo.
Premessa
Alla ricerca della pecora Fassina ha come sottotitolo Manuale per compagni incazzati, stanchi, smarriti ma sempre compagni. E già da qui si può ragionevolmente affermare che Sergio Staino è un inguaribile ottimista.
Istruzioni per l’uso
La lettura è consigliata a un pubblico adulto di sinistra accompagnato da figli o conoscenti giovani, che possano tenerlo per mano nelle scene più crude in cui l’Autore affonda le mani nella carne viva delle contraddizioni ideologiche.
Road Map
Bobo elegge a compagno di viaggio nel girone infernale delle polemiche Marlonbrando, un piccolo Virgilio rom che in questa storia ricopre il ruolo che solitamente Staino affida alla sua famiglia, quell’ancoraggio alla concretezza che rende stridente il contrasto tra la paralizzante etica dei princìpi e la realtà. Una scelta non casuale, nel clima di becero razzismo che attualmente avvelena il Paese. Sergio, che tra tesi e antitesi risolve con lo spiazzamento, dipinge un Renzi multitasking e superficiale, il “pallonaro fiorentino” sempre incollato al suo smartphone dal quale controlla e dirige tutto e tutti, sorvolando su ogni difficoltà e dissenso con il suo ormai proverbiale «Ce ne faremo una ragione». Regala una spettacolare zuffa con un Cofferati ormai tramontato nei suoi rancori personali. Stigmatizza una minoranza dem che anziché dare sostanza alla sua identità e ai suoi progetti diventa parodia inseguendo in una escalation di fallimenti prima Tsipras, poi Podemos, infine Corbyn. Ricorre a Shakespeare per spiegare la liaison che sfuma nella psicanalisi tra D’Alema e Cuperlo. Solo per citare alcuni degli episodi e dei protagonisti di questa storia in cui vengono raccontati, con la consueta sincerità ai limiti dell’autolesionismo di Staino, tutti ma proprio tutti i personaggi che contribuiscono ad affollare quel bizzarro e rissoso saloon che è la sinistra italiana. E sullo sfondo il dramma dei migranti, la guerra e l’indescrivibile caos politico, morale e materiale di Roma. Come Staino sia riuscito a tenere tutto insieme lo scoprirete solo leggendo.
Considerazioni finali
Ho letto questa storia striscia dopo striscia e l’ho molto amata, per la bellezza in sé, per la complessità della struttura e perché dentro ci ho ritrovato tutta l’intensiellekappa tà dei sentimenti che hanno spinto Sergio a scriverla. Bisogna avere decisamente coraggio, in questa epoca di comunicazione deformata dallo stradominio dei social in cui per essere considerati “fichi” bisogna gettare palate di fango sul Partito Democratico e poi correre a controllare sulla mitica rete quanti I like si è totalizzato, per dichiarare pubblicamente il proprio amore per questo partito (s’incorre nel processo inverso del linciaggio mediatico) pur conoscendo tutti i suoi difetti. Bisogna essere ostinati per trovare ancora – nonostante tutto – l’energia per richiamare tutti alla necessità della coesione in un partito sempre incerto tra la via Emilia e il West. E ci vuole l’orgoglio e la certezza della propria storia politica per avere la capacità di saper cambiare rimanendo se stessi in una realtà che intorno a noi cambia ogni giorno alla velocità della luce e non fa prigionieri. Ecco, Sergio Staino dentro ci ha messo tutto questo e anche molto di più. Con tutta l’ironia, la passione e l’affetto per questa banda di picchiatelli di cui è capace.
Post-scriptum
Riassunto dei tre più grandi insegnamenti che si traggono alla fine della storia: l primo miglior piatto dalle origini dell’uomo sono i tortellini in brodo; il secondo miglior piatto dalle origini dell’uomo sono le tagliatelle al ragù; il peggiore dei governi di sinistra è comunque sempre migliore del miglior governo di destra.


GB: cartoonista dell'anno 2015 Morten Morland

Indignazione per l'intervista di Riina a Porta a Porta

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Gava

« Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! »
Peppino Impastato

Peppino Impastato fece una radio, dove tutti i giorni lo diceva ad alta voce:
LA MAFIA È MERDA!!!
Nessuno l’ha mai chiamato in televisione.
L’hanno ammazzato il 9 maggio 1978



Il 7 aprile 2016 il figlio di Toto Riina è ospitato a Porta a Porta a presentare il suo libro.



Porta a Porta
Cecigian



Puntatotona
Tiziano Riverso



 Far parlare congiunti di Reina non ha alcun senso se non di spazzare la residua credibilità della televisione pubblica e offendere il paese.

Vespa consiglia di usare il telecomando se qualcosa non vi piace.
La stessa cosa che faceva Brusca.
[cit.]
Certo...cosa che faccio regolarmente...peccato che sia costretta pagare il canone per mantenere una montagna di immondizia.


Mario Airaghi




Sulla questione è intervenuto anche Pietro Grasso. Il presidente del Senato commenta su Twitter: «Non mi interessa se le mani di #Riina accarezzavano i figli, sono le stesse macchiate di sangue innocente. Non guarderò @RaiPortaaPorta». «In 20 anni di Porta a Porta Vespa non si è mai occupato del delitto di Piersanti Mattarella e non ha mai invitato in studio il fratello, oggi presidente della Repubblica. Adesso invita il figlio del carnefice. È questo il nuovo servizio pubblico?», si chiede il deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi. Interviene anche Ernesto Magorno, deputato Pd e componente dell’Antimafia: «La Rai ascolti l’appello della presidente Bindi e ci ripensi. La presidente e il direttore generale della Rai intervengano. C’è il rischio che proprio dalla prima rete del servizio pubblico il figlio del boss mandi messaggi e segnali di natura inquietante e inaccettabile. Siamo sicuri che sia questo il tipo di giornalismo di cui ha bisogno il servizio pubblico?».



Salvatore Borsellino batte Salvo Riina con un post su Facebook: 7 milioni di utenti contro 1 milione di telespettatori
Tiziano Riverso






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Mafia: bufera per l'intervista di Vespa a Riina jr a Porta a Porta. Vertici Rai: "Nessun negazionismo"
Dg azienda sentito insieme alla presidente Monica Maggioni in Antimafia
07 aprile ANSA

Presa di posizione del dg e della presidente della Rai Antonio Campo Dall'Orto e Monica Maggioni dopo le polemiche per l'intervista di Bruno Vespa. "Da noi nessun negazionismo", ha detto la Maggioni che ha però evidenziato che Riina jr ha dato in sostanza un'intervista da mafioso. Intanto il direttore ha fatto sapere che dal primo settembre ci sarà una supervisione giornalistica.

"Questa è una fase di transizione - ha detto Campo Dall'Orto - prima abbiamo deciso di occuparci della informazione giornalistica in senso stretto, cioè delle testate, e poi dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano. Da quel momento si dovrà decidere insieme". Lo dice il dg Rai Antonio Campo Dall'Orto in Commissione Antimafia rispondendo a domande sull' intervista di Riina jr ieri sera a Porta a Porta. Un punto sul quale arriva la secca replica del sindacato: "La chiusura della vicenda "Porta a Porta" non può consistere nell'invenzione della figura di un supervisore a priori dei contenuti giornalistici, in chiara violazione della legge e del contratto collettivo di lavoro". Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani.

