Quantcast
Channel: FANY - BLOG
Viewing all 1812 articles
Browse latest View live

Hiroshima e Nagasaki: 70° anniversario

$
0
0
BOMBE NUCLÉAIRE: 70 ans après HIROSHIMA
Plantu

A 70 dalla fine della guerra e dalle prime bombe atomiche (6 agosto su Hiroshima, 9 agosto su Nagasaki, circa 200 mila morti diretti) i 150 mila sopravvissuti conducono ancora oggi una vita d’inferno a causa delle conseguenze delle radiazioni.
E' un grande monito per l'umanità.


Hiroshima 1945
Riber


70th Anniversary of Hiroshhima and Nagasaki...
Steve Breen


Hiroshima : 70 ans
Phil Umbdenstock



Hiroshima never again...    Amorim
.
05 Aug 2015


Horror
Riverso


Hiroshima, 6 Août 1945
08/07/2015 par Michel Kichka
Il y a 70 ans, Albert Camus avait compris l’Histoire des décennies qui allaient suivre. Un philosophe. Un prophète. Une conscience.

 Particolare della visione a 360 gradi di Hiroshima dopo 4 giorni dal bombardamento.
Si tratta di una ricostruzione ad alta tecnologia dei materiali fotografici (da una pellicola assai danneggiata di 11 foto scattate da un giornalista di Asahi Shimbun di Osaka da una posizione a 1,2 km dal ground zero).
E' stato pubblicato su Asahi Shimbun negli ultimi giorni.
http://www.asahi.com/special/nuclear_peace/pano/past/flat/
Si possono vedere qui le altre foto scattate dal medesimo giornalista, Hajime MIYATAKE, entrato nella citta' il 9 agosto:
http://www.asahi.com/s…/nuclear_peace/gallery/2015hiroshima/
Tutte le foto saranno esposte nel Peace Memorial Museum di Hiroshima, attualmente in restauro che si riaprira' nel 2018.


Maiali in fuga sull'autostrada del sole

$
0
0


Nella notte da incubo sull'A1, con due incidenti che hanno provocato il tragico bilancio di una donna morta e due feriti gravi, e che è stato il prologo ad una giornata caotica per la viabilità, c'è stato anche il caos provocato dal carico di maiali perso da un camion.

Su un carico di 127 animali, 48 sono morti nello scontro o sono stati abbattuti dai veterinari.

12 ore per recuperarli tutti e 13 km di coda in un caldo infernale con autostrada chiusa tra Parma e Piacenza.


operazioni difficili recuperarli
qui il video

vignetta di Vincino
foto da la Repubblica Parma

Paul Scharff

$
0
0
Il mondo di Scharff, un bestiario immaginario, e purtuttavia non irreale, che può farsi specchio deformato e dolente di un campionario paradigmatico di distorte virtù umane.
Giuseppe Rosato

Titolo: Ittiocentauro

Autore: Paul Scharff
Tecnica: Litografia su carta. Stampa realizzata dall’autore con torchio manuale.
Dimensioni cm: 33×45,4
Edizione: 1995 – 16 esemplari numerati e firmati

Licofrone, Claudiano e il grammatico bizantino Ioannes Tzetzes menzionano qualche volta gli ittiocentauri; altri riferimenti a questi, nei testi classici, non ce ne sono. Possiamo tradurre ittiocentauri con “centauro-pesci”: il termine s’applica a creature che i mitologi hanno chiamato anche centaurotritoni. Le loro raffigurazioni abbondano nella scultura romana ed ellenistica. Dalla cintura in su sono uomini, dalla cintura in giù pesci. Il loro posto è nel corteggio delle divinità marine, insieme agli ippocampi.

Dal “Manuale di zoologia fantastica” di Jorge Luis Borges.

Titolo: Coppia con uovo

Autore: Paul Scharff
Tecnica: Litografia su carta. Stampa realizzata dall’autore con torchio manuale.
Dimensioni cm: 31,2×29,6
Edizione: 1998 – 13 esemplari numerati e firmati





Paul Scharff nasce ad Amsterdam il 20 ottobre 1928, ultimo nato di una grande famiglia (12 figli!). Fin da piccolo è amante del disegno, dopo gli studi superiori si iscrive ad una scuola d’arte di Amsterdam. Nel 1948 viene inviato in Indonesia per il servizio militare e lì riesce a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Bandung. Al suo ritorno, nel 1950, inizia a lavorare nel campo pubblicitario ad Amsterdam e partecipa alla creazione di una rivista pedagogica come impaginatore e illustratore. Nel 1954 si sposa e si trasferisce con la moglie a Bruxelles per continuare la sua esperienza pubblicitaria. Nel 1957 viene in Italia e qui si stabilisce definitivamente, ponendo termine al suo vagabondaggio. A Milano lavora dapprima nella pubblicità e poi, dal 1959, come grafico e illustratore alla Mondadori, dove rimane fino al 1966.
Nel 1967 si trasferisce a Varese e inizia a lavorare come free-lance per diverse case editrici come Fabbri, De Agostini, Il Saggiatore. Da sempre coltiva la passione per il gioco degli scacchi, ai quali dedica disegni, vignette umoristiche e un libro per ragazzi che viene tradotto in varie lingue.
La sua arte si esprime anche nella creazione di poster e marchi, come quello dell’ Università dell’Insubria di Varese e Como. Sviluppa inoltre una sezione umoristica, grazie alla quale riceve numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Ora si dedica interamente alla litografia, che crea con il suo torchio di inizio ‘900 salvato dalla rottamazione quasi per miracolo, circondato da boccettine contenenti collanti e inchiostri che riesce oramai a trovare solo all’estero.
Negli ultimi anni ha dato forma agli animali fantastici che Jorge Luis Borges descrive nel suo “Manuale di zoologia fantastica”.
Il 5 agosto 2015 il caro Paul Scharff è mancato all`affetto dei suoi congiunti e amici a Cittiglio dove abitava. Ne hanno dato il triste annuncio la moglie Annie, il figlio Rick e il nipote Giacomo.


Titolo: Treped

Autore: Paul Scharff
Tecnica: Litografia su carta. Stampa realizzata dall’autore con torchio manuale.
Dimensioni cm: 30×40,3
Edizione: 2012- 11 esemplari numerati e firmati


Titolo: Gesti – Perplessità

Autore: Paul Scharff
Tecnica: Litografia su carta. Stampa realizzata dall’autore con torchio manuale.
Dimensioni cm: 28,5 x 38,3
Edizione: 2013 – 13 esemplari numerati e firmati

When  puzzled man scratches his head he is performing a Displacement Activity.  Da Manwat


-------------------------
Le opere che ho scelto le ho prese dal sito diPaul Scharff 
I video delle opere e dell'arte litografica sono tutti di Francesco Riva.
Qui alcune opere umoristiche


vignette umoristiche di Paul Scharff
La sua arte si esprime anche nella creazione di poster e marchi, come quello dell’ Università dell’Insubria di Varese e Como. Sviluppa inoltre una sezione umoristica, grazie alla quale riceve numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Ora si dedica interamente alla litografia, che crea con il suo torchio di inizio ‘900 salvato dalla rottamazione quasi per miracolo, circondato da boccettine contenenti collanti e inchiostri che riesce oramai a trovare solo all’estero.
Negli ultimi anni ha dato forma agli animali fantastici che Jorge Luis Borges descrive nel suo “Manuale di zoologia fantastica”.
Francesco Riva





Paul Scharff, animali fantastici.


Paul Scharff. La litografia raccontata 1 parte


Paul Scharff. La litografia raccontata 2 parte

Piero Tonin: Hoblio

$
0
0



HOBLIO - The Path to Freedom
HOBLIO - La via della libertà

Un pellegrino gravato da un grosso peso è in viaggio da un'oscura foresta verso una radiosa vallata. Lungo il suo cammino verso la libertà spirituale, si imbatte in quattro misteriosi personaggi.
Segui anche tu il piccolo Hoblio nella sua ricerca di pace interiore e illuminazione.

Un film scritto, diretto e animato da Piero Tonin.
Musica: "Yangtze" di Jiang Li (courtesy of Audio Network Ltd. - Order Reference: 235129).

PREMI E RICONOSCIMENTI:
Miglior Corto Animato per Ragazzi, Anifest Rofaza International Film Festival 2014
Miglior Corto Animato per Ragazzi, The Kids Festival 2015, Madrid.
Menzione d’Onore, Anim!Arte - Curitiba Grand Prix 2014

http://pierotonin.blogspot.it

http://www.pierotonin.com/

Buduàr 27

$
0
0

COPERTINA DI BRUNO BOZZETTO

Un numero pre-estivo, con una foliazione più ridotta (ma pur sempre 108 pagine, perché fino ad ora vi abbiamo viziato!). Contenuti sempre all'altezza della reputazione che grazie alle nostre firme prestigiose siamo riusciti a farci.

Tante vignette, disegni, proposte ed i consueti articoli che fondono la storia con l'attualità, passando dal dopoguerra al recentissimo affaire grexit.

Il prossimo mese ci vediamo a ferragosto, con un altro numero estivo, leggero leggero. A settembre partiranno nuove rubriche, nuovi personaggi e nuovi sorrisi.

Buona spiaggia!

Leggi Buduàr 27



come anteprima Milko, Giuliano, Sajini e Solinas ...








