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Parmigianina DOP

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 20/11/2020

Parmigianina DOP

© GIO Maria Grazia Quaranta



Mi ha fatto la mia mamma

Persone male informate

o più bugiarde del diavolo

dicono che tu sei nata

sotto a una foglia di cavolo.

Altri maligni invece

sostengono senza vergogna:

Sei venuta al mondo

a bordo di una cicogna.

Se mamma ti ha comperato

come taluni pretendono

dimmi: dov’è il negozio

dove i bambini si vendono.

Tali notizie sono

prive di fondamento,

ti ha fatto la tua mamma

e devi essere contenta.

(Gianni Rodari)


Ben arrivata Nora Beatrice! 💖😍

Auguri piccola di una vita felice piena di soddisfazioni ed anche un po' di Humor 😉


Le scuse del ministro Dario Franceschini al Museo del Fumetto WOW di Milano

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Il ministro Dario Franceschini ha telefonato nei giorni scorsi direttamente al direttore del nostro museo WOW e presidente della Fondazione Franco Fossati. Il contenuto della telefonata è ben sintetizzato nel tweet che il ministro ha inviato subito dopo. Luigi F. Bona e la Fondazione stanno inviando un comunicato stampa che va nella stessa direzione ed esprime la speranza che lo spiacevole incidente segni invece l'inizio di una buona collaborazione tra la nostra realtà (e con essa l'intero mondo del fumetto e il suo intorno) e il Ministero che tutela i Beni e le Attività culturali, risolvendo con il buonsenso tanti nodi burocratici. +

  Coronavirus, Franceschini: altri 17 milioni per il ristoro dei musei non statali, incluse realtà finora non beneficiarie e fondi anche per il Museo del Fumetto di Milano 
 Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha firmato un decreto che destina ulteriori 17 milioni di euro per il ristoro dei musei non statali e soddisfare così integralmente tutte le richieste di ristoro pervenute. Prosegue così l’azione di sostegno nei confronti di importanti istituzioni culturali private fortemente danneggiate dall’emergenza sanitaria includendo diverse realtà finora escluse, tra le quali il Museo Fumetto di Milano, spazio WOW. “I fumetti sono arte e il MiBACT in questi anni ha sempre lavorato per valorizzarli”, ha dichiarato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, anticipando il provvedimento e ribadendo così il proprio impegno nel riconoscimento di una forma di espressione culturale e creativa. Prosegue in questo modo il percorso avviato nel 2018 con il progetto Fumetti nei Musei, che ha portato alla realizzazione di una collana di 51 albi in cui alcuni tra i principali fumettisti italiani hanno raccontato, con tratto creativo e originale, diversi musei statali e ha dato vita al primo Fondo statale del fumetto, custodito all’Istituto Centrale per la Grafica. Fumetti nei Musei è stato anche lo spunto per la realizzazione di tre mostre dedicate al linguaggio del fumetto ed è stato anche uno tra i progetti di punta selezionati dal Ministero per gli affari esteri e la cooperazione internazionale per la XX settimana della lingua italiana, appena conclusa con successo con la realizzazione di webinar, mostre e l’invio di 1.300 copie della collana alle biblioteche degli istituti di cultura italiana nel mondo. L’azione di valorizzazione culturale del fumetto intrapresa dal MiBACT passa anche attraverso i due tavoli istituti dalla Direzione generale creatività contemporanea, per quantificare il valore delle tante manifestazioni attive in Italia, e dalla Direzione generale biblioteche e diritto d’autore, per la ricognizione del patrimonio fumettistico custodito nelle biblioteche statali. Importanti anche le azioni a sostegno delle principali fiere del fumetto che si svolgono in diverse città italiane e ciò che si sta facendo per verificare gli impatti della pandemia su di un comparto articolato in diverse professionalità, al fine di poter sostenere tutti coloro che partecipano alla realizzazione di un fumetto. Infine, il MiBACT partecipa con un finanziamento la realizzazione del museo del fumetto di Lucca. Roma, 
13 novembre 2020 Ufficio Stampa MiBACT


Ma cosa era successo: 

 Lo spiega il direttore Luigi Bona:
Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra tra i musei e luoghi della cultura che espongono beni culturali" in quanto "luogo espositivo di cose prive della qualità di bene culturale" (alla faccia di tutti i nostri riconoscimenti anche formali, in barba alla Regione Lombardia e al Comune di Milano, e con un bel messaggio per tutte le realtà culturali italiane - come gli Uffizi - che evidentemente si stanno sbagliando). Quindi non abbiamo possibilità di fruire del minimo Fondo emergenza (questa è la sostanza della dichiarazione) stanziato in agosto dal Ministero. Siamo comunque solidali con le altre realtà in difficoltà anche se fruitrici di quel contributo.

Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra...

Pubblicato da Luigi F. Bona su Domenica 8 novembre 2020
La notizia è stata ripresa da tanti giornali e tv, le proteste sono state tante e così per fortuna il ministro è intervenuto e la questione si è risolta. 

Si perchè i fumetti sono arte. 

“Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese” scrisse una volta Umberto Eco

 Umberto Eco fu uno dei primi ad analizzare in modo approfondito, con i suoi pro e contro, il fumetto, arrivato ad essere considerato col tempo la nona arte. Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore italiano scomparso recentemente, ha lasciato in eredità ai posteri milioni di spunti di riflessioni e, con la sempre più crescente popolarità del fumetto, è impossibile non prendere in considerazione il saggio “Il mito di Superman”, contenuto nella raccolta Apocalittici e Integrati. Già nel ’64 Eco, analizzando attentamente quello che era al tempo la figura iconica dei supereroi (Superman) e contestualizzandola con i bisogni, gli usi e i costumi di una società inevitabilmente in fase di cambiamento, riuscì a carpire la grande potenzialità comunicativa e a catalogare il fumetto nella concezione generale di “cultura di massa”. Analizzando Superman, alieno originario del pianeta di Kripton (dove è conosciuto col nome di Kal-El) e che vive sulla terra “camuffato” da giornalista sotto le mentite spoglie di Clark Kent, lo scrittore introduce il nuovo concetto di mito il quale, per essere tale e ben identificabile dalla società, deve avere caratteristiche divine, inserite però in un contesto comune e familiare, quotidiano. Ecco che allora il mito “scende sulla terra” e viene abbassato a livello dei comuni mortali: Clark Klent diventa così un giornalista alle prese con l’esuberante personalità della collega Lois Lane, con la quale ha un conflitto di amore-odio che gli provoca inoltre pene d’amore. Il concetto fondamentale che emerge dall’analisi di Eco è però il meccanismo inconscio che scatta nella massa, dettato dalla cognizione del tempo che le avventure supereroistiche hanno: nelle avventure non c’è nessuna continuità, perché questo vorrebbe dire “usare” il mito (il personaggio in questione), spingerlo un passo in avanti nella strada verso l’invecchiamento e la morte. Non esiste più un concetto di tempo lineare, non esiste più una programmazione del futuro poiché il flusso del tempo scorre interamente nel presente . In questo modo, la massa può essere influenzata nella decisione di qualunque azione programmata e convinta che, se avesse potuto, le azioni in questione sarebbero state comunque scelte e fatte. La critica mossa da Eco (che di fumetti fu un grande appassionato, come testimoniato dalla celebre frase “Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”) è figlia di un’analisi sociologica del tempo che, forse involontariamente (o no) ha influenzato tutti gli universi fumettistici dei supereroi. Da tempo ormai le Continuity (gli archi narrativi dedicati a ogni supereroi) sono corpose, lineari, fatte di morti improvvise e colpi di scena che dimostrano l’evoluzione di “miti” ormai rivisitati sotto un’altra prospettiva. Allo scrittore va data, oltre che la gratitudine eterna per l’apporto letterario, sociale e filosofico donato al nostro paese (e non), anche il merito di aver spianato la strada all’ascesa di un fenomeno di massa che, passo dopo passo, si è meritato l’attenzione della critica fino ad essere considerato, finalmente, la nona arte.

25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - 2020

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Grido di Donna

Gio / Mariagrazia Quaranta





Qualche tempo fa un distinto signore, fra l’altro un grande artista da cui mi sarei attesa sensibilità e compartecipazione, mi ha rimproverata di disegnare troppo spesso le donne come vittime della violenza maschile. Non ne poteva più (…lui!) di questa raffigurazione della donna come vittima, a suo dire fuori tempo, fuori contesto, perché “lui, di donne in quella situazione non ne aveva mai incontrate e anche fra le coppie di sua conoscenza, uomini e donne avevano un rapporto paritetico e solidale”.

Un po’ come se io dicessi, siccome mangio tutti i giorni, non credo che qualcuno possa morire di fame...

Inutile replicare, l’arguto e gentile signore dal machismo ben dissimulato, ha chiuso la conversazione salutando ed eliminandomi dalle sue amicizie (social). Poco male si dirà. In realtà, anche atteggiamenti di questo tipo, certo in misura diversa, sono parte del problema.