"Nella storia della Rai - ha puntualizzato la Maggioni - non c'e' nessun negazionismo, da giornalista capisco l'attrazione per questa storia ma c'e' il contenuto e ci sono anche le responsabilità. Nel Paese la ferita della mafia non e' una ferita del passato, ma di oggi. E per questo serve attenzione al contesto. Intervenire a priori rimanda all'idea di censura ed e' difficile accettare l'idea di censura, nei confronti di un collega con una lunga storia professionale. Su certi temi vale la pena dilatare il confronto sul come si dicono le cose che resta fondamentale". "Nel risentire il racconto di Riina jr - ha detto ancora la Maggioni - molte cose sono insopportabili. Non rinnegare la storia del padre, ad esempio. In sostanza Riina dà una intervista da mafioso. La Rai non è però appiattibile su un'intervista, perché racconta giorno per giorno le storie delle vittime della mafia".

"Non sono stati fatti pagamenti. Le domande sono state fatte in libertà e la liberatoria è arrivata alla fine", ha detto Campo Dall'Orto in Commissione Antimafia, rispondendo ai parlamentari che gli chiedevano se Riina jr avesse ricevuto un compenso e quali erano state le modalità della liberatoria. "Abbiamo chiesto spiegazioni - replica la presidente dell'Antimafia Rosy Bindi - perché se il presidente del Senato deve dare prima la liberatoria e Riina la dà dopo qualche spiegazione ci deve essere data. Io firmo sempre prima quando vado in tv, mai dopo. Le liberatorie si danno sempre prima perché altrimenti si lascia il pallino in mano a chi la deve firmare dopo".

"Come editore principale del paese - ha detto anche il dg Rai -, supportiamo la lotta alla mafia con grande passione. L'azienda non ha nessun dubbio sul significato del servizio pubblico. Per questo abbiamo consegnato alla Commissione una cartella con tutto il lavoro fatto a sostegno della lotta alla mafia negli ultimi otto mesi".

La Commissione parlamentare Antimafia - dunque - ha convocato i vertici Rai, ovvero la presidente della Rai Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto, per una audizione urgente sulla vicenda dell'intervista al figlio di Riina nella trasmissione Porta a Porta su Raiuno.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, intervenendo alla Luiss, ha detto: "Io penso che il servizio pubblico non debba avere limiti all'informazione, ma deve imporre un diverso grado di responsabilità e di serietà. Non si può banalizzare la mafia, non si ci si deve prestare a operazioni commerciali e culturali di questo tipo, e una puntata riparatoria non giustifica, anzi sembra mettere sullo stesso piano il punto di vista della mafia e quello dello Stato".

Paolo Lombardi in mostra ad Arezzo

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E' iniziata oggi domenica 10 aprile, 
alla Feltrinelli di Arezzo, 
 la mostra di  Paolo Lombardi. 
Paolo esporrà 
molte delle sue opere satiriche e di impegno sociale. 
La mostra  con vignette di Satira Internazionale,
 sarà visitabile dal 9 Aprile e per tutto il mese.




Firmo le mie vignette LP, sono Paolo Lombardi, esordisco come vignettista nel 2008 con una vignetta su Stern magazine in Germania, in seguito vengo pubblicato su Don Quichotte Satire magazine, giornale Turco-Tedesco, in Italia ho collaborato con la rivista MAMMA che nel 2009 vince il Premio Satira a Forte Dei Marmi.
In Italia ho collaborato per un breve periodo con il Vernacoliere, poi sporadiche apparizioni su L’Unità, Liberazione, La Repubblica , L’Espresso, e vari giornali locali, ho partecipato a varie mostre e concorsi , la più importante al Museo della Satira a Forte Dei Marmi.
Ma è soprattutto all’estero che riesco ad avere più visibilità e successo, collaboro con l’agenzia Olandese Cartoon Movement che mi ha pubblicato sul settimanale 360 Week Magazine, poi pubblicazioni in vari blog , Iran Cartoon, Brazil Cartoon, Syria Cartoon, molte sono le mostre a cui ho partecipato in Brasile nella città di San Paolo e Rio De Janeiro,  Museo Humor di Buenos Aires,  alla Galleria d’arte Nazionale di Istanbul.
A Maggio 2016 sarò in mostra alla corte Internazionale di Giustizia dell'Aia Olanda
A Giugno sarò in esposizione a New York presso la sede ONU.

















“Paolo è artista tignoso, satirico, 
inquieto. Operaio disegnante 
che non si arrende alle ingiustizie
 dal suo pianerottolo al mondo.

 Ho conosciuto Paolo, 
e quel bianco e nero secco 
sulle ingiustizie me lo ha sempre
 fatto apprezzare. 
Poi è cresciuto artisticamente 
senza mai lasciare il suo stile e la sua
 sensibilità che ha regalato a chi la sa apprezzare. 
E sono molti, moltissimi quelli fuori dall’Italia, 
quelli a cui regala, quasi quotidianamente, 
il suo pensiero disegnato. 
Grazie Paolino, e attendo
 il prossimo fendente preciso di nero.”
Mauro Biani

Emiliano Liuzzi

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un piccolo omaggio a un grande giornalista
Marilena Nardi

Emiliano Liuzzi
E' morto improvvisamente nella notte. Aveva 46 anni e lascia due figli. Prima di approdare al Fatto, ha lavorato al Tirreno e al Corriere di Livorno.

Ciao Emiliano, il ricordo di Natangelo
e dei colleghi: http://ilfat.to/1oBG5r5

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Emiliano Liuzzi, da Lucio Dalla a Grillo fino al Moby Prince: gli articoli per il Fatto

La morte di Lucio Dalla, la sua Bologna e la sua Livorno, Enzo Jannacci e Milano. Poi Alexander Langer e quella volta all’autogrill Cantagallo quando non servirono il caffè ad Almirante. Ecco una selezione degli articoli di Emiliano Liuzzi per il Fatto Quotidiano.

Casaleggio

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Il Movimento perde la sua stella più fulgida: da oggi M4S
r.i.p
salmastro
La notizia della morte del cofondatore del M5S corre sul web

‪#‎CiaoGianroberto‬








In attesa delle vignette di cordoglio vi ripropongo un post del 2012

Rapporti Casaleggio Grillo

Casaleggio: le ricette
("“Tutto iniziò nel 2004″, quando il comico lesse uno dei suoi libri, “Il Web è morto, viva il Web”. Da lì la svolta: “Rintracciò il mio cellulare e mi chiamò. Lo incontrai alla fine di un suo spettacolo a Livorno e condividemmo gran parte delle idee”.")



Casaleggio Grill
PORTOS / Franco Portinari


fonte


Traduzione: "Facciamoci una bella partita a ..."


Vincino per Vanity Fair


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La vignetta di Vauro su Casaleggio

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La vignetta di Vauro sulla notizia della morte di Gianroberto Casaleggio ha scatenato feroci polemiche sui social. Pubblicata su Twitter  a poche ore dalla morte dell'inventore dei 5 stelle, ritrae Beppe Grillo in versione burattino che cade dai fili e si affloscia. Come a dire: morto il burattinaio, fa la stessa fine il burattino. C'è chi si definisce disgustato, chi inveisce contro il comico toscano e chi invece difende satira e vignetta e spiega cos'è la satira.