#MÉXICONOSURGE ( Siamo tutti Rubén Espi­nosa e Nadia Vera )

$
0
0
#MÉXICONOSURGE
"Fondamento dell'accordo. Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, così come si enunciano nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ispira le politiche interne e internazionali delle parti e costituisce un elemento essenziale del presente Accordo."
Art.1 trattato di libero commercio tra il Messico e l'Unione Europea

-EL FOTOPERIODISTA INCÓMODO
El Universal 8/8/15
Angel Boligan

Dopo gli omi­cidi del foto­gior­na­li­sta Rubén Espi­nosa, dell’attivista Nadia Vera, della stu­den­tessa Yese­nia Qui­roz Alfaro e di altre due donne che si tro­va­vano con loro, Nicole Simon e Ale­jan­dra, avve­nuti a Città del Mes­sico, venerdì 31 luglio scorso, alcuni cit­ta­dini ita­liani e mes­si­cani – che con­di­vi­dono la pre­oc­cu­pa­zione per la situa­zione dei diritti umani in Mes­sico — hanno pro­mosso un appello, #Méxi­co­No­sUrge,
pub­bli­cato oggi sul mani­fe­sto online e sulla pagina www​.face​book​.com/​m​e​x​i​c​o​n​o​s​u​rge. “Gli omi­cidi — scri­vono — ci impon­gono di non rima­nere in silen­zio: dinanzi alla con­di­zione che vive chi vuole denun­ciare la situa­zione che subi­scono milioni di per­sone in un Paese che l’Italia e l’Unione Euro­pea rico­no­scono sol­tanto come impor­tante socio com­mer­ciale, rima­nere in silen­zio sarebbe una forma di complicità”.
Tra i primi fir­ma­tari ci sono Dario Fo (attore, regi­sta, scrit­tore. Pre­mio Nobel per la let­te­ra­tura), Paco Igna­cio Taibo II (scrit­tore), Raúl Vera López (vescovo di Sal­tillo, nello Stato di Coa­huila, in Mes­sico), Roberto Saviano, Don Luigi Ciotti (pre­si­dente di Libera), il col­let­tivo di scrit­tori Wu Ming, Nando Dalla Chiesa (docente uni­ver­si­ta­rio, scrit­tore e poli­tico) e Tonio dell’Olio (respon­sa­bile del set­tore inter­na­zio­nale di Libera). (continua)




Siamo tutti Rubén Espinosa
Mauro Biani





Periodistas asesinados
BY DARIO CASTILLEJOS, EL IMPARCIAL DE MÉXICO  -  8/4/2015


SE DOVESSE ACCADERMI QUALCOSA......
Nadia Vera Pérez, antropologa originaria del Chiapas, voleva cambiare il volto del Messico e del mondo. Per questo promuoveva la cultura indipendente e partecipava alle lotte dei movimenti sociali. È stata torturata, violentata e uccisa il 31 luglio, insieme al compagno Rubén Espinosa e ad altre tre donne che si trovavano nell’appartamento di Città del Messico in cui abitava dopo esser stata costretta a fuggire da Veracruz. Otto mesi prima aveva rilasciato un’intervista a Rompeviento Tv durante la quale non aveva mai smesso di guardare la porta e la finestra temendo l’irruzione di qualcuno. Le sue ultime parole (le potete ascoltare qui sotto) erano state per dire che qualora fosse successo qualcosa a lei, alla sua famiglia o ai suoi compagni, la responsabilità andava attribuita tutta allo Stato e al governatore di Veracruz, Javier Duarte. La Procura di Città del Messico ora sostiene si tratti di rapina e vuole chiudere il caso


----

----


Nadia Vera señala al posible agresor en caso de que le sucediera algo... from Rompeviento Televisión on Vimeo.
---

----


Conflicto entre particulares
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  3/22/2015

Lineamiento para conductores
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  3/22/2015



Un cartón que se repite. Una muerte más.
RapèMonero


Da Libera
Gli omicidi del fotogiornalista Rubén Espinosa, dell'attivista Nadia Vera, della studentessa Yesenia Quiroz Alfaro e di altre due donne che si trovavano con loro, Nicole Simon e Alejandra, avvenuti a Città del Messico, venerdì 31 luglio scorso, ci impongono di non rimanere in silenzio. Dinanzi alla condizione che vive chi vuole denunciare la situazione che subiscono milioni di persone in un paese, il Messico, che l'Italia e l'Unione Europea riconoscono soltanto come importante socio commerciale, rimanere in silenzio sarebbe una forma di complicità.

Rubén Espinosa è l'ultimo giornalista ucciso in Messico in un massacro che sembra non avere fine. Sono più di cento i giornalisti assassinati dal 2000 ad oggi. Nello stato del Veracruz, dove Rubén lavorava raccontando gli abusi del governo statale e le violente repressioni contro gli oppositori politici, sono 14 i giornalisti uccisi durante il governo di Javier Duarte de Ochoa, soprannominato anche il mataperiodistas, l'ammazza giornalisti.

Rubén Espinosa e Nadia Vera erano fuggiti dallo stato del Veracruz proprio per le minacce ricevute da funzionari del governo di Javier Duarte, indicato mesi fa come responsabile di qualsiasi gesto di aggressione nei loro confronti. Non è stato sufficiente fuggire a Città del Messico, considerata finora un porto sicuro in cui ripararsi dalle aggressioni contro la libertà di stampa. Il messaggio è chiaro: non si è sicuri da nessuna parte. Tutti i giornalisti critici devono avere paura perché possono essere raggiunti nelle loro case, torturati e ammazzati.

La libertà di stampa in Messico viene violentata quotidianamente. Fare il giornalista in Messico è una delle professioni più a rischio e i dati delle più importanti organizzazioni di difesa dei giornalisti e della libertà di stampa (come Article19 o RSF) indicano chiaramente come la maggior parte delle minacce, aggressioni, intimidazioni, sparizioni e uccisioni di giornalisti, fotografi e comunicatori si debbano imputare alle istituzioni dello Stato.

Il Messico e l'Unione Europea sono vincolati dal Trattato di Libero Commercio che si basa su una clausola democratica, e i nostri paesi, i nostri Parlamenti - sia nazionali che quello europeo - non possono rimanere in silenzio di fronte a questa situazione.

Nel maggio del 2016 si compiranno dieci anni dal massacro di San Salvador Atenco. Una Commissione Civile di Osservazione dei Diritti Umani - i cui componenti erano cittadini europei - nel giugno del 2006 ha presentato al Parlamento Europeo un rapporto sui fatti e sulle gravi violazioni dei diritti umani in relazione allo sgombero forzato di una comunità per costruire il nuovo aeroporto di Città del Messico in una zona ejidal (cioè di proprietà collettiva) dello Stato del Messico.

Negli ultimi dieci anni la situazione si è fatta se possibile ancora più grave, con decine di migliaia di sparizioni forzate, violenza sistematica contro chi vuole difendere e promuovere i diritti umani, contro attivisti dei movimenti sociali e contro i giornalisti e fotografi che documentano la condizione di violenza strutturale scelta come forma di "politica attiva" dai governi di Felipe Calderón, prima, e di Enrique Peña Nieto (che nel 2006 era governatore dello Stato del Messico durante i fatti di Atenco), ora.

Tra gli attivisti e giornalisti minacciati e perseguitati ci sono anche cittadini italiani ed europei; tra le vittime ci sono anche cittadini italiani ed europei (come il finlandese Jyri Antero Jaakkola, assassinato dai paramilitari nello stato del Oaxaca nel 2010).

In questo panorama di violenza diffusa e repressione contro i civili ricordiamo la sparizione forzata dei 43 studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa, avvenuta la notte del 26 settembre del 2014 nella città di Iguala, stato del Guerrero, in cui sono coinvolti la polizia municipale di Iguala ed elementi dell'esercito messicano. Da dieci mesi i 43 giovani studenti sono vittime di sparizione forzata di persone.

Il 30 giugno 2014 l'esercito messicano, con un ordine scritto dall'Alto Comando Militare, fucilava 22 ragazzi in un'esecuzione extragiudiziale, una delle tante esecuzioni extragiudiziali portate a termine dall'esercito che ha l'ordine di "abbattere" civili considerati delinquenti senza alcun diritto ad avere un processo.
L'ONU ha recentemente spiegato come in Messico la tortura sia un metodo utilizzato in maniera sistematica negli interrogatori da tutte le forze di sicurezza.

Tutto questo accade nel silenzio della cosiddetta "comunità internazionale" e l'Unione Europea di fatto si disinteressa dei crimini dello stato messicano, continuando a mantenere relazioni commerciali con uno Stato che viola costantemente i diritti umani.

Tra il 2007 e il 2014 in Messico ci sono stati più di 164mila omicidi di civili. Negli stessi anni in Afghanistan e in Iraq si sono contate circa 104mila vittime. Il numero di persone sparite dal 2006 ad oggi, basandosi su dati conservativi del governo messicano, supera le 30mila persone. È indefinito il numero delle persone sfollate forzatamente all'interno del paese, ma molte organizzazioni di difesa dei diritti umani parlano di più di due milioni e mezzo di persone.

A fronte di tutto questo l'indifferenza dei grandi mezzi di comunicazione internazionali è impressionante e complice.

Per tutto questo, #MexicoNosUrge e non possiamo rimanere in silenzio.

Chiediamo che il Parlamento Europeo esprima la sua preoccupazione rispetto alla grave crisi dei diritti umani che vive il Messico, in particolare per le costanti aggressioni ai giornalisti e difensori dei diritti umani.

Chiediamo all'Italia e all'Unione Europea che si sospendano tutte le relazioni (politiche e commerciali) con il Messico fino a quando non si farà luce sui gravi casi di omicidio, violenza e sparizione forzata di persone. I paesi dell'Unione Europea devono applicare l'embargo agli investimenti in Messico e chiudere le loro Ambasciate, così come si è fatto nel caso di altri paesi che non osservano l'obbligo del rispetto dei diritti umani e del diritto alla vita dei propri cittadini.

MESSICO, OMICIDIO GIORNALISTA. LIBERA CON LE ORGANIZZAZIONI PARTNER MESSICANE DI ALAS ALLE ORGANIZZAZIONI DENUNCIANO: E' IL RISULTATO DI DIVERSE OMISSIONI DI FRONTE ALLE DENUNCE DI MINACCIA E ALLA MANCATA APPLICAZIONE DI PROTOCOLLI DI PROTEZIONE"

"La morte di questi cinque innocenti, tra i quali il giornalista  Rubén Espinosa e l'attivista Nadia Vera, è il risultato di diverse omissioni di fronte alle denunce di minaccia ed in particolar modo alla mancata applicazione di protocolli di protezione per i giornalisti ed i difensori dei  diritti umani  a Città del Messico da parte del governo locale e federale. In diverse occasioni il giornalista Espinosa  aveva fatto ricorso alle Autorità e alle Istituzioni messicane per ricevere garanzie e sistemi di protezione, e nonostante l'attivismo di organizzazioni sociali e il sostegno di colleghi messicani, tutto è rimasto inascoltato ." Libera chiede verità e giustizia insieme alle organizzazioni partner messicane della rete Alas  in particolar Periodistas de a Pie e la Red RETOÑO per l'ennesimo pluriomicidio di di Rubén Espinosa, Nadia Vera, Yesenia Quiroz, Alejandra Negrete Avilés e Nicole accaduto a Città del Messico lo scorso 31 luglio.