Se proviamo ad analizzare oggettivamente, dati alla mano, il dramma della violenza sulle donne, scopriremmo che in Italia, per esempio, in periodo di lockdown, gli omicidi sono diminuiti ma i FEMMINICIDI sono aumentati: è stata uccisa UNA donna ogni DUE giorni.

La violenza non è però legata all’emergenza, è strutturale.

Come spiega la filosofa Giorgia Serughetti oggi su Domani, “la violenza che colpisce ad ogni angolo del globo è una pandemia che dura da millenni. A farne le spese sono donne di ogni nazionalità, condizione sociale, livello di istruzione o professionale. A commetterla sono uomini comuni, quelli di cui il vicino di casa dice ‘salutava sempre’, o di cui i media celebrano le virtù di ‘imprenditore di successo’. (...)

La violenza sulle donne da parte dei loro “uomini normali” è anche una scelta politica.

Durante la pandemia il fenomeno della violenza contro le donne si è aggravato a causa delle misure di confinamento, ma le istituzioni si sono mosse tardi e con difficoltà. Nella Giornata internazionale del 25 novembre, il bilancio dell’anno mostra una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.”

#25Novembre #Domani #GiorgiaSerughetti #femminicidio #InternationalDayfortheEliminationofViolenceagainstWomen

MarilenaNardi #NoMoreViolenceAgainstWomen 



 



Giornata mondiale contro la violenza sulle donne International day for the elimination of the violence against women #courrierinternational #cartooningforpeace #cartooningforsolidarity

Marco De Angelis




wouldn’t it be good to be in your shoes

even if it was for just one day?

Magnasciutti


Dedicata a tutte le piccole e grandi principesse che vivono le storie scritte da altri, rinchiuse nelle torri in balia di draghi violenti e sempre in attesa di un principe che le salvi.

Dedicata alla mia bambina, perché possa scrivere da sé la sua storia e perché possa sempre trovare in sé la forza di scendere da qualsiasi torre.

#iodicono alla violenza sulle donne

Alagon



La cosa brutta delle “giornate” è che durano solo una giornata. E che molti non la rispettano neppure per 24 ore

#giornatacontrolaviolenzasulledonne #vignetta #donne #noviolenza

Lele Corvi




 Confesso di avere qualche riserva sull'efficacia di queste "giornate". 

Anche perchè ormai ogni giorno ce n'è una che ovviamente porta a far dimenticare l'argomento della precedente che invece, normalmente, dovrebbe essere ricordato in tutti i giorni dell'anno.

Ma in ogni caso voi, carissime, state sempre attente!

Gianfranco Uber



Il mio pensiero va a Marilena Nardi, una grande artista che spesso si confronta con piccoli uomini, in tutti i campi una donna di successo da fastidio a tanti maschietti anche nel mondo della satira, ma spesso si tratta di invidia.

Paolo Lombardi



#giornatacontrolaviolenzasulledonne

Averi.

Mauro Biani



Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere

Durando




Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere

Anne Derenne



#GiornataControLaViolenzaSulleDonne #femminicidi #25novembre #25novembre2020 #25Nov #panchinerosse #satiraneurodeficiente #noallaviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen #IChinson

Mario Airaghi




Mario Bochicchio



25 novembre 2020 - Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne. "Questo NON è Amore!" By Chenzo, www.chenzoart.it #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne #stopallaviolenzasulledonne #nonstozitta #25novembre #noallaviolenzasulledonne #chenzo

Lorenzo Bolzani - Chenzo.



Al di la dei sentimenti, quanti sbagli abbiamo commesso e commettiamo noi maschi...il bardo pero' gia' lo sapeva...

Tiziano Riverso

PS: la poesia molto probabilmente non è del bardo ma di un lavoro teatrale italiano ma quel che contano sono le parole, non l'autore!


Oggi è la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, obiettivo ancora molto lontano per tutti i Paesi del mondo.

Solo in Europa, 1 donna su 10 ha subito una qualche forma di violenza sessuale. Quando finirà? 

#25novembre #iolochiedo





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25 novembre 2017


25 novembre 2019

Festival di Tolentino: "La Stupidità"

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Il teatro Vaccaj di Tolentino è tornato il palco di Biumor.

 Il Festival dell’Umorismo quest’anno costretto, inevitabilmente dalla pandemia, a fare a meno della vicinanza fisica del proprio pubblico, si è esibito con due serate online. 

 Biumor, in programma sabato 28 e domenica 29 novembre con due Philoshow Web.