Vauro
È morto Casaleggio
http://bit.ly/mortoCasaleggio



Le opinioni


Vincino Gallo 



bella e delicata


Andrea Mollica

La vignetta di Vauro su Casaleggio è capace di far pensare, senza ipocrisia
MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2016
Andrea MollicaSi può fare satira sulla morte di una persona, quando rappresenta un grande evento politico, ovvero il campo di azione della stessa satira? Vauro l’ha fatto, suscitando molte polemiche sui social media per questa vignetta.
La morte di Casaleggio rappresentata da Vauro stimola a una riflessione profonda sul significato politico di Gianroberto Casaleggio. L’uomo che “manovrava” Beppe Grillo, il fenomeno politico più importante degli ultimi 6 anni di storia italiana ( Renzi, che forse lo sarà di più, non è neanche pensabile senza l’affermazione del M5S). Vauro ironizza su questo aspetto, e traccia una sua personale valutazione sugli effetti della scomparsa del cofondatore. La vignetta, che ha tratti raffinati, è capace di far pensare, e come caratteristica dell’autore non ha alcun velo di ipocrisia. Tanto da apparire a molti come una mancanza di rispetto; un sentimento comprensibile vista l’emozione suscitata dalla morte di Gianroberto Casaleggio, ma che in realtà non lo è, almeno a mio modesto parere. La scomparsa dell’imprenditore che ha dato vita assieme a Beppe Grillo al M5S ha generato una fortissima reazione, e un carico di cordoglio e commozione anche inaspettato. Casaleggio è stato una figura politica controversa, come molti leader, e le tante critiche ricevute in vita si sono spente per la sorpresa di una morte arrivata improvvisa, che ha posto fine a un lungo dolore privato tenuto nascosto. La contraddizione tra il personaggio pubblico Casaleggio e l’uomo, così riservato, ha probabilmente generato l’empatia collettiva osservata per il suo decesso. Per chi fa satira, come anche per  chi fa informazione, è però giusto non fermarsi al solo dolore e cordoglio per la morte di una persona così rilevante per il nostro Paese.






Elchicotriste




La satira di Vauro da mo'
Elchicotriste




E’ morto Casaleggio e prima di lui il buon senso...
MILKO DALLA BATTISTA· MERCOLEDÌ 13 APRILE 2016
...«Non sono qui per difendere Cesare», figuriamoci Vauro.
E’ decisamente in grado di difendersi da solo se ritiene opportuno doverlo fare. Questa nota è un appunto scaturito dalle mie osservazioni circa le reazioni della rete alla pubblicazione della vignetta del Senesi sulla morte di Gianroberto Casaleggio. Intanto, come si poteva immaginare, è successo il finimondo, con insulti e sdegno da parte di “grillini” ed alcuni, esultanza ed entusiasmo da parte di altri. E qui iniziano le condiderazioni:

1 - Il soggetto della vignetta non è Casaleggio ma Grillo.

Questo disegno rappresenta Grillo come “burattino” senza “burattinaio”. Metafora che dice semplicemente come “l’ideologo” del Movimento sia venuto a mancare a colui che rappresenta “la faccia” del Movimento stesso. Cioè, a colui che “comunica” viene meno “il contenuto” della comunicazione, tutto qui. Non vi è traccia di insulti o mancanza di rispetto nei confronti del morto. Si osserva come “ad un meccanismo sia venuto meno uno dei due ingranaggi”. Che il Movimento Cinque Stelle non fosse costituito dai soli due soggetti qui citati è banalmente ovvio, che però sia stato in tal modo percepito o anche semplicemente schematizzato nell’immaginario collettivo, altrettanto: Casaleggio “l’ideologo”, Grillo il “comunicatore”. Non mi pare complicato comprenderlo.
Quindi, per citare il motto di Edika, mi domando: «...perché tanto odio?». Risposta: «perché la rabbia è data dall’incapacità di “leggere” la vignetta».
Una vignetta non si spiega, la si osserva. Non necessariamente la si capisce né ne si deve obbligatoriamente condividere il messaggio o l’obiettivo. Spiegare una vignetta non serve a nulla: a chi non l’ha capita non si restituisce il “tempo giusto” per gustarla, a chi l’ha capita è inutile aggiungere qualcosa. Anche l’interpretazione è soggettiva.

2 - Le proteste

Qualcuna delle risposte alla vignetta di Vauro, giusto per dare un'idea:

«Mai voterò 5 stelle...Ma in questo caso siamo caduti davvero in basso. Inaccettabile…».
«Sicuramente era già preparata e aspettava l'evento per pubblicarla! Una vergogna».
«Una delle cose con piu' cattivo gusto che abbia mai visto».
«Pessimo gusto. Ma è "de sinistra", quindi va bene».
«Un gesto veramente schifoso».
«Secondo me è ingiusta, Grillo non è un burattino…».
«A Vauro va ritirata la carta d'identità italiana ed esiliato in un qualche paese Komunista, penso sarebbe felice, e noi anche !!».
«sinistra, o destra ,se la poteva risparmiare ! pessimo gusto!».
«Anche gli sciacalli esprimono la loro libertà......di essere sciacalli appunto».
«Io la trovo di pessimo gusto ...di fronte alla morte ci vuole rispetto..».
«Questa non è una vignetta. E' evidentemente un "auspicio" dell'autore. E' il ballare su una tomba. Libero di farlo, certo. Tutti siamo liberi, volendo, di compiere anche atti ignobili. Come questo».
«VAURO anche io sono un vignettista...ma sulla morte di qualcuno amico o nemico non si specula. Rip», «enza essere "grillina" , giudico fuori luogo questa vignetta. Santo cielo è morto e anche dopo lunga malattia. Che bisogno c'è di ironizzare anche sulla morte».
«Odio grillo e il M5S ed amo la satira, ed amo anche le sue vignette, Vauro, le trovo spesso geniali. Però questa vignetta è decisamente fuori luogo, non si scherza con la morte in questo modo, è oltremodo irrispettosa, non solo verso il M5S, ma verso tutti, indipendentemente dalle proprie ideologie politiche».
«Non cadiamo nell'odio di questi personaggi come Vauro. Non aspettano altro e lo fanno apposta. Vauro non esiste, è il frutto di un sistema malato. Compatite la povertà d'animo e voliamo alto».
«Questa non è satira, questo è essere un uomo di merda, sei uno schiavo lecca culo della politica che ha rovinato questo paese, vauro portavoce di stronzate VERGOGNATI».

…ecc. Mi fermo qui perché questi commenti sono sufficienti a rendere l'idea di quanto accaduto. Sono solo alcuni delle centinaia pubblicate in calce alla vignetta di Vauro. Sic est!

3 - Le considerazioni

Prima considerazione: non hai capito.
Come già osservato, la vignetta non si rivolge a Casaleggio. Tuttavia, la maggior parte di quanti si sono sentiti "offesi" giustificano il proprio sdegno in riferimento ad un'offesa nei confronti di costui che in realtà non c'è e nemmeno è sottintesa.
Che significa? Significa che "l'analfabetismo di ritorno"è ormai affiancato da un altro fenomeno, definito "analfabetismo funzionale". Il primo è quello nato con l'avvento delle tecnologie utilizzabili attraverso una tastiera: si scrivono velocemente messaggi SMS ma si è quasi del tutto incapaci di farlo con carta e penna. Si stravolgono grammatica e ortografia e si utilizzano anche impropriamente neologismi perlopiù anglofoni di cui realmente non si conosce il vero significato, magari ignorando che nella lingua italiana c'è il termine corretto per esprimere lo stesso concetto.
Il secondo fenomeno è invece conseguenza dell'uso costante dei "social network" (ecco l'anglofono e ne seguiranno purtroppo altri): si è in grado di leggere, ma non si comprende quanto si legge. Ne risultano affetti tre italiani su dieci considerando statisticamente anche coloro che non utilizzano PC, smartphone, tablet e altre diavolerie, ad esempio, gli anziani e quanti non se le possono permettere (e non sono pochi, checché ne pensiamo). Dunque, nella realtà sono molti più che tre su dieci.
Se si è in grado di "leggere" ma non di "comprendere", altrettanto si è in grado di "guardare" ma non di "vedere". Figuriamoci "comprendere" ciò che ci si limita a "guardare".
Quanti abbiano sollevato l'obiezione di cui parliamo, dimostrano di aver "guardato" ma non "osservato" e tantomeno "capito". Sono "analfabeti funzionali" a tutti gli effetti.
Se prendo in considerazione il fatto che buona parte di costoro sono sostenitori di un movimento che costruisce il proprio successo, e soprattutto il consenso, traendolo da un bacino d'utenza che è quasi del tutto composto da individui che "comunicano" esclusivamente attraverso il web, la conclusione è drammatica: se non sai leggere, non sai osservare, non riesci a comprendere ciò che vedi e leggi, sosterrai qualcuno che probabilmente non sai nemmeno chi sia, cosa dica o cosa voglia. Sicuro che siano le stesse cose che vuoi tu? Improbabile.
Ma, come un tale ha fatto educatamente notare nella fila di battibecchi, esiste comunque un'altra possibilità: «Non è obbligatorio commentare, soprattutto se si è superficiali».