" Con le organizzazioni della società civile messicane e i familiari delle vittime chiediamo alle Autorità e Istituzioni  verità e giustizia, ed al Procuratore del Distretto Federale della città di avere un controllo trasparente e imparziale delle indagini per non consentire infiltrazioni  che non permettano di assicurare alla giustizia i responsabili (mandanti e esecutori materiali) come già denunciato in tante occasioni. In memoria di tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani scomparsi e uccisi , il Messico deve dire basta alla strada della violenza che con la complicità del clima di corruzione e di impunità non consentono l'applicazione della Giustizia e il riconoscimento della verità."

Libera con la sua campagna Pace per il Messico - México por la Paz chiede al governo messicano e alla comunità internazionale di attivarsi per dar vita e sostenere iniziative di prevenzione, politiche sociali ed educative che, insieme a un'informazione d'inchiesta e alla forza della memoria che abbiamo sperimentato anche nel nostro Paese, possono costituire la rete di un'antimafia sociale che in Italia e altrove non manca di offrire un contributo all'affermazione della legalità democratica e di raggiungere qualche risultato. Pace per il Messico - México por la paz"è soprattutto un appello affinché all'espansione internazionale dei narcotrafficanti si risponda con un'azione di antimafia sociale internazionale e una cooperazione giudiziaria e investigativa efficace.

SILENCIO - il docu-film sul Messico
*

Lettera di Staino, tema Sinistra Dem

$
0
0
C'è posta per te
Cuperlo-Bobo
http://www.huffingtonpost.it/2015/08/09/staino-lettera-a-cuperlo-_n_7961200.html
by Portos


- "Cuperlo, cane al guinzaglio di D'Alema" Il papà di Bobo non gliele manda a dire...
- ... i soliti Metodi Stainisti
by Portos




Carissimi,
dopo le polemiche suscitate e i naturali travisamenti operati qua e là, mi sembra giusto che vi mandi il link dell'originale della mail in modo che, se qualcuno è interessato, si possa fare un'idea più corretta di quel che ho scritto. Mi pare giusto allegare a questo anche il link alla pagina di risposta di Gianni Cuperlo che ho cazziato ben bene con l'appassionata veemenza di un fratello maggiore. Aggiungo queste due anche il link ad una bellissima intervista al nostro governatore Enrico Rossi. Ne vale la pena, credetemi.
Un abbraccio,
Sergio

Lettera Staino: http://www.unita.tv/opinioni/compagno-cuperlo-cosi-uccidete-la-sinistra/
Lettera Cuperlo: http://www.unita.tv/opinioni/caro-sergio-si-vince-a-sinistra-non-contesto-il-ruolo-di-renzi/
Intervista a Rossi: http://www.unita.tv/interviste/rossi-senato-chi-critica-la-riforma-rilegga-berlinguer/







«Compagno Cuperlo, così uccidete la sinistra»
9-agosto-2015
Fin dal primo giorno della nuova uscita de l’Unità ho cominciato a ricevere, oltre a tantissime testimonianze di affetto e apprezzamento, messaggi, tweet o commenti sui social network molto critici nei miei confronti, fino al limite dell’offensivo. Al di là delle diverse argomentazioni la sostanza che li caratterizza è comunque la stessa e, in soldoni, la possiamo sintetizzare così: se lavori su l’Unità vuol dire che ti sei venduto a Renzi, quindi sei un traditore della Sinistra. Tra questi anche molti sms di Gianni Cuperlo, un amico fraterno che stimo tantissimo e su cui ho sperato e operato per averlo come segretario. Con lui ho scambiato tantissimi sms con l’impressione, purtroppo, di trovarmi in un dialogo tra sordi. Alcuni giorni fa gli ho spedita questa lettera a cui non ho ancora ricevuto risposta. Ho deciso di pubblicarla non per attizzare ancor più le polemiche tra di noi ma perché i temi che si affrontano sono presenti e laceranti nell’animo di tantissimi compagni ed elettori dentro e fuori del Pd. So di non avere la verità in tasca e so anche che nel passato ho sbagliato tantissime volte: aspetto quindi, con gratitudine, ogni forma di commento e di aiuto costruttivo alla comprensione del difficile momento politico che stiamo attraversando.

Caro Gianni, ti rispondo per email perché per sms mi ci vorrebbe troppo tempo e troppo spazio. È vero che ho contestato Berlusconi per anni e continuerò a farlo fino a quando Berlusconi continuerà a stare sulla scena politica. Ma insieme a lui ho contestato spessissimo anche Prodi e ancor più D’Alema e ancor più Veltroni, o comunque tutta una mia sinistra di cui mi sento parte e di cui mi sembra doveroso segnalare le cose che secondo me sono brutte e dannose. Anzi, direi che in tutta la mia storia la preferenza a fustigare quel che ho considerato errori e malefatte della nostra parte, ha sempre fatto la parte del leone in tutto il mio lavoro: ho sempre trovato più utile e gratificante aiutare il mio schieramento a migliorarsi piuttosto che perdere troppo tempo a ripetere denunce abbastanza diffuse e condivise sulle malefatte della destra.

Tanti le denunciano in modo egregio, meglio che io le dia per scontate e mi rivolga di più ad un lavoro di semina nel nostro orto. È con questo spirito che faccio le vignette sulla Sinistra Dem e ne faccio tante perché mi sembra, in tutta sincerità, che vi stiate sempre più comportando secondo criteri e linee che ben poco hanno a che vedere con la prassi a cui siamo stati abituati, da Gramsci a Togliatti, da Berlinguer a Reichlin a Macaluso e ai tanti compagni che tu stesso riconosci come maestri. Già il fatto che tu metta sullo stesso piano le mie critiche a Berlusconi con le mie mancate critiche a Renzi, dimostra per l’ennesima volta un errore di valutazione in cui mi sembra tu sia caduto in pieno: considerare simili Berlusconi e Renzi. A mio avviso è lo stesso errore che facemmo negli anni ‘20 quando accusammo i dirigenti socialisti di socialfascismo e che abbiamo ripetuto negli anni ‘80- ’90 quando abbiamo trattato Craxi come un avversario totale e dannosissimo. Un errore talmente grosso che sicuramente ha contribuito poi alla vittoria di Berlusconi. Oggi, così come vi comportate con Renzi, a mio avviso state pericolosamente aiutando una futura tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo. Io considero Renzi un frutto amaro del nostro partito, un frutto che ci pone ogni giorno problemi difficili e non sempre positivi.

Ma detto questo, non mi riconosco certo in chi vede in lui il rappresentante di una feroce destra neoliberista totalmente asservita al capitale finanziario. Un rappresentante che, per chissà quale magia, si è appropriato del nostro partito e che bisogna quindi combattere ed annullare con tutti i mezzi possibili, i più scorretti compresi. Renzi invece, è per noi, tu ed io, il risultato di una nostra politica e di un nostro atteggiamento etico e morale. Dico “noi” perché sei stato l’unico, alla prima assemblea della Sinistra Dem all’Eliseo, che ha saputo fare un’analisi sul perché abbiamo adesso Renzi segretario e premier e su quanta responsabilità hanno, su questo, i nostri vecchi dirigenti. Loro, invece, non hanno mai fatto questa analisi e, al contrario, si autoassolvono pensando che Renzi non c’entri niente con loro, che sia come un fungo nato dal nulla, un fungo malefico che va estirpato in modo che il partito ritorni nelle loro mani.

Quale sogno demenziale e quale cecità politica nel rinunciare caparbiamente ad una verità dura ma realistica: tutti loro, Gianni, sono ormai fuori dalla storia, nel bene e nel male hanno fatto il loro tempo e sono, come capita a tutti, finiti. Un sano atteggiamento riformista deve quindi, oggi, partire da questa constatazione: il lavoro fatto fino a ieri dai nostri dirigenti ha portato Renzi alla segreteria del partito e al governo e quindi, fino a prova contraria, non esistendo altre forze alternative di sinistra, Renzi è quanto di più progressista si possa avere in Italia in questo momento storico. Non esiste altro, non è pensabile che pattuglie sparute di compagni indignati e incazzati fino allo stravolgimento dei sensi, se ne escano autoproclamandosi “alternativa”. Quale alternativa? Che analisi hanno fatto? Che progetto hanno? Quanti compagni hanno dietro? Quanto l’immagine di loro è credibile e radicata tra le masse popolari italiane? È la solita infima minoranza che gira le loro assemblee, cambiano nomi ma son sempre quelli. Allora, ti chiedo, che senso ha fare una guerriglia interna al Pd quando non si hanno obbiettivi su cui spostare l’opinione, le speranze e la forza dei nostri militanti e dei nostri elettori? Cosa stai offrendo di concreto al loro smarrimento? Nulla. Solo la coscienza che Renzi è una merda. E allora? È chiaro che questo genera scoramento, amarezza e anche al miglior compagno viene la voglia di dire “ma andate a fare in culo tutti quanti”, e non va a votare, o vota grillino, o comincia ad ascoltare Salvini, o tenta la carta disperata di Cofferati, accumulando delusioni su delusioni e aprendo pericolosissime porte. Allora, un compagno serio e io, te lo giuro, ti considero un grande compagno e una persona onesta, seria e generosa, deve farsi carico di questa sofferenza generale e collettiva e lavorare per costruire un’alternativa.

Ma questa senza distruggere il partito, anzi, prendendo atto che Renzi è il nostro segretario e il nostro premier e quindi lavorando con lui, incalzandolo, sottolineando gli aspetti negativi delle sue scelte, aiutandolo quando le scelte sono giuste, offrendogli proposte concrete per migliorarle, accettando gli incarichi che vengono offerti e non rifiutandoli altezzosamente come tu hai fatto. Tu dai di continuo dell’arrogante a Renzi ma nel caso de l’Unità, chi è stato il più arrogante tra voi due: lui che ti ha offerto la direzione del giornale in piena autonomia per costruire uno strumento unitario o tu che gli hai risposto di no a prescindere? Ma pensa a compagni come Martina od Orlando che tentano disperatamente di elaborare dei progetti buoni nel loro settore, tanto da guadagnarsi l’elogio di Petrini da una parte o di validi giuristi dall’altra.