  Il primo, Cretinetti – Filosofia del cialtronismo all’italiana, sabato 28 novembre, ha rappresentato un viaggio nella commedia all’italiana per affrontare con leggerezza, intelligenza, e humour (sì, intelligenza e humour vanno insieme) la produzione di quel decennio di cinematografia che ha plasmato l’esistenza del cittadino italiano contemporaneo.

 La seconda è stata, invece domenica 29 novembre, 
con il Philoshow Webeti – Filosofia della stupidità 2.0.
 “I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”: è il feroce attacco di Umberto Eco al mondo del web, scagliato nel 2015 ricevendo la laurea honoris causa in Comunicazione all’Università di Torino. 
 Questo sentire sarà un prezioso spunto per il secondo Philoshow di Biumor 2020, un percorso tra discipline e arti capace di scandagliare tutte le varie sfaccettature dello stupido dei giorni nostri. Sfruttando proprio il mezzo online per riflettere sulle nuove culture digitali. Alla direttrice artistica di Popsophia Lucrezia Ercoli si sono affiancati molti filosofi ospiti.
 Il 28 novembre Tommaso Ariemma, Cesare Catà, Gabriele Ferraresi, Ilaria Gaspari, Andrea Panzavolta, Salvatore Patriarca, Simonetta Sciandivasci, Marcello Veneziani; il 29 novembre, Alessandro Alfieri, Angela Azzaro, Ugo Berti, Andrea Colamedici, Riccardo Dal Ferro, Maura Gancitano, Vera Gheno, Domitilla Pirro, Simone Regazzoni. 




 Molto belle, in pieno stile filosofico-musicale, le esecuzioni dal vivo dell’ensemble Factory, con una scaletta di brani popolari della musica italiana.
Lo spettacolo inizia dal 32 minuto.

https://popsophia.com/
https://www.biennaleumorismo.it/it/1/


PS: La vignetta del manifesto del Festival è di Jean Gourmelin, con la quale l'artista partecipò alla IV biennale dell'Umorismo dell'Arte nel 1967, e che fu menzionata per il suo forte impatto. Le due figure che sorreggono la scala vanno (paradossalmente)in direzione opposta, finendo inevitabilmente per scontrarsi all'infinito. Una scala che non porta da nessuna parte, che non viene portata da nessuna parte. Quest'anno ricorre il centenario della nascita di questo artista francese, "un vignettista di concetti, sogni ad occhi aperti e allegorie enigmatiche"(Le Monde). 

"CoVIDA", l'installazione che rende omaggio alle vittime della pandemia a New York

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L'installazione "CoVIDA" in memoria dei morti COVID-19, dell'artista Andrea Arroyo abbellisce i cancelli della Morris-Jumel Mansion, famoso Museo di New York.


La Morris-Jumel Mansion ha inaugurato a novembre una nuova installazione di arte pubblica all'aperto, CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic . L'opera  memoriale  sarà visibile al Roger Morris Park di Manhattan fino al 31 dicembre 2020.

Con il titolo di CoVIDA, l'artista  nordamericana-messicana Andrea Arroyo ha adornato le sbarre d'ingresso del Morris-Jumel Mansion Museum, come un inno alla salute e alla speranza.

Come tributo artistico alle vittime della pandemia COVID-19, CoVIDA onora le persone che sono morte a causa del virus, riconosce la resilienza della nostra comunità e riconosce il coraggio dei lavoratori essenziali ancora in prima linea.

CoVIDA è stato creato dall'artista di fama internazionale Andrea Arroyo, che vive a pochi isolati dal museo a Washington Heights. Il titolo combina la parola "COVID" con vida , che in spagnolo significa "vita". Ispirato da una serie di tradizioni provenienti da tutto il mondo, Arroyo combina più elementi tra cui figure alate stilizzate, utilizzate in varie culture per rappresentare il concetto universale di libertà; la sagoma del paesaggio urbano che celebra la guarigione della nostra città; ghirlande di fiori nel tradizionale colore cempasúchitl (il nome dato ai fiori di calendula messicani (Tagetes erecta)) del Giorno dei Morti dell'America Latina; papel picado; e ornamenti che evocano i tradizionali nastri commemorativi, alberi dei desideri, bandiere di preghiera e altari. I nastri appesi ai cancelli contengono i nomi delle vittime della pandemia,  e a questi  verranno aggiunti altri nomi, tutti quelli, che verranno ricevuti.

Il progetto CoVIDA riconosce l'impatto della pandemia e crea un'opportunità sicura per il coinvolgimento