Seconda considerazione: cos’è la satira.
Addirittura ho letto tra le tante:«E' ora di finirla con questa satira. Non si può permettere a chiunque di dire tutto ciò che vuole». Parole pronunciate da un sedicente sostenitore del M5S. Imbarazzante. Una frase del genere ha un paio di definizioni possibili: "fascista" e "stupida". Costui sostiene un movimento che nasce formalmente per "ridare voce ai cittadini" (nella realtà al massimo tramite un pulsante "mi piace") e spara una castroneria del genere.
Indubbiamente siamo oltre "l'analfabetismo funzionale". Siamo alla totale mancanza di neuroni atti a svolgere funzioni anche solo leggermente più complesse di quelle proprie del "cibarsi", "bere", "defecare", "orinare", “fare il saluto romano” e "dormire", non necessariamente in quest'ordine.
Ma, «questa non è satira» è affermazione altrettanto indicativa dell'ignoranza diffusa. Qui basterebbe un qualunque vocabolario se non fosse che ormai ci si trova robaccia come "petaloso". Comunque, una buona enciclopedia si può consultare presso qualsiasi biblioteca pubblica e gratuitamente. Cosa sia una "biblioteca" lo svelerò in un'altra puntata.
Nel frattempo, basta fare "un copia e incolla" da un altro luogo virtuale complice anch'esso del divagante analfabetismo, ovvero, Wikipedia, che due volte su tre spara cazzate, ma almeno una dice le cose come stanno: «La satira (dal latino "satura lanx": il vassoio riempito di offerte agli dei) è un genere della letteratura, delle arti e, più in generale, di comunicazione, caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento». Dovrei spiegare a chi sa leggere ma non capire, cosa significhi tutto ciò che sta scritto oltre la prima riga poiché, in genere, "l'analfabeta funzionale" cade più o meno a questo punto.
Ma non ne ho proprio voglia e quindi consiglio di leggere col "ditino a mo' di guida" un termine alla volta, riflettere dieci volte, fare un respiro profondo e passare a termine successivo. Ripetere almeno cento volte e poi assumere aspirina causa probabile forte mal di testa.

Terza considerazione: si fa confusione.
Per inciso: nessuno ha mai scritto o detto (per molti vale il termine "postato", sic!) che la "satira" debba essere "divertente" o che debba "far ridere". La "satira" non è "l'umorismo" e tantomeno la "comicità". Lo scrivo, perché qualcuno ha usato ad esempio«chi inciampa e cade fa ridere».
Però: chi inciampa e cade farà anche ridere, ma starà facendo della "satira" solo se il suo gesto, sebbene comico, punterà il dito contro qualcuno (ad esempio Charlie Chaplin ne "il grande dittatore"). Altrimenti sarà un “comico” che farà della banale "comicità". Ti farà anche ridere, ma non ti spingerà a riflettere su nulla, a parte che è meglio fare attenzione a dove si mettono i piedi quando ci si muove. Del resto, il termine "comico" oggi lo si applica a tutto, indistintamente e impropriamente: Crozza non è un "comico" perché fa "satira" facendo "ridere", è invece fondamentalmente un "satirico" che utilizza "anche" la comicità. Lo stesso Grillo è, o meglio è stato, di tale specie. Invece, una certa parte dei "satirici" si esprime senza l'utilizzo della comicità: compito primario della satira è "far riflettere", non "ridere". Se poi riesci a fare entrambe le cose, molto bene; tuttavia non sarà una caratteristica qualitativa ma una scelta stilistica, una predisposizione o una semplice casualità.
E che un autore disegni spesso o quasi solo vignette satiriche divertenti, non esclude che qualcuna possa nascere da un'impostazione comunicativa differente; questa sarà solo una decisione dell'autore. Non ti piace la vignetta? Non è un suo problema. Aristofane sapeva essere divertente. Orazio a volte sì ed altre meno. Buona parte della satira tra settecento e novecento era spesso tutto meno che "divertente" e se osservate gli autori dell'est europeo la situazione è simile ancora oggi. Ora, quando si tratta un argomento, occorrerebbe perlomeno sapere di cosa si parla. Non pretendo che chiunque possieda una fornita libreria sull'argomento e nemmeno che visiti le numerose mostre che periodicamente si organizzano in Italia e all'estero, ma almeno che si morda la lingua prima di utilizzarla e, nel caso, che si accerti che sia collegata al cervello prima di darle fiato.

Quarta considerazione: l’ipocrisia.
«Non si scherza coi morti». E chi l'ha detto? Non ho mai visto un morto lamentarsi perché qualcuno abbia scherzato su di lui. In realtà, "Morto"è solo uno "stato" definito da un termine che identifica "colui che non è più vivo". Faccio anche osservare che nessun "morto" diventa "santo" se in vita è stato uno “stronzo”, nemmeno se abbiamo provato affetto nei suoi confronti. A meno che non sia una presunzione di origine religiosa. Ed eccolo qui, il condizionamento mentale, classico di un paese che si definisce "laico" ma costituito da una massa di ipocriti che si fanno il segno della croce quando passa la bara e contemporaneamente criticano il contenuto della stessa perché faceva questo o quello.
Sapete che c'è? Che anche ai politici, ai potenti, ai personaggi pubblici capita di morire. Anche se spesso ritengono di essere troppo "qualcosa" e si sentono al sicuro persino dal gelido tocco del tristo mietitore. Beh, la verità è che se c'è qualcuno che se ne "strafotte" delle critiche alla propria ironia è proprio la morte. Ed è anche di un sarcasmo a volte insuperabile. Devo dire che ho anche letto la risposta di qualcuno che se ne rende conto: «non c'è nulla di più dissacrante della satira sulla morte». Già, perché da Cesare ad Andreotti, da Luigi XVI a Grillo e da Stalin a Renzi, nessuno ha mai avuto e mai avrà più potere della morte. E se non vi piace la satira sulla morte, sappiate che nemmeno voi "grillini" riuscirete ad abbattere il suo potere, per quanto sia veloce la vostra ADSL. L'unica cosa intelligente che potete fare è "satira". Che non servirà a eludere la morte, ma almeno vi renderà meno triste la vita e alla morte vi farà pensare più di quanto non si faccia ritenendola lontana e giustificando così le proprie ipocrisie quotidiane. «Giocare con la morte è una delle cose più dissacranti che ci possa essere. Dissacrante non è irrispettoso anzi. Se qualcuno non lo capisce probabilmente è già cerebralmente morto». Questa è una bella risposta tra quante lette.