Ma quanto sarebbe più utile che tu li aiutassi, questi compagni, invece di star lì ad attaccarvi ad ogni cosa pur di sparare sul premier? In questo modo state uccidendo la sinistra, date un’immagine di voi stessi come degli estremisti disperati che urlano su tutto e tutti senza sapere cosa proporre. Addirittura state rincorrendo le spinte più corporative che sempre sono state presenti nella nostra società, nella scuola, nell’apparato pubblico, nelle fabbriche. Quando le vostre parole d’ordine coincidono con quelle dei Cobas o dei tanti sindacati autonomi, non vi vengono dei dubbi? Dovete smetterla con questa strategia suicida. Vai fra la gente, esci fuori dal gruppetto della Sinistra Dem e dai quattro vecchi marpioni che vi sovrastano. Vai fra la gente, come ho fatto io in varie situazioni, in un cinema affollato, in una trattoria, in un autobus e urla: “questa Sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni”. Avrai come risposta una standing ovation, non vi sopporta più nessuno tranne, ovviamente, Renzi il quale con il vostro atteggiamento così assurdo e fuori dalla storia del nostro partito, si può permettere di twittare “Tanti auguri ai gufi”.

E allora, se si accetta questo atteggiamento sanamente costruttivo, riformista, responsabile, quanto sbagliata risulta la vostra scelta su De Bortoli: lo sapevate che in questo momento era una sfida, una provocazione, e a che cosa serviva? Perché non proporre un Bray ad esempio, o una Berlinguer, o un Sandro Veronesi, o un qualunque nome di personalità amata, stimata, brava che poteva costituire un ponte fra voi e Renzi? In modo infantile avete preferito la rottura. Sinceramente, non è lo stesso atteggiamento dei populisti più imbecilli? Questo è tutto quello che mi allontana da te e da quel che rappresentate politicamente. Io mi sento sempre di sinistra e cerco di portare le idee di sinistra dove posso, a cominciare dal giornale. Un grande abbraccio, Sergio



Cecil The Lion

$
0
0
Che cosa è una vita palestinese Worth? #CecilTheLion #WasBurnedAlive
Latuff


Zimbabwe. Il clamore generato dalla morte del leone Cecil, simbolo del paese, lascia perplessi i cittadini dello Zimbawe
«Sì, è crudele. Ma io non capisco tutta questa storia. Ci sono così tanti problemi più urgenti in Zimbabwe, scarsità d'acqua, mancano l'elettricità, il lavoro ... e la gente fa tanto rumore per un leone? "  Eunice Chunice , un residente della capitale Harare  intervistato sul sito New Zimbabwe(qui l'articolo originale)



La notizia: Cecil, leone maschio, stella di Hwange National Park (Zimbabwe), è stato ucciso da un dentista americano il 1 ° luglio del 2015. L'americano avrebbe pagato 55.000 dollari per avere il trofeo. Egli si dichiara ignaro che fosse un animale protetto, attirato fuori dal parco con inganno e qui ferito prima con una freccia e poi ucciso e decapitato.

Tanta l'indignazione nel mondo e tante le vignette che vanno oltre alla notizia con tanti e diversi interrogativi a seconda della nazionalità dell'autore.



Sondron



Pierre Ballouhey
Tous les dentistes ne sont pas des ordures comme Walter James Palmer. Il y en a qui aiment les lions et qui les soignent, mais ils n'en mènent pas large.



Peter Brookes



Dave Brown per The Indipendent



Ed Hall



African Lion
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM  -  7/29/2015


Bastard of the year
Stephff art


Il Fatto contro Staino

$
0
0


by Portos



"La satira di Staino? È embedded, al guinzaglio dei segretari del suo partito". Sono queste le parole di Marco Travaglio, che in un editoriale sul Fatto Quotidiano, di cui è direttore, dice la sua sulla polemica tra il vignettista dell'Unità e l'esponente della minoranza Pd, Gianni Cuperlo. Il titolo del commento è "Beriastaino".

Siccome sono in vacanza e ho molto tempo libero, ho visto la lettera di Sergio Staino a Gianni Cuperlo sulla fu Unità, in cui il vignettista intima all’esponente della sinistra Pd di mettersi in riga sulla linea del “nostro segretario” e “nostro premier”, cioè di Matteo Renzi, secondo “la prassi a cui siamo stati abituati, da Gramsci a Togliatti, da Berlinguer a Reichlin a Macaluso”: il vecchio caro “centralismo democratico”, dove il leader decideva e gli altri obbedivano. E mi è venuta in mente la sera in cui conobbi Staino. Era il 2003 o il 2004, governava Berlusconi e, in mancanza di una vera opposizione di centrosinistra, l’unico contrasto al governo lo facevano i girotondi e alcuni giornalisti e satiristi.

Travaglio ricorda poi un episodio di cui è stato testimone.

I professori fiorentini Paul Ginsborg e Pancho Pardi organizzarono una serata nella vecchia stazione Leopolda, non ancora simbolo del potere renziano (Matteo preparava la scalata alla Provincia di Firenze), con Sabina Guzzanti, Sergio Staino e il sottoscritto. Sabina fece impazzire le migliaia di persone intervenute con la doppia imitazione di B. e D’Alema (...) A fine serata, nel retropalco, Staino si avvicinò alla Guzzanti e, sottovoce ma non abbastanza, le diede un consiglio amichevole: “Sabina, non mi pare il caso di insistere con la parodia di Massimo, per giunta associato a Berlusconi. Non fa bene al partito e alla sinistra: in un momento così difficile, lascia perdere”. Sabina lo guardò con tanto di occhi: “Scusa, Sergio, ma che ci frega del partito, della sinistra e dell’ora grave? Noi facciamo satira e ce ne sbattiamo di tutto e tutti. O no?”. Il dialogo si chiuse così, col reciproco imbarazzo fra i due.

Staino, persona peraltro amabile, aveva smarrito il senso del suo mestiere, casomai l’avesse mai posseduto. Ecco perché fa ridere così di rado: perché non può esistere la satira embedded, a sovranità limitata, unidirezionale, col permesso de li superiori e il culetto al calduccio. Perciò non fui sorpreso nel 2006 quando Staino pubblicò sull’Unità due intere pagine contro di me: ero raffigurato sotto le spoglie di un corvaccio nero e menagramo, il “Beriatravaglio” che, sulla spalla del compagno Bobo, gli sussurrava all’orecchio sospetti orrendi quanto infondati sugli inciuci della sinistra con B.
(fonte)





BOBO, DOVE SEI?

Caro Staino – da Il Fatto quotidiano – http://www.natangelo.it
Natangelo


------------------------------------------------------------------------------------



(qui la lettera che il disegnatore Sergio Staino ha scritto a Gianni Cuperlo)

EXPO 2015

$
0
0
EXPO
Marco De Angelis




EXPO 2015 - FEEDING THE PLANET 
 Gianfranco Uber  for Cartoon Movement


Mercati
Portos

EXPO
CeciGian


Appetiti
CeciGian

Magnasciutti


EXPO 2015: "NUTRIRE IL PIANETA"
Il padiglione Palestinese
Marco Fusi



EXPOtavola
Moise



Exposti a tutto

01/05/2015
MASSIMO GRAMELLINI
C’è una minoranza di italiani che detesta l’Expo per partito preso o furore anticapitalista. E ce n’è un’altra, altrettanto risicata, che lo ama alla follia e comprende chi intorno all’Expo ha fatto affari o spera di farne. In mezzo rema la maggioranza silenziosa e dubbiosa, che lo avrebbe voluto diverso. Con meno sprechi di tempo e di denaro, e più aderenza al progetto originario: le vie d’acqua e gli orti scomparsi, i progetti artistici rinviati o rinnegati dagli stessi che li avevano partoriti. Eppure, arrivati a questo punto, la maggioranza mugugnante non se la sente di tifare contro, di augurarsi il disastro. Sarà la speranza irrazionale che il grande evento trascini l’Italia fuori dalla crisi. O il semplice, umanissimo desiderio di fare bella figura davanti al mondo, nonostante tutto.

Per restare al tema dell’Expo, il cibo, ci si sente come uno che ha organizzato il cenone di Capodanno, invitando amici e conoscenti, e alle sette di sera si accorge che il pane nel forno è bruciato, il droghiere ha imbrogliato sulla pasta all’uovo e la nuova serie di piatti comprata per l’occasione e pagata il doppio del suo valore si è rotta durante il trasporto. Gli verrebbe voglia di piangere e annullare la festa, ma i primi invitati sono già per strada e allora non gli resta che farsi la doccia, dare una rassettata alla sala da pranzo, apparecchiare la tavola con i piatti di carta più belli che trova e allargare la faccia in un sorriso: speriamo almeno di divertirci e che vada tutto bene. Ecco, speriamo.

Ieri finalmente sono stata a vedere l'Expo 2015!
Era tanto che mi ripromettevo di raccogliere le vignette sul grande avvenimento, ed eccovele insieme all'articolo di Massimo Gramellini.
Qui sotto invece ho aggiunto alcuni disegni riguardo ai temi dell'esposizione mondiale: la nutrizione del pianeta, lo sviluppo, il rispetto dell'ambiente, gli sprechi alimentari, il risparmio energetico e gli OGM.
Con le reti di comunicazione globale e gli smartphone, abbiamo ora strumenti innovativi che mettono finalmente l'abitante delle città occidentali e il pescatore indonesiano allo stesso livello, ma speriamo che per alcuni, forse troppi, il cibo non rimanga solo virtuale come ammonisce Gian Lorenzo Ingrami (CeciGian) nell'ultimo disegno.


Food Crisis
Tyeer Royaards

Global Food Security   Pavel Constantin
The risk of eating contaminated food is especially high. The use of chemicals,antibiotics,food improvers,hormons,etc, has most probably unknown consequences for consumers



Bio food   Rainer Ehrt
in industrial food production, there are labyrinthic ways for the consumers...



The United Nations   Giacomo Cardelli
The United Nations should be an organization of solidarity and equal distribution, but the political reality is that the powers that be control what action is actually taken. Click here for more cartoons about the international community.



Starvation    E L E N A . ospina
Many people around the globe face extreme hunger and starvation. This cartoon is part of our special project on the Millennium Development Goals.



Food Recycling    Vladimir Kazanevsky
A novel idea to prevent the unnecessary waste of food?


How Africa Deals with Food Insecurity    Victor Ndula
Victor Ndula: 'Food insecurity is no excuse for Africa to consume GMOs (genetically modified food), which are subject to controversy and research.