Quinta considerazione: la morale.
«Che gusto ha il cattivo gusto?»è l'intervento che mi è piaciuto di più. Già, questioni morali a parte, di cui abbiamo già detto, che gusto ha? Tu lo sai, che t'incazzi? Se mangio il formaggio con la nutella sono osceno? Può essere, ma mica ti obbligo a fare lo stesso. Girati dall'altra parte e non rompere i coglioni. Oppure, perché in democrazia è giustamente lecito, dimmi che non ti piace. Ma attenzione che poi m'incazzo io se pretendi di farmi mangiare solo quello che vuoi tu. Se ti metti i leggings leopardati, dovresti ricordarti che i leopardi sono magri. Tuttavia né io né gente corretta ti dirà mai che non li puoi indossare. Questa è "libertà".
Invece pare che per i più di coloro che hanno risposto, e molti si definiscono "cinquestelle", "libertà" sia solo quella che piace a loro. E poi, "loro" chi? Che hanno più sfumature di grigio di qualunque film di pessima qualità? Fate un sondaggio tra voi: «cos'è la libertà?», poi ridiamo.
Insomma, cari figlioli, "libertà"è anche "libertà d'espressione". Va spesso a braccetto con un'altra parolina che è "democrazia". "Democrazia" significa che tutti partecipano, ciascuno decide e la maggioranza ottiene. Non che la maggioranza elimina la minoranza, quello che pensa o rappresenta e tantomeno che le sia impedito di esprimere le proprie opinioni liberamente e pubblicamente. Quello che voi chiamate "democrazia", tra l'altro non lo è affatto. Non è affatto democratico che voi agiate esclusivamente tramite un imbuto tecnologico che esclude quanti non siano attrezzati materialmente o culturalmente per passarvi attraverso. Non è una mia opinione, è un dato di fatto.
Dunque, voi non siete "tutti" come non lo è nessun altro. Voi non rappresentate "tutti" esattamente come non accade ad altri. Voi siete solo "una parte" e non necessariamente la migliore. Sarebbe meglio prendere atto che non tutti i gusti sono alla menta e che non esiste risposta alla domanda «…che gusto ha il cattivo gusto?». Fatevene una ragione.

Sesta considerazione: la tempistica.
«Poteva aspettare un giorno», «...che pescecane, era ancora caldo», ecc.  Una vignetta è un articolo giornalistico a tutti gli effetti. Una notizia del giorno prima non è più “la notizia”. Casaleggio muore esattamente come tutti noi e non può farlo a puntate (come Berlusconi, ad esempio). Pubblicare la vignetta il giorno successivo al fatto, o peggio anche oltre, non ha alcun senso. La vignetta è “un articolo giornalistico” e “il pezzo si fa sulla notizia”. Qualunque polemica inerente alla “velocità” con cui è uscita è semplicemente un complimento all’autore che ha preso al volo la notizia e ci ha costruito sopra una vignetta. Ha fatto solo ed esclusivamente il proprio lavoro di vignettista professionista e se è stato puntuale, lo ha fatto bene. Se al M5S non sta bene che la vignetta sia uscita in un momento politico particolare non se la prenda con Vauro, se la prenda con Casaleggio. Evidentemente, per il bene del movimento, poteva decidere di andarsene in un periodo differente ma se non l’ha fatto, “l’ideologo” avrà avuto i suoi buoni motivi ed io non mi permetto di metterli in discussione. Nemmeno Vauro, immagino...

Settima considerazione: le minacce e gli insulti.
«Se ti incontro ti spacco la faccia». Le "minacce", queste sono davvero "comiche". Intanto, attenzione che essere un "satirico" non esclude la proprietà di possedere requisiti insospettabili. Non essere così sicuro di uscire sano da uno scontro fisico con un "vignettista". Io, ad esempio, sono "grosso" e "divento cattivo" se mi fai incazzare.
Lazzi a parte, chi minacci? L'autore? E quindi ancora non hai capito nulla della satira, tu che ti sei messo sulla bacheca il cartellino «Je suis Charlie». Più colpisci la satira e più la satira cresce. Più attacchi un autore e più ne aumenti la visibilità. Magari lui avrà anche il naso rotto, ma dallo scontro ad uscirne sconfitto sarai sempre e solo tu che "minacci" o ancor peggio, agisci di conseguenza.
Gli insulti non li considero nemmeno. Non smuovono una virgola, ti qualificano per ciò che sei e per il resto, vale quanto sopra.
Pensaci, ma... vabbè, che te lo dico a fare…






Marco Careddu




Questa non è satira
Marco Careddu

Un comico tedesco a processo per richiesta del presidente turco Erdogan.

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Welcome to Turkey    Tjeerd Royaards
Do not anger His Majesty the Do-Not-Insultan.
15 Apr 2016

La querelle nasce il 31 marzo quando, durante la trasmissione “Neo Magazin Royale” sull’emittente televisiva tedesca Zdf, Boehmermann aveva recitato un poema su Erdogan che conteneva accuse politiche e allusioni sessuali: in particolare, il comico accusava il presidente turco di “prendere a calci i curdi e picchiare i cristiani mentre si dedica alla pedopornografia” e al sesso con gli animali, e di essere un “idiota di professione”. Erdogan l’aveva così querelato per diffamazione, definendo la trasmissione “inaccettabile” e chiedendo una punizione per l’attore colpevole, a detta delle autorità turche, di aver insultato non solo un capo di Stato “ma anche 78 milioni di turchi”.




The Devil Jan Boehmermann    Paolo Lombardi
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15 Apr 2016



http://www.glistatigenerali.com/geopolitica_media/turchia-comico-tedesco-bohmermann-erdogan/


BERLINO - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dato l'ok alla richiesta del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che chiedeva l'apertura di unprocesso nei confronti del comico Jan Boehmermann, autore di una poesia satirica nei suoi confronti. Secondo il codice penale tedesco, il governo di Berlino era tenuto a pronunciarsi sull'autorizzazione ai procuratori.

Merkel ha citato "opinioni divergenti tra i partner della coalizione" e sottolineato che "questa non è una decisione nel merito del caso". Hanno preso parte alla decisione, oltre alla cancelliera, il vice-cancelliere Sigmar Gabriel e i ministri di Esteri, Interno e Giustizia. La Merkel ha anche aggiunto che Berlino si prepara a eliminare dal codice penale l'articolo 103 che punisce gli insulti contro un rappresentante di uno stato straniero, reato passibile di una pena di 3 anni di reclusione.

Gli esperti del ministero degli Esteri, della Giustizia e della leadership del governo hanno analizzato per cinque giorni la richiesta di Ankara prima di prendere una decisione in merito. In ballo c'erano infatti da una parte la relazione con la Turchia, dall'altra il rispetto delle libertà di espressione. Il caso non ha precedenti in Germania ed ha suscitato polemiche nel Paese.

La Turchia ha sostenuto che la poesia di Boehmermann non era diretta solo contro Erdogan ma anche contro tutto il popolo turco ed ha chiesto formalmente alla Germania di avviare un'azione penale contro il comico. E lo stesso Erdogan ha presentato lunedì una denuncia personale davanti alla procura. I due procedimenti sono indipendenti.

Tutto è iniziato con l'irritazione di Ankara per un programma di satira politica, 'extra 3', trasmesso dall'emittente pubblica NDR, che aveva trasmesso un rap in cui si criticava la gestione di Erdogan. Come reazione alle critiche turche, Böhmermann ha letto un poema intitolato "Critica diffamatoria" il 31 marzo nel suo show televisivo di satira 'Neo Magazin Royale' trasmesso dall'emittente pubblica ZDF.


il video





Böhmermann by Merkel    Marian Kamensky
Böhmermann by Merkel

15 Apr 2016




TRENTA DENARI TEDESCHI
La politica è piena 
di personaggi miserabili e traditori.
Neanche gli stati più civili ne sono immuni 
e la vergognosa vicenda di questi giorni, 
che vede protagonisti la Merkel 
ed il comico Boehmermann, ne è la prova.
La Germania vende la pelle e la libertà di opinione 
di un suo cittadino 
agli sporchi traffici con il dittatore Erdogan, 
assassino di Curdi e complice dell'ISIS.