A tablet
CeciGian




---------------------------------------------------------------------------------

PS: cerano anche la Merkel e Renzi ieri all'Expo... ma io li snobbati!


l’incontro all’Expo tra Renzi e Merkel.
Mauro Biani



Italian Style
di Paride Puglia



www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (1 puntata)

$
0
0

Dopo la mia avventura all'Expo, mi sono chiesta ma nessun cartoonista avrà documentato l'esposizione ? ... dopo un po' di ricerche ho trovato in esclusiva per la TVSVIZZERA il reportage di Dario Campagna.
Che dire, molto veritiero, ottimo!




Padri e figli
Dario Campagna per TVSvizzera









--------------------------------------------------------------------------------------
L'AUTORE






DARIO CAMPAGNA: Disegnatore da strapazzo e giornalista, racconto storie e cose idiote fumettandole.
pagina Facebook
http://twitter.com/darcampagna
dar.campagna@gmail.com
Biografia
Nasco a Palermo nei mitici anni '80. Frequento le elementari con lode. Frequento le medie con lode. Frequento il liceo con infamia. Frequento l'università, la triennale con infamia, la specialistica a Urbino con lode. Mi interesso al giornalismo senza motivo. Collaboro scrivendo con varie testate online e cartacee. Divengo malauguratamente giornalista pubblicista. Fondo nel 2009 e dirigo il sito multiautore di attualità e satira La Rassegna Stagna, prima di cedere il testimone a un amico fidato. Vengo chiamato da Vincino a partecipare alla redazione del settimanale di satira Il Male di Vauro e Vincino. Da un po' disegno per lavoro o passione, racconto storie e altre robe fumettandole.

www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (2 puntata)

$
0
0
TVSVIZZERA il reportage di Dario Campagna. 2 puntata tra i padiglioni dell'Expo 2015 di Milano

A Expo per mangiare le "frites" belghe
Scampagnata ad Expo #7
Dario Campagna
























Lo spiegone preconfezionato



Giappone: porte aperte (per gli svizzeri)


(continua)


ti potrebbe interessare anche
www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (1 puntata)




--------------------------------------------------------------------------------------
L'AUTORE






DARIO CAMPAGNA: Disegnatore da strapazzo e giornalista, racconto storie e cose idiote fumettandole.
pagina Facebook
http://twitter.com/darcampagna
dar.campagna@gmail.com
Biografia
Nasco a Palermo nei mitici anni '80. Frequento le elementari con lode. Frequento le medie con lode. Frequento il liceo con infamia. Frequento l'università, la triennale con infamia, la specialistica a Urbino con lode. Mi interesso al giornalismo senza motivo. Collaboro scrivendo con varie testate online e cartacee. Divengo malauguratamente giornalista pubblicista. Fondo nel 2009 e dirigo il sito multiautore di attualità e satira La Rassegna Stagna, prima di cedere il testimone a un amico fidato. Vengo chiamato da Vincino a partecipare alla redazione del settimanale di satira Il Male di Vauro e Vincino. Da un po' disegno per lavoro o passione, racconto storie e altre robe fumettandole.

www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (3 puntata)

$
0
0
TVSVIZZERA il reportage di Dario Campagna. 3 ed ultima puntata tra i padiglioni dell'Expo 2015 di Milano




















Francia - Il burro la fa da padrone




Messico - Supermercato o cena fuori?


Cuba
Il padiglione che non c'è
Dario Campagna










Fine


Ti potrebbe interessare anche:
www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (1 puntata)




www.tvsvizzera.it : sCAMPAGNAta all'EXPO (2 puntata)




--------------------------------------------------------------------------------------
L'AUTORE






DARIO CAMPAGNA: Disegnatore da strapazzo e giornalista, racconto storie e cose idiote fumettandole.
pagina Facebook
http://twitter.com/darcampagna
dar.campagna@gmail.com
Biografia
Nasco a Palermo nei mitici anni '80. Frequento le elementari con lode. Frequento le medie con lode. Frequento il liceo con infamia. Frequento l'università, la triennale con infamia, la specialistica a Urbino con lode. Mi interesso al giornalismo senza motivo. Collaboro scrivendo con varie testate online e cartacee. Divengo malauguratamente giornalista pubblicista. Fondo nel 2009 e dirigo il sito multiautore di attualità e satira La Rassegna Stagna, prima di cedere il testimone a un amico fidato. Vengo chiamato da Vincino a partecipare alla redazione del settimanale di satira Il Male di Vauro e Vincino. Da un po' disegno per lavoro o passione, racconto storie e altre robe fumettandole.

Dismaland, il 'parco gioco' di Banksy

$
0
0




It's NOT ARTUnless it has the potential to be a DISASTER



fonte
Il 'parco giochi' di Banksy in Inghilterra
Installazioni grandi artisti progetto Dismaland, non per bimbi
(di Alessandro Carlini)

   (ANSA) - LONDRA- Le favole senza tempo si trasformano in incubi contemporanei in
quello che è stato ribattezzato come il 'parco giochi' di Banksy. L'elusivo artista inglese ha ancora una volta sorpreso tutti. Dopo giorni di speculazioni su quello che stava avvenendo in uno spazio di oltre un ettaro sulla spiaggia di Weston-super-Mare, località marittima non certo ridente dell'Inghilterra occidentale, si è finalmente scoperto il 'segreto'. Dal 22 agosto apre 'Dismaland', luogo dedicato a installazioni in cui il mondo targato Disney viene capovolto. Già dal nome della mostra evento si capisce perchè: 'dismal' in inglese vuol dire 'tetro'. E molte delle opere esposte sono a dir poco inquietanti anche se sono espressione di alcuni dei maggiori artisti contemporanei, in tutto sono 58, e sono amici di Banksy, come Damien Hirst, Jenny Holzer e Jimmy Cauty.

Campeggia in mezzo al parco un castello delle fiabe lasciato volutamente incompleto e derelitto. Davanti, sopra un laghetto più simile ad un acquitrino, c'è una statua della Sirenetta di cui a malapena si intravedono i tratti. Le cosiddette 'attrazioni' all'interno non sono più rassicuranti: in una installazione, che riprende un autoscontro, la morte è alla guida di una piccola vettura al centro della pista. Tante le denunce delle emergenze del nostro tempo: c'è una vasca con piccole barche che trasportano migranti davanti alle bianche scogliere di Dover. Anche Cenerentola non è stata risparmiata e subisce una tragica sorte che ricorda quella della principessa Diana: giace infatti, forse morta e comunque mai arrivata al ballo, sulla sua carrozza incantata che è rovesciata e semidistrutta dopo aver subito un terribile incidente, coi cavalli stramazzati a terra e di fianco già i paparazzi accorsi per scattare fotografie. Quest'opera non poteva che portare la firma proprio di Banksy, che ne ha realizzate dieci in tutto per questo progetto unico nella sua carriera. Insomma Dismaland, che resterà aperto per sei settimane e avrà un prezzo per l'ingresso 'popolare' a tre sterline, è un'esperienza unica per gli appassionati d'arte, ma non è "adatto ai bambini piccoli", come ha dichiarato lo stesso artista inglese, che ha sottolineato come al suo interno sia stata bandita ogni immagine di Topolino. Ancora una volta Banksy è riuscito a mantenere sino alla fine un certo alone di segretezza: caratteristica che lo ha reso famoso e che intriga i suoi fan sparsi in tutto il mondo. Per allontanare i curiosi era stato detto che il parco era un set di un film di Hollywood ed era stato organizzato anche un casting per le comparse. Ma al posto di ritrovarsi fra ciak e telecamere quelli che hanno risposto all'annuncio sono diventati le guide all'interno di Dismaland, con la raccomandazione di apparire depressi e poco disponibili.





Contains uneven floor surfaces, extensive use of strobe lighting, imagery unsuitable for small children and swearing.
The following are strictly prohibited in the Park – spray paint, marker pens, knives and legal representatives of the Walt Disney Corporation.
Dismal Land – a festival of art, amusements and entry-level anarchism, ovvero un festival di arte, divertimenti e anarchia per principianti. E, parodia nella parodia, sul sito si legge anche che «non sono ammessi spray, pennarelli, coltelli e rappresentanti legali della Walt Disney Corporation».


fonte



da focus 47 foto




la guida di TheGuardian
cliccare qui per vedere la mappa ingrandita

fonte The Guardian

-

*

*

video in italiano

Expo: L'Unione Europea presenta Sylvia e Alex, un corto animato.

$
0
0
“The Golden Ear” the story of Alex and Sylvia, the movie of the European Union pavilion at Expo Milano 2015 has won the “Best Animation” category at the July edition of the Los Angeles Film Festival Awards. A monthly film festival that celebrates creative work from around the world with more than 50 awards given away each month to those well deserving film makers from around the world in the heart of Hollywood.
The LAIFF Awards are bringing out the best short films in the form of Drama, Comedy, Horror, Sci fi, Action, Animation, Commercials, Documentaries, Web-series, Travel films from around the globe and present it all under one roof.


L’Unione europea presenta La storia di Sylvia &Alex 
 “The Golden Ear”, show multimediale L’Europa come non l’hai mai vissuta prima!

Diplomata in scienze idrauliche e ricercatrice presso il Joint Research Centre, Sylvia,
come ogni anno, raggiunge la nonna in un paesino non lontano dalla città in cui vive.
A bordo della sua auto, in compagnia del cane,
arriva nel piccolo centro dove per anni,
senza sosta, la nonna ha gestito la panetteria - punto di riferimento per l'intera comunità.
Alex invece passa la sua vita nei campi di grano, è una tradizione di famiglia. Agricoltore,
usa delle tecnologie molto moderne per produrre frumento di alta qualità.

Quando Sylvia raggiunge l'abitazione della nonna accade qualcosa di inaspettato.
L'anziana proprietaria della panetteria ha deciso di prendersi una pausa, non riesce più
a gestire la sua attività e con il semplice gesto di infilare il grembiule addosso alla nipote
e consegnarle un vecchio libro di ricette, le affida la gestione del negozio. Una sfida che
Sylvia accoglie con stupore, così come con stupore guarda Alex: lui contento di vederla,
lei mantiene le distanze.