Leggi qui la notizia

Roberto Mangosi




Erdo-man    Bart van Leeuwen
Erdowie, Erdowo, Erdo-man!

15 Apr 2016
humor
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS - 4/13/2016




Martin Rowson on the row between Merkel and Erdoğan – cartoon




L.H.O.O.Q.
Cara signora Merkel sono lieto di informarLa che qui in Europa la gente può permettersi di fare un paio di baffi alla Gioconda senza timore di essere accusati di diffamazione.
Per gentile concessione di Mr. Duchamp)
(votabile su CARTOONMOVEMENT)

Gianfranco Uber




The Jester's Hood    Enrico Bertuccioli
Merkel lets comedian face prosecution for Erdoğan poem. German chancellor under fire for agreeing to Turkish president’s request for prosecution of Jan Böhmermann. Hard times for satire...

16 Apr 2016






LINK:
Germany Turkey: Merkel allows inquiry into comic's Erdogan insult(BBC)

Vota si al referendum!

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E tu, ascolti Renzi o il mare?

Più chiaro di così...
#trivelle #referendum #si #votasi #renzi #quorum #mare #piattaforme #petrolio #voto
Marco Gava Gavagnin


CeciGian



Vota si
Mario Airaghi



14 aprile 2016 - "Trivelle": appello di 50 scienziati per "sì" a referendum.
© Milko Dalla Battista


Fontana

Vai a votare, non ascoltare il CAZZARO NERO
Cappello Valeriano


#referendum
Cappello Valeriano



Tiziano Riverso

-

 “Una cosa è certa – dice Crozza – qualunque cosa io abbia deciso comunque vado a votare per tre motivi.
Primo: è un mio diritto. 

Secondo: è un mio dovere. 

Terzo: Renzi ha detto di non farlo“. 

“Ma perché questo referendum fa così paura?”, si chiede il comico genovese che aggiunge: “Perché ci si è messo anche Napolitano, il nostro Presidente emerito. Come se Ratzinger, il Papa emerito, invitasse a non andare a messa”
Crozza
-




Domenica 17 aprile, non fatevi prendere dal disfattismo o dalla pigrizia... diamo un segno FORTE e CHIARO al Governo Renzi, che sta boicottando questo referendum!!
ANDATE A VOTARE!
Pietro Vanessi PV

Negli esercizi di democrazia, anche una risposta sbagliata è sempre meglio di un non classificato

( http://www.alessioatrei.it/2016/04/11/referendum-trivelle/)
Alessio Atrei




Lupini


Stop trivelle
Romaniello



Beppe Mora



giovedì 31 marzo 2016
A TRIVELLA
Mi scuso per la parafrasi con la bellissima poesia "A livella" dell'indimenticabile Principe Antonio De Curtis ma magari con l'occasione qualcuno se la va a risentire qui https://youtu.be/kh-DtTmQb5E
Gianfranco Uber

PREMIO SATIRA POLITICA DI FORTE DEI MARMI A JAN BOEHMERMANN

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BERND ERTL/GERMANY







LA GIURIA DEL PREMIO SATIRA POLITICA DI FORTE DEI MARMI HA DECISO DI PREMIARE IL COMICO TEDESCO JAN BOEHMERMANN PER LA SUA SATIRA SU ERDOGAN

Dopo che una canzone in rete “Erdowie, Erdowo, Erdogan” aveva già scatenato le ire di Ankara e una convocazione dell’ambasciatore tedesco, il 31 marzo il comico tedesco Jan Boehmermann dedicava la sua popolare trasmissione "Neo Magazin Royale" sulla rete ZDF al presidente turco Erdogan.
Boehmermann in quell’occasione decideva di spiegare al pubblico come l’offesa al capo di Stato straniero in Germania fosse ancora reato e recitava un poema satirico e volutamente scurrile contro Erdogan. Era una provocazione duplice, anche contro una legge assurda.
Erdogan ha querelato Boehmermann per conto proprio, dopo aver fatto recapitare una denuncia da parte del suo Governo per chiedere un’azione penale della Germania contro il comico.
Il Governo tedesco ha deciso di concedere l'autorizzazione al procedimento penale contro il comico della Zdf Jan Boehmermann per la poesia satirica sul presidente turco Erdogan.
Boehmermann ha quindi sospeso il suo programma tv motivandolo come segue: «Ho deciso di concedermi una piccola pausa televisiva affinché il pubblico e Internet possano concentrarsi su questioni davvero importanti, come la crisi primaverile, i video sui gatti o la vita amorosa di Sophia Thomalla (modella popolarissima in Germania ndr). Ci sono cose più rilevanti di una poesia letta durante un programma di satira», ha proseguito. «Ora me ne andrò a fare un viaggio in Corea del Nord», continua il comico in tono sarcastico, «così da farmi spiegare bene come funziona questa faccenda della libertà di stampa, e mostrare il cammino di Santiago».

La Giuria del 44° Premio Satira Politica di Forte dei Marmi ha deciso di premiare il comico tedesco per affermare il diritto alla libertà di opinione e espressione satirica.

Ufficio Premio Satira e Museo della Satira e della Caricatura
c/o Comune di Forte dei Marmi
Piazza Dante
55042 Forte dei Marmi Lu
Tel.+39 0584 280262
museosatira@gmail.com
L’Ufficio Stampa
Demetrio Brandi


Klaus Stuttmann


succede in Germania
di Stuttmann
http://www.stuttmann-karikaturen.de/karikatur/6023



Germany chancellor Angela Merkel agrees to Recep Tayyip Erdoğan’s request to allow legal charges to be filed against a comedian who made fun of the Turkish president in a satirical song. http://wpo.st/03DV1
ANN TELNAES




Germany, Turkey, and one president's fragile ego.
Kal's cartoon


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Nota:


Gramellini ha dato l'annuncio  del Premio Satira Politica di Forte dei Marmi  al comico tedesco Jan Boehmermann, sabato sera, da da Fazio.
Per vedere l'intervento di Gramellini  andate al link qui e scorrete al minuto 6.55

Referendum: non c'è il quorum!

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lunedì 18 aprile 2016
TUTTO GAS
Esito scontato di un Referendum male impostato che si sapeva avrebbe sommato ai fisiologici astensionisti anche i dubbiosi sull'abbandono di una fonte energetica e gli allarmati per la minacciata perdita di posti di lavoro.
Fermo il diritto di non votare resta lo scandaloso invito all'astensione da parte del Presidente del Consiglio e, peggio, da un ex Presidente della Repubblica.
Gianfranco Uber




Referendum bestiale


Premessa. Mi sono concessa un periodo di decontaminazione da umano essere oggi affetto da politically correct, sottoinsieme del movimento decadentista/nichilista cui ormai apparteniamo noi umani emersi più o meno negli anni 50/60 del secolo scorso e gli umani “emergenti” a far capo dagli inizi del secolo in corso. Per circa 15 giorni sono stata esclusivamente a contatto con gli altri animali (ancora) in perfetta sintonia, per sensibilità d’equilibrio con la natura delle cose e con l’ambiente di cui fanno parte integrante -seppur in afrore di pericolosa precarietà- che noi umani abbiamo perduto.
La premessa perché in quel lasso di tempo e nella settimana successiva al rientro la repulsa per l’informazione socio-politica è stata (e ancora è)  intensa e immensa. Tuttavia il 17 aprile del referendum volevo (dovevo) esserci: la libertà d’espressione è dono prezioso che ho avuto gratis da milioni di essere umani che negli anni precedenti ai ’50  per farmi questo regalo hanno sacrificato la propria vita. Ma sono stata in compagnia di neppure 16milioni di italiani. All’appello ne mancavano circa 30 milionida qui il non raggiungimento del quorum e dunque  lo sperpero di 300milioni compiacente il capo di governo che, ben guardandosi dal supportare election day con le amministrative a breve,  orientava il popolo all’astensione e perciò quel voto, giurava, sarebbe stato “uno spreco”.  Io ho votato SI, ma m’inchino ai circa 3milioni di connazionali che hanno votato NO perché, come me,  hanno sentito il bisogno di esprimersi in proprio.
Occhio popolo dei 30 (milioni, mica dei 30 denari) ché la libertà d’espressione viaggia a braccetto con quella dell’informazione. Sarà mica perciò che dal disonorevole 74esimo posto siamo  scesi al 77esimo?!
PS il Botswana (cfr. decontaminazione di cui sopra) si attesta  al 43esimo (!) e vi assicuro che la classifica è stata fatta solo sugli umani non su altre specie animali
21 aprile 2016


Foto ricordo
Fogliazza


Rasori + Sommecal



Emiliano, quorum, referendum
Portos



Romaniello


Il Raffinatore...
Leo Magliacano


Airaghi

-

Crozza: Ciaone a tutti quei fessi di elettori che sono andati a votare al referendum





#ciaone demo
Senza quorum.
Mauro Biani


Boom
Cecigian




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Il quorum al referendum sulle trivelle non è stato raggiunto: ha votato solo il 31,19% degli elettori (dato definitivo, pari a 15.806.788 cittadini che si sono recati alle urne su un totale di 50.675.406 aventi diritto) e quindi la consultazione non è valida. Inutile quindi la netta vittoria del Sì tra chi è andato a espirmere il proprio voto (13.334.764, pari all'85,84 per cento): l'attività di estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa potrà continuare fino all'esaurimento del giacimento, per le concessioni già attive. (continua)

Il Pulitzer 2016 a Jack Ohman

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Fonte







For a distinguished cartoon or portfolio of cartoons, characterized by originality, editorial effectiveness, quality of drawing and pictorial effect, published as a still drawing, animation or both, Ten thousand dollars ($10,000).
Jack Ohman of The Sacramento Bee

For cartoons that convey wry, rueful perspectives through sophisticated style that combines bold line work with subtle colors and textures.



Jack Ohman is the editorial cartoonist for The Sacramento Bee, as well as an associate editor, writing a weekly column and several editorials each week.

Before joining The Bee in 2013, Ohman worked for The Oregonian, the Detroit Free Press and The Columbus Dispatch. His work is syndicated to 200 newspapers by Tribune Content Agency.

Over four decades in journalism, Ohman has been recognized with numerous awards. He was a finalist for the Pulitzer Prize in 2012, and won the 2009 Robert F. Kennedy Journalism Award, the 2009 Society of Professional Journalists Award, the 2011 Scripps Howard Foundation Journalism Award, the 2002 National Headliner Award and the 1995 Overseas Press Club Thomas Nast Award, among others. In 2013, he was runner-up for the Herblock Prize.

Ohman is the immediate past president of the Association of American Editorial Cartoonists. A native of Minnesota, he has a bachelor’s degree in history from the University Honors Program at Portland State University. He is the author of 10 books, four on the subject of fly fishing.






FINALISTS

Nominated as finalists in Editorial Cartooning in 2016:

Matt Davies of Newsday, Long Island, NY
For cartoons that deliver insightful commentary in a rich and beguiling visual style while offering unconventional takes on the issues of the day.










Steve Sack of Star Tribune, Minneapolis
For painterly cartoons that both delight and provoke, leading readers to see the world and its pressing issues in new ways.








THE JURY

Terri Troncale (Chair)
Opinions editor, Nola.com/The Times-Picayune, New Orleans, LA

Monica R. Richardson
Managing editor, Atlanta Journal-Constitution

Kevin Siers*
Cartoonist, The Charlotte Observer

Julia Turner
Editor-in-chief, Slate

Adam Zyglis*
Cartoonist, The Buffalo News


* Past Pulitzer
Prize winner


Sabato 23 aprile, giornata mondiale del libro!

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Copio e sintetizzo da un editoriale che mi è arrivato: 
"oggi, sabato 23 aprile, è la giornata mondiale del libro. Data scelta dall'Unesco in quanto il 23 aprile 1616 sono morti tre dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Il primo è lo spagnolo Miguel Cervantes(1547-1616), l'autore del Don Chisciotte della Mancia, un romanzo che trova le sue radici nella cultura romana e medievale e presenta l'ideale cavalleresco, quello della difesa di più deboli contro i potenti. Il secondo è l'inglese William Shakespeare (1564-1616), l'autore, tra tanti altri capolavori dell' Amleto, che fu il grande critico del cattivo uso della politica e delle trappole del potere. Il terzo infine è il peruviano Inca Garcilaso de la Vega (1539-1616), figlio di un conquistador e di una principessa Inca. Negli suoi Comentarios Reales de los Incas (1609), che furono censurati dal potere spagnolo, presenta un arringa a favore dei popoli conquistati, e per dare agli indiani gli stessi diritti dei conquistador spagnoli.”

Marilena Nardi


Riber




CERVANTES y SHAKESPEARE, ilustración para suplemento cultural CONFABULARIO de EL UNIVERSAL.
Boligan

400 ans après Shakespeare - © Chappatte dans Le Temps, Suisse







El Quijote revisitado
#quijote moderno #400años #400Cervantes #quijote #Cervantes400 #fernandovicente #DiaDelLibro #nochedeloslibros
Fernando Vicente



A la lectura del Quijote. Feliz día del libro
#quijote #400años #400Cervantes #quijote #Cervantes400 #fernandovicente #DiaDelLibro #nochedeloslibros
Fernando Vicente


Feliz día del libro
#quijote #400años #400Cervantes #quijote #Cervantes400 #fernandovicente #DiaDelLibro #nochedeloslibros #cervantes
Fernando Vicente




-LA DEGRADACIÓN DE LA PALABRA.
El Universal 17/4/16
Boligan

25 Aprile

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Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.
Ungaretti, Per i morti della resistenza
- buon 25 Aprile -




Costituzione Italiana
Marilena Nardi

Un 25 aprile particolare, quest’anno. Festeggeremo la Liberazione col pensiero ai tanti che si sacrificarono per donarcela, 71 anni fa. E pensando a loro ci chiediamo se ne saremo all’altezza, ora che sempre più seri pericoli incombono su di noi italiani, vecchi e nuovi, con la democrazia sempre più ristretta e svuotata, a favore di lobby e comitati d’affari. Nemmeno l’Europa, che 70 anni fa seppe risorgere dalle macerie belliche, ora riesce più ad essere un orizzonte di speranza.
Eppure… eppure non possiamo starcene a guardare. Il Fiore del Partigiano ci ricorda che il futuro è nelle nostre mani: facciamo le scelte giuste, non più rimandabili.
Ottobre non è lontano e dobbiamo prepararci a dar battaglia sui referendum contro la “DEFORMA” costituzionale. È il clima culturale che va cambiato, come abbiamo fatto nel 2011 coi referendum sui beni comuni, vincendo contro i sabotaggi delle potenti lobby avversarie (che ci fecero votare a metà giugno, ad esempio, per segarci le gambe). Anche per difendere quel risultato, che oggi vogliono cancellare aggirando la legge, dobbiamo tornare a farci sentire.

Una volta di più, quindi, rinnovo l'invito: se ancora non l'hai fatto, iscriviti all'ANPI. È una voce unitaria nella battaglia per i supremi interessi comuni. Informati, leggi (anche) il Fiore.