Sylvia entra nella panetteria impaurita ma con una grande dose di coraggio (che esterna
subito quando sbatte la porta in faccia ad Alex che vorrebbe aiutarla). Prende il libro
delle ricette, le studia da buona ricercatrice, si mette a lavoro mischiando gli ingredienti
e nel giro di qualche ora gli scaffali del negozio sono pieni di pagnotte e ciambelle.
Ma non piacciono. Sylvia si è limitata a mischiare gli ingredienti, senza un ordine preciso.
E per questo la clientela, abituata alle mani esperte della nonna, entra sicura di acquistare
i prodotti abituali ma si scontra con dei sapori che non hanno nulla a che vedere con il pane
tradizionale. Sylvia è affranta ma conserva il suo orgoglio da scienziata, a tal punto da non
volere l'aiuto di Alex. Fino a quando un violento temporale si abbatte sul paese. Lei, esperta
di scienze idrauliche, mette in allarme tutta la comunità, gli allagamenti crescono e il ponte,
unico passaggio per andare verso la città, rischia di crollare. La piogga incessante,
gli allagamenti improvvisi, sono eventi climatici che la ricercatrice studia da anni e di cui
è diventata esperta. Sylvia spiega agli abitanti del paese che questi fenomeni accadranno
sempre più di frequente.

La collaborazione con Alex inizia proprio durante il temporale, quando insieme si mettono
a lavoro per arginare l'inondazione. Si mettono all'opera, senza sosta, per mettere al riparo
il villaggio. Quando il peggio passa e torna a splendere il sole, la scienziata e l'agricoltore
tornano a dedicarsi alla preparazione del pane. Alex porta in panetteria la migliore farina
e Sylvia segue con rigore da scienziata tutte le sue indicazioni. La qualità del pane diventa
l'unico obiettivo e a questo punto non si tratta soltanto di mettere insieme l'acqua, la farina
e tutto il necessario per avere il miglior pane, ma di mescolare due istinti molto distanti
fra loro. Vincerà il rigore della scienziata o la tradizione dell'agricoltore?

Il filo conduttore della storia di Sylvia e Alex è il pane, scelto per la narrazione del Padiglione
dell'Unione europea perché, storicamente, è il simbolo di un cibo condiviso. La storia è
una metafora del motto dell'Unione Europea: l'unità nella diversità. Indica che, attraverso
l'UE, gli europei sono riusciti ad operare insieme a favore della pace e della prosperità,
mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue
del continente. Se la sfida dell'Expo di Milano è quella di nutrire il pianeta - un mondo
che fra pochissimi decenni arriverà a toccare i 9 miliardi di abitanti - questa sfida si potrà
vincere soltanto quando la tradizione agraria si sposerà con la ricerca scientifica.
Sylvia e Alex vi faranno vivere tutto questo,

Il cortometraggio dura 9 minuti e verrà proiettato nel padiglione dell'Unione Europea,
per tutta la durata dell'esposizione universale.
*

*




Expo, l’Unione Europea di Alex e Sylvia batte i burocrati
I cartoon educativi nel padiglione comunitario raccontano la storia di una scienziata e un agricoltore, richiamando i temi dell’Esposizione universale
di Raffaella Polato

Qualcuno dotato evidentemente di notevoli capacità mimetiche, o non sarebbe sopravvissuto alla specie dominante: gli euroburocrati. Dai quali però adesso dovrà forse doppiamente guardarsi. Perché per quanto assorbiti da missioni superiori - leggendario fu ed emblematico resta il calcolo millimetrico della curvatura dei cetrioli - prima o poi non potranno non accorgersi del padiglione Ue a Expo 2015. È in fondo la vera sorpresa dell’esposizione. Nel senso che uno se l’aspetta, che il Padiglione Zero sia un capolavoro, che la Germania abbia lavorato quattro anni per svolgere meglio di chiunque altro il tema sotto al titolo «nutrire il pianeta», che la Svizzera sia stata altrettanto ligia e perfezionista. O che il Brasile, qualche centinaio di metri più in là sul Decumano, apra le sue porte all’insegna dell’allegria carioca. Ma l’Unione europea che, per far bene i compiti e insieme rappresentarsi, sceglie un cartone animato? E in perfetto stile Pixar? E per di più raccontando una storia d’amore?

Gli euroburocrati rabbrividiranno. Non così i visitatori. Tra i quali tanti, tantissimi bambini. È ovvio che si divertano - loro, ma anche i grandi - davanti a un cartoon ben costruito, ai piccoli Alex e Sylvia che in due Paesi diversi crescono, studiano, diventano adulti: Alex con l’amore per la terra, il lavoro e la fatica che richiede, i frutti con cui ricambia; Sylvia con la passione per la scienza, i problemi che può risolvere, le soluzioni che, se cerchi, si lasciano trovare. È chiaro che «fanno oh», i piccoli, quando gli effetti speciali lasciano cadere in sala qualche goccia della pioggia che sul video scatena la cascata e fa esondare il fiume, e intanto il palco da cui guardano trema sotto i piedi, e alla fine di tutto il profumo del pane - filo, morale, e naturale happy end del racconto - riempie la stanza. Però questa è solo la confezione. Dentro il bel pacchetto, c’è il messaggio che anche i signori del regno delle regole e delle direttive dovrebbero preoccuparsi di costruire. Quei bambini in coda al padiglione Ue sono la «generazione euro».

Non sanno nulla del sogno che nel 1957 portò al primo embrione di un’Europa unita e senza più guerre, niente della burocrazia che ha occupato poi gli spazi generosamente offerti da politici non più leader, zero delle nostre adulte disillusioni. Loro sono quelli che con l’euro ci sono nati: lira, franchi, marchi già reperti preistorici. Sono i figli di genitori e gli alunni di insegnanti che appartengono a un’altra generazione senza frontiere: quella che ha fatto Erasmus. Hanno nonni che da Alex e Sylvia potrebbero partire per trasformare in favola i racconti di quando bambini erano loro: storie da un continente finalmente libero dalle guerre, ma sempre un po’ ingabbiato da confini con passaporti da mostrare e valute da cambiare. Ecco. I ragazzini di oggi a Expo sono gli uomini e le donne che, domani, all’Europa potranno restituire un’anima. E sì: anche un cartoon può aiutare.
Purché la burocrazia, che non a caso preferirebbe solo grafici e statistiche e i geroglifici delle direttive, si distragga ancora un po’. Magari oltre Milano 2015. Qualcuno, da qualche parte, anche a Bruxelles ha un’anima. Qualcuno dotato evidentemente di notevoli capacità mimetiche, o non sarebbe sopravvissuto alla specie dominante: gli euroburocrati. Dai quali però adesso dovrà forse doppiamente guardarsi. Perché per quanto assorbiti da missioni superiori - leggendario fu ed emblematico resta il calcolo millimetrico della curvatura dei cetrioli - prima o poi non potranno non accorgersi del padiglione Ue a Expo 2015. È in fondo la vera sorpresa dell’esposizione. Nel senso che uno se l’aspetta, che il Padiglione Zero sia un capolavoro, che la Germania abbia lavorato quattro anni per svolgere meglio di chiunque altro il tema sotto al titolo «nutrire il pianeta», che la Svizzera sia stata altrettanto ligia e perfezionista. O che il Brasile, qualche centinaio di metri più in là sul Decumano, apra le sue porte all’insegna dell’allegria carioca. Ma l’Unione europea che, per far bene i compiti e insieme rappresentarsi, sceglie un cartone animato? E in perfetto stile Pixar? E per di più raccontando una storia d’amore?

Gli euroburocrati rabbrividiranno. Non così i visitatori. Tra i quali tanti, tantissimi bambini. È ovvio che si divertano - loro, ma anche i grandi - davanti a un cartoon ben costruito, ai piccoli Alex e Sylvia che in due Paesi diversi crescono, studiano, diventano adulti: Alex con l’amore per la terra, il lavoro e la fatica che richiede, i frutti con cui ricambia; Sylvia con la passione per la scienza, i problemi che può risolvere, le soluzioni che, se cerchi, si lasciano trovare. È chiaro che «fanno oh», i piccoli, quando gli effetti speciali lasciano cadere in sala qualche goccia della pioggia che sul video scatena la cascata e fa esondare il fiume, e intanto il palco da cui guardano trema sotto i piedi, e alla fine di tutto il profumo del pane - filo, morale, e naturale happy end del racconto - riempie la stanza. Però questa è solo la confezione. Dentro il bel pacchetto, c’è il messaggio che anche i signori del regno delle regole e delle direttive dovrebbero preoccuparsi di costruire. Quei bambini in coda al padiglione Ue sono la «generazione euro».

Non sanno nulla del sogno che nel 1957 portò al primo embrione di un’Europa unita e senza più guerre, niente della burocrazia che ha occupato poi gli spazi generosamente offerti da politici non più leader, zero delle nostre adulte disillusioni. Loro sono quelli che con l’euro ci sono nati: lira, franchi, marchi già reperti preistorici. Sono i figli di genitori e gli alunni di insegnanti che appartengono a un’altra generazione senza frontiere: quella che ha fatto Erasmus. Hanno nonni che da Alex e Sylvia potrebbero partire per trasformare in favola i racconti di quando bambini erano loro: storie da un continente finalmente libero dalle guerre, ma sempre un po’ ingabbiato da confini con passaporti da mostrare e valute da cambiare. Ecco. I ragazzini di oggi a Expo sono gli uomini e le donne che, domani, all’Europa potranno restituire un’anima. E sì: anche un cartoon può aiutare.
Purché la burocrazia, che non a caso preferirebbe solo grafici e statistiche e i geroglifici delle direttive, si distragga ancora un po’. Magari oltre Milano 2015.

http://www.prweb.com/releases/2015/04/prweb12673732.htm


Il sito : http://europa.eu/expo2015/it/node/857



Stampa e colora con Sylvia, Alex, Coco e Alfred!
Scarica i disegni da colorare de "La Spiga d'Oro".

Roma: Funerale Casamonica

$
0
0
Cenerentola non esiste
Funerali a Roma.
Mauro Biani



LO SCHIAFFO IN CARROZZA
Indubbiamente l'esagerazione dei funerali del boss Casamonica è stato un modo per far vedere chi comanda ancora  in quel quartiere romano. E magari fosse solo nel quartiere!
Uber





Riverso
Funerali
CeciGian








Tullio Boi



Giannelli -Il Corriere.it


Krancic



Bianco


BYE BYE BOSS!

Come disse una volta il grande Giovannino Guareschi a proposito del Cristo dell'Altare, terzo protagonista della saga di Don Camillo (cito a braccio): "Se qualche cattolico ha da ridire sulla figura di Don Camillo, padronissimo di protestare, se qualche comunista ha da obiettare sulla figura di Peppone, può venire a prendermi a legnate, ma se qualcuno vuole dir qualcosa sul Cristo dell'Altare, non rompa le scatole, chè quello è il MIO Gesù! Roba personale!"

Ricordando queste parole - e pur rimanendo, fino a convincente prova contraria, ateo - ho deciso di crearmi un mio personalissimo Dio, un po' sulla falsariga del GFSM dei Pastafariani e molto in linea con l'enunciato di Guareschi.

Questo mio Dio Personale Vignettistico è caciarone, porta il Triangolo sulle ventitrè, gioca a dadi (barando) con l'Universo e SOPRATTUTTO detesta le ingiustizie! Ogni tanto lo prego di partecipare a qualche mia vignetta e Lui (visto che è pure un Dio Vanitoso) non si tira mai indietro! Forte, no?
Moise


Se vuoi "rigustarti" la notizia: http://bit.ly/1fxHdrt
Jenus

ROMA - PARROCCHIA DI DON BOS
La famiglia Casamonica rivendica il diritto di celebrare i funerali dei propri congiunti secondo la propria tradizione. In tutta questa vicenda tra il comico e il poco serio, spicca l'esemplare pronta e inflessibile sospensione della licenza all'elicotterista.
Uber


Funerale Casamonica nel canale di Sicilia manda in tilt traffico di barconi migranti
Dario Campagna per tv svizzera

Beppe Mora



Gava


...........................................................................................................................
Note
Uno dei manifesti appesi fuori dalla chiesa ed alcuni chiarimenti sui Casamonica dalla Wikipedia



Il clan dei Casamonica è un'organizzazione criminale presente a Roma, nei Castelli Romani e nel litorale laziale.
Alla vigilia delle elezioni comunali di Roma del maggio/giugno 2013, viene pubblicata su alcuni giornali nazionali e regionali una foto che riprende il candidato e sindaco uscente Gianni Alemanno con Luciano Casamonica, incensurato ma ritenuto uno dei boss del clan. La foto fu scattata nel settembre 2010 durante una cena nel centro di accoglienza Baobab, cena organizzata da alcune cooperative sociali impegnate nell'inserimento di detenuti e persone svantaggiate. La foto fu usata tramite i media da molti esponenti politici di sinistra, compreso il concorrente alla carica di sindaco Ignazio Marino, per criticare Alemanno, il quale pochi giorni dopo la pubblicazione di vari articoli di critica diffuse un comunicato chiarendo che a quella cena erano presenti anche l’ex capogruppo del PD Umberto Marroni con suo padre Angiolo, garante dei detenuti della Regione Lazio, Daniele Ozzimo, consigliere capitolino del Pd, e Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro del Governo Renzi, allora Presidente nazionale della LegaCoop[10]. Gli Ozzimo e Marroni verranno poi coinvolti nello scandalo Mafia Capitale.

ISIS in Palmyra

$
0
0
Palmyra
Bochicchio



I jihadisti dello Stato Islamico (Is) hanno decapitato l'archeologo siriano Khaled Asaad, capo delle antichità della storica città di Palmira, e ne hanno appeso il corpo a una colonna della piazza principale del sito patrimonio dell'umanità. Lo denuncia il responsabile del dipartimento della Antichità del regime siriano, Maamoun Abdulkarim, spiegando l'archeologo di 82 anni aveva lavorato negli ultimi 50 come responsabile del sito di Palmira.
Il sito archeologico, che si trova nella Siria centrale, è stato conquistato dall'Is il 21 maggio dopo il ritiro dell'esercito di Bashar al-Assad, ma non si conosce la reale entità dei danni provocati dai miliziani alle rovine.

In tutte le città italiane nei musei e nelle istituzioni culturali sono state esposte bandiere a lutto, per onorare Khaled Al Assaad ed esprimere il rifiuto e l'esecrazione della ferocia assassina dell'Isis






IS in Palmyra
BY RIBER HANSSON, SYDSVENSKAN  -  7/9/2015


IS Destruction   Paolo Lombardi
Islamic State and world heritage.
11 Jun 2015



Danger on Palmyra   Alfredo Martirena
Danger on Palmyra
17 May 2015


ISIS IN PALMYRA
BY MARIAN KEMENSKY, SLOVAKIA  -  5/21/2015 1

*

Buona scuola a tutti!

$
0
0
Angeleri Giuseppe
di Fabio Magnasciutti



'Angeleri Giuseppe' inizia al minuto 14:42

ANGELERI GIUSEPPE
No, adesso non dico che uno non deve pi? per carit?.
Non dico nemmeno che bisogna eliminare il rispetto, l? educazione, il calore, no!
Casomai rendere tutto meno formale, meno finto. Naturalizzare i rapporti fin dai primi contatti collettivi.

(Campanello)
[voce fuori campo:] I signori insegnanti sono pregati di adeguarsi alle indicazioni etiche e morali suggerite dalla riforma ministeriale che entra in vigore a partire dal presente anno scolastico. (Campanello)

[All? interno di una aula scolastica:]
(Schiamazzi)
Buongiorno ragazzi. Anzi ciao!
S?, s? va bene mi piace, fate pure, parlate, parlate, s? capisco, e s? s? certo?
Io sono Alberto, Alberto Vannucchi, il vostro nuovo maestro. Vi accorgerete subito che con me? tutto diverso.
Niente autoritarismo, sono qui per lavorare su richiesta anzi per imparare, s?, per imparare con voi. Tra di noi ci sar? un rapporto di lavoro collettivo e di amicizia.
Scusate se faccio l? appello, so che sono cose superate ma? per loro, s?,? per loro, non si pu? fare a meno di una certa prassi. Non si pu? fare a meno di una certa prassi anche se tutti sappiamo che? una formalit?, eh!?
Dunque allora cominciamo eh:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente!

Tutti Angeleri Giuseppe. Bella questa. No,? geniale, s?, molto spiritosa, s? s?.
No scusate io devo fare l? appello, non? che ci tenga particolarmente per carit?, ma proprio per conoscerci, insomma per sapere chi siamo.
Allora dai, da capo di nuovo. Dunque, allora:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente!

Uhm, uhm, uhm? No, adesso non so cosa fare, s?. Voglio dire ho capito siamo tutti uguali, giusto, giusto, oppure non sappiamo bene chi siamo, meglio, s? s? infatti?
No ma adesso? cio? l? appello? io per esempio sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Alberto Vannucchi". "Presente!", cio? l? appello? che uno ti chiama e tu: "Presente".? chiaro, dai, dai.
Allora, dunque, da capo, su su ragazzi, dai, dai, dunque:
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Presente? Sono io Angeleri Giuseppe?
(Schiamazzi)
? no ragazzi, no, no?
Silenzio per Dio!
Oh. Lo volete capire? Sar? pi? chiaro. Io sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Angeleri Giuseppe" e io: "Presente!", subito? no io non sono io?
No ragazzi, vi prego, adesso io chiudo il registro, ecco il registro non c? pi?, lo metto via. Ecco non siamo neanche pi? a scuola, non siamo neanche in cla?, siam, siam? siamo fra amici.
Adesso io vi supplico, vi scongiuro, ditemi chi? Angeleri Giuseppe?

[Coro di bambini:] Sono io Angeleri Giuseppe?
(Schiamazzi)
? no, no, no?
No ragazzi, no!
Sono io Angeleri Giuseppe. Sono io,? ora di dirlo. Sono io, prima o poi doveva venir fuori certo.
Sono io Angel? Sono io!
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.

[Coro di bambini:] Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.

Giorgio Gaber


Milano, Palazzo Reale: "Giotto l'Italia"

$
0
0

La mostra, posta sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio della Regione Lombardia, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e dalla casa editrice Electa. Il progetto scientifico è di Pietro Petraroia (Éupolis Lombardia) e Serena Romano (Università di Losanna) che sono anche i curatori dell’esposizione.

La mostra, con allestimento di Mario Bellini, ha un motivo particolare per essere realizzata in Palazzo Reale: esso infatti ancora ingloba strutture del palazzo di Azzone Visconti, ove, negli ultimi anni della sua vita, Giotto venne a realizzare due cicli di dipinti murali, oggi perduti.

Il titolo, "Giotto, l’Italia", intende appunto sottolineare il ruolo rivoluzionario del pittore fiorentino chiamato da cardinali, ordini religiosi, banchieri, dal re di Napoli e dal signore di Milano, in molti luoghi e città d’Italia. Giotto infatti ovunque si sia trovato a lavorare ha avuto la capacità di attrarre fortemente le scuole e gli artisti locali verso il suo stile innovatore, cambiando in modo definitivo i tragitti del linguaggio figurativo italiano.






Polittico Baroncelli si ricongiunge al Dio che rientra da San Diego!
foto Cipolletta Raffaele

La mostra a Palazzo Reale riunisce 14 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in una esposizione. Ognuno di essi ha provenienza accertata e visualizza quindi il tragitto compiuto da Giotto attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività.

Si attraverseranno dapprima le sale dedicate alle opere giovanili: il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’altar maggiore, attorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare. La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro. Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano.
Accanto al polittico è esposto, evento straordinario, il frammento affrescato con due teste di apostoli o Santi, proveniente dalla basilica di San Pietro, opera di Giotto anch’essa commissionata dal Cardinal Stefaneschi.
Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro, che precedono di poco le sue opere milanesi nel palazzo di Azzone Visconti: il polittico Baroncelli dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, che grazie a questa mostra verrà temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California e il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone.
Prestiti così straordinari si devono alla collaborazione lungimirante di istituzioni e proprietari, tra cui un ruolo determinante è stato quello dei Musei Vaticani, e al supporto scientifico e tecnico di molti uffici e istituti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

****

****
I grandi capolavori di Giotto a Milano, il backstage della mostra

Dal sito del Ministero dei Beni Culturali:
Giotto, l’Italia è il grande evento espositivo che concluderà il semestre di Expo 2015 a Palazzo Reale di Milano.

La mostra propone al pubblico cosmopolita dei visitatori di Expo di incontrare i grandi capolavori dell’artista
fondatore della cultura figurativa italiana, riunendo 13 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali
 prima esposta a Milano. 