Ciao e buon 25 aprile

Rocco



-Vediamo...Art.1 della costituzione?
- Difendila?!
Fogliazza




La riforma del Senato, strappo alla Costituzione

14 Aprile 2016

25 aprile
Tiziano Riverso



25 aprile 2016 - Festa della Liberazione.
© Milko Dalla Battista



25 Aprile
Mauro Biani


Liberazione
Cecigian


CeciGian



25 aprile 2016
Gianfalco



Liberazione
Giulio Laurenzi



Airaghi


Liberazione e Marò
Rasori + Sommacal

Liberazione
Pietro Vanessi


to it
fabio magnasciutti


I walk the linefabio magnasciutti

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Salvini incontra Trump

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Moise


Trump truppen


“Matteo, ti auguro di diventare presto primo ministro in Italia”  dice Trump a Salvini-Gongolo. Qualche testata l’ha tradotto in “tu sarai presto presidente del consiglio”. Tenuto conto che per il Trump di turno ancora non è tempo di diventare presidente degli States (ché, in quanto  esportatori di democrazia,  dopo il nero alla White House devono almeno insediare ancora una femmina bianca), cosa può servire al nostro connazionale alla ricerca del tanfo perduto, ‘sto trumpolino di lancio?  Così come per le visite in Corea del Nord in compagnia razzista, i selfie con (la) Le Pen, le sceneggiate a Bruxelles (aeroporto compreso), al momento sembrerebbe nulla perché tutte queste piazzate sono prive di senso logico che le accomuna (a parte lo scatenarsi di sanissime risate grazie al Crozza delle meraviglie).  Tuttavia è innegabile che  il nostro connazionale, via-via inanellando  questo tipo di performance, prosegue a raccogliere consensi e magari (quando il Trump di turno si insedierà alla Casa Bianca) la nomina a capo di governo.
Più che porci domande sul soggetto in questione, non sarebbe meglio chiederci com’è che certi soggetti da fumettista Bonvi, o meglio, certe espressioni comunicative acchiappano così bene gli italiani come se fosse la prima volta? E dunque: sarà perciò che dopo un Berlusconi, di un Grillo che attende il turno,  potevamo avere solo un Renzi?
Mi rifiuto di crederlo. La media del pubblico italiano non può e non deve “rappresentare l’evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi”…
27 aprile 2016



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Link
Salvini incontra Trump negli Usa: “Forza Matteo, presto diventerai premier”

1 maggio 2016

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Fogliazza



Mauro Biani


Primo maggio... festa del lavoro... - I Chinson
#primomaggio
Mario Airaghi


Celebramos el día del trabajador y el cumpleaños de Amancio Ortega
Elchicotriste


1 May in Istanbul    Paolo Lombardi
.
01 May 2016
Paolo Lombardi


Darko Drljevic


1 may
Firuz Kutal


1 maggio
Firuz Kutal



Uva P.
http://www.radicifuturemagazine.it/ 



...al lavoro
Perazzolli



Nico Pillinini


1st May    Marco De Angelis
International Workers' Day
01 May 2016



Happy Labor Day to all workers.    Tomas
... getting older every year, while increasing the retirement age.
01 May 2016

Fulvio Fontana



1 maggio!
Per mondine moderne e nuove risaie...
Vanna Vinci




Moise



Buon Primo Maggio! Lo festeggio con un bel racconto di Maurizio Maggiani che ho avuto il privilegio di illustrare con un mio piccolo disegno, sulla scomparsa rubrica "Vivario" del Fatto Quotidiano, ormai alcuni anni fa. 
Marilena Nardi

Su fratelli, su compagneSu venite in fitta schieraSulla libera bandieraSplende il sol dell'avvenir.O vivremo del lavoroO pugnando si morrá.Mio padre si metteva il vestito da sposo, mia madre mi metteva quello della prima comunione e mi mandava con lui, con lui e i suoi compagni lavoratori a sfilare per la città. La città era in festa, era appena passata la sfilata del 25 Aprile, sui fili del tranvai c'erano milioni di bandierine tricolori. È l'Italia che saluta il lavoro, mi diceva mio padre. Dai marciapiedi c'erano qua è là ragazze che lanciavano garofani rossi. Sono le fidanzate dei lavoratori, mi diceva mio padre. E sfilavano quegli uomini che sembravano tutti dei gran signori, sembravano tutti dei re. E io tra loro mi sentivo un principe, il principe legittimo erede di un gran lavoratore. In testa al corteo un camioncino con degli altoparlanti grandi come le trombe del Giudizio annunciava al mondo intero che stavano passando uomini che sarebbero morti se non avessero potuto vivere del loro lavoro. C'è stato un tempo che il Primo Maggio era una festa. Mia madre ci aspettava con due borse di fave e un cartoccio di pecorino, mio padre passava a prendere una bottiglia di vino e ce ne andavamo nei prati in collina. Eravamo tutti là, le famiglie dei lavoratori, a passare il pomeriggio a sgranare fave e inzupparle nel sale. Primo maggio, fave e formaggio. Fave tenere e odorose, verdi lucenti come smeraldi. Nel caso non ve ne fregasse più niente del lavoro, ricordatevi almeno delle fave, che sono buone anche solo con due grani di sale.Maurizio Maggiani

I bambini e la pedofilia.

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STOP CHILD ABUSE!
Occhi
CeciGian



Io non ho paura

30/04/2016
MASSIMO GRAMELLINI
A dispetto del nome ecologico, il Parco Verde di Caivano è un conglomerato orrendo di case attaccate l’una all’altra per farsi coraggio. A un certo punto da uno di questi palazzacci sono cominciati a cadere i bambini. Prima Antonio da una finestra. Poi Fortuna dal terrazzo, perdendo una scarpetta nel volo. La signora dell’ultimo piano ha negato di avere visto la bimba sul suo pianerottolo: in seguito si è scoperto che la scarpetta l’aveva nascosta lei. Ma tutta l’indagine è stata un rosario di reticenze e connivenze, di adulti che coprivano i colpevoli nel timore di ritorsioni, perché la paura è il veleno che hanno respirato per tutta la vita e il silenzio omertoso la migliore garanzia di sopravvivenza. Persino quando il reato da nascondere è il più abietto che si riesca a immaginare.

Anche i bambini del condominio, debitamente ammaestrati, hanno negato l’evidenza. Finché tre di loro, tre fratellini, sono stati strappati al Parco e presi in custodia dai servizi sociali. All’inizio non riuscivano nemmeno a giocare. Ma dopo qualche tempo si sono lasciati sedurre dall’ambiente amico e hanno iniziato a vivere, quindi a parlare. Rivelando gli orrori a cui avevano assistito e da cui si erano dovuti difendere, non sempre con successo. Se due coppie di orchi sono state messe nelle condizioni di non nuocere, lo si deve a quei bimbi che, a differenza dei grandi, hanno imparato a non avere paura. Il riscatto delle zone marce di questo Paese passa dal coraggio dei più piccoli. E da quello dello Stato di strapparli a famiglie perdute che hanno perso il diritto di allevarli.



Pedofilia
Tiziano Riverso



Screamm    Menekse Cam
Never remain silent, if you suspect a child is being abused. You may be only person who can help her/him. Your actions can save a life. STOP CHILD ABUSE!
12 May 2015

Child Abuse-Air Bag (2007)
BY JIHO, FRANCE



LOCAL DC - Child Abuse
BY NATE BEELER, THE WASHINGTON EXAMINER  -  4/9/2008



Pedophiles  BY CARDOW, THE OTTAWA CITIZEN - 8/20/2006



Abused Teddy BY BILL DAY, CAGLE CARTOONS - 9/26/2011
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