Una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in una esposizione. Ognuno di essi ha provenienza
 accertata e visualizza quindi il tragitto compiuto da Giotto attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni
 di straordinaria attività.
Redattore: RENZO DE SIMONE

Informazioni Evento

Data Inizio: 02 settembre 2015
Data Fine: 10 gennaio 2016
Costo del biglietto: 12,00 euro; Riduzioni: 10,00 euro
Prenotazione:Nessuna
Luogo: Milano, Palazzo Reale
Orario: lunedì: 14.30-19.30;
martedì, mercoledì, venerdì e domenica: dalle 9.30 alle 19.30;
 giovedì e sabato: 9.30-22.30
Telefono: 02 92800821
E-mail: info@milanoguida.com
Sito web: http://www.mostragiottoitalia.it/

Dove

Palazzo Reale
Città: Milano
Indirizzo: Piazza del Duomo, 12
Provincia: MI
Regione: Lombardia



Nota sull'allestimento:

La luce di Giotto tra penombra e altari di ferro
di Mario Bellini
Giotto in mostra a Palazzo Reale di Milano? Una bella sfida. Perché richiede di immaginare
una “messa in scena” dinamica della sua vita e delle sue opere.

Teatro. Una sequenza di stanze, spaziose e “palaziali” fin che si vuole, ma intrinsecamente
estranee allo spirito e all’aura degli edifici di culto per cui i capolavori di Giotto furono
concepiti.

Copione. La vita di successi e grandi commesse di un artista che anticipa il Rinascimento
italiano, chiamato a lavorare da Papi, prelati e benefattori in tutta Italia, tra Padova, Firenze,
Assisi, Roma, Napoli.

Protagonisti. Cinque maestosi polittici da altare (di cui due bifacciali) policromi su fondo
oro, due Madonne, Dio Padre in trono, frammenti di affreschi strappati.

Scenografia. Non trattandosi di un vero teatro, il Palazzo Reale è trasformato per divenire
teatro totale, luogo di incontro e scambio tra gli spettatori (noi) e i personaggi (le opere di
Giotto) con la forza di due poderose macchine sceniche: la luce, in tutte le sue manifestazioni
che includono anche penombra, ombra, oscurità e controllo dei riflessi e del colore. La luce,
dunque, e una materia primigenia: il ferro vivo che si ossida durante la laminazione a 1200
gradi, divenendo elemento nobile, unico e solo a fare da sfondo, incastonatura, basamento
solido che allude agli altari e a fare da superficie connettiva di opera in opera, di scena in
scena, di stanza in stanza, lungo i nostri passi, sotto i nostri piedi.
Nessun colore, nessun tessuto, nessun legno, nessuna morbidezza, nessun marchingegno di
supporto.
Silenzio. Parla la pittura di Giotto, ci guida la luce, ci sorregge il ferro.


Architect
Mario Bellini Architects

Design Team
Mario Bellini  with Raffaele Cipolletta

Project Team
Francesco Savoini

Consultants
Graphic Design: Tassinari / Vetta, via Rossini, 16 Trieste 
Curators: Pietro Pietraroia, Serena Romano

Exhibition fit out
Articolarte S.r.l., Via Delle Marmorelle nuova, 502 Laghetto di Monte Compatri (Roma)

Lighting 

Reggiani Illuminazione S.p.a., Viale Monza, 16 Sovico (MB)

The exhibition, sponsored by the Ministry of the Heritage, Cultural Activities and Tourism and the City of Milan–Culture, and devised by Éupolis Lombardia to a scholarly project by Pietro Petraroia and Serena Romano, who are also the curators, it is produced and organized by Palazzo Reale and the publishing house Electa. The exhibition is an outstanding chapter in Expoincittà, the calendar of events part of the city’s cultural life during the Expo semester. Giotto, l’Italia is the major exhibition that will conclude the semester of Expo 2015 at the Palazzo Reale in Milan.
The exhibition offers the cosmopolitan public of visitors to Expo the opportunity to view the great masterpieces of the founder of Italian figurative culture, Dante Alighieri’s alter ego in the field of painting, bringing together 13 works, mostly on panel, none of which have ever been exhibited in Milan before. A sequence of masterpieces never presented in a single exhibition.
The provenance of each is established so that together they document Giotto’s travels through the Italy of his time during some forty years of outstanding achievement.
The exhibition is guided by a prestigious Scholarly Committee comprising the directors of Italian institutions that over the years not only have contributed to the preservation and protection of Giotto’s works, but have also to a very remarkable degree enlarged our knowledge and scholarly and technical understanding of the master’s painting, with internationally significant and advanced studies and contributions.
The Committee consists of the president Antonio Paolucci and Cristina Acidini, Davide Banzato, Giorgio Bonsanti, Caterina Bon Valsassina, Gisella Capponi, Marco Ciatti, Luigi Ficacci, Cecilia Frosinini, Marica Mercalli and Angelo Tartuferi.

The exhibit design is by Mario Bellini.
http://www.bellini.it/exhibitions/Mostra_Giotto.html

Giotto, l'Italia
2.9.2015 – 10.1.2016
Palazzo Reale, Milano

L'ultima foto di Aylan scuote L'Europa.

$
0
0

The E.U. Reacts to Images of a Drowned Syrian Boy
SEPT. 3, 2015
Chappatte


Drame migratoire : l’image de la honte

Family of Syrian boy washed up on beach were trying to reach Canada in The Guardian.
Elchicotriste


...
Luc Descheemarker



Europe in shock
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS - 9/4/2015

Così la foto di Aylan sulla spiaggia ha rotto il muro dell’indifferenza
Il suo corpicino ha rimesso il tema dei profughi siriani in cima all’agenda europea
MARIO CALABRESI
La domanda di ieri era se si può pubblicare la foto di un bambino morto sulla prima pagina di un giornale, in apertura di un sito o se immagini così toccanti e intime siano da condividere su Facebook e Twitter. C’è stata grande discussione, a prevalere sono stati i sì, ma subito si è affacciata un’altra domanda, quasi sconsolata: «Ma servirà poi a qualcosa?». Sarà utile a smuovere mesi di immobilismo, opinioni pubbliche e governi che hanno tollerato una guerra che finora ha fatto 240mila morti? A questa seconda domanda la maggioranza delle persone aveva la risposta pronta: «No».

Invece qualcosa sta succedendo: l’immagine di Aylan Shenu immobile sulla spiaggia, con la maglietta rossa e i pantaloni corti, sta rompendo il muro dell’indifferenza. Sta riuscendo a rimettere il tema dei profughi siriani in cima all’agenda europea, è riuscita nel miracolo di smuovere il premier inglese David Cameron, inflessibile fino a ieri di fronte all’ipotesi di una redistribuzione dei profughi.

«È come Sarajevo nel 1995», ha detto ieri sera il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate Usa, secondo cui la foto del bambino sta avendo lo stesso effetto delle immagini dell’attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo dell’agosto del 1995, che spinse all’intervento della Nato. Perché per ognuno di noi valgono le persone non i numeri, perché dire «240mila morti» è come non dire nulla, le cifre sono astratte e difficili da immaginare, e allora una sola vita può fare la differenza. Ma oggi vale la pena di ricordare Aylan insieme a suo fratello Galip da vivi, mentre ridevano spensierati insieme al loro pupazzo.


New World Map Rafat Alkhateeb
An already iconic image of a drowned Syrian boy shows us our humanity.
03 Sep 2015 The Cartoon Movement
http://www.cartoonmovement.com/cartoon/23058
-

-

Schengen Wolf
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM - 9/4/2015
-

-

-
BrianAdcock- The Indipendent


autore anonimo raffiguraAlyan come Handala, il personaggio creato dall'artista palestinese Naji al-Ali.



Refugee Crisis Tjeerd Royaards
Will the death of Aylan Kurdi change anything?
04 Sep 2015



Ecco come avrebbe dovuto finire il suo viaggio
fonte


Caro Alyan,
                    era da un po’ che volevo scriverti, ma solo dopo aver visto la tua foto, ho capito che dovevo farlo subito e che come sempre ero già troppo in ritardo.
Forse tu non lo sai, ma oggi sei diventato “famoso”, fino a ieri no, oggi invece la tua immagine ha fatto il giro del mondo e migliaia e migliaia di persone parlano di te, sanno chi eri, cosa facevi e perchè eri su quella maledetta spiaggia. Strano destino quello dei miserabili della terra, interessano solo quando non ci sono più. E così anche a te è toccata questa sorte.
Oggi molti dicono sia colpa di Dio se tu sei morto. Che se Dio esistesse queste cose non succederebbero, negandone di fatto l’esistenza. Non lo so. Qualcuno dice che è colpa della guerra, che obbliga persone come il tuo papà a mettersi in moto per non cedere alla rassegnazione. Qualcuno invece dice che la colpa è proprio di chi come tuo papà si mette in movimento. Qualcuno dice che la colpa è di stati egoisti che non permettono a chi scappa come te di trovare riparo, al sicuro. Addirittura un primo ministro di uno stato Europeo dice che dovremmo ringraziarlo perché lui impedendo a quelli come te di entrare sta salvando le radici cristiane dell’Europa. Sai Alyan cosa penso, che forse sia a me che a te, di chi sia la colpa della tua morte, ora che hai chiuso gli occhi supino su quella spiaggia di Bodrum, interessa poco. Credo però, anzi ne son certo, che se Gesù Cristo tornasse davvero a scendere sulla terra, si metterebbe proprio accanto a te, lasciando ad ogni inquisitore lanciare i suoi sassi contro il vento fino ad accorgersi che gli unici che dobbiamo accusare della tua morte siamo noi stessi e non altri.
Ps: quello nell’immagine è Papa Stratis, monaco ortodosso greco che in questi decenni ha accolto presso la sua isola migliaia di profughi in fuga dalla Siria e da altri paesi, anche lui come te è deceduto proprio ieri e credo questa immagine sia meglio di tante altre parole. (immagine di John Antòno)
Alberto Pighini


Benvenuto
Mana Neyestani



Marco Careddu

...al piccolo Aylan e a tutti i bambini inghiottiti dal mare.
Perazzoli

La legge
CeciGian




L'ONU QUESTA SCONOSCIUTA

Ma che fa l'ONU ?
Non vede?
Non sente ?
Non parla ?

(votabile su CARTOONMOVEMENT)
http://humour-ugb.blogspot.it/2015/09/lonu-qesta-sconosciuta.html

- - - - - - - - - 


Viewing all 1812 articles
Browse latest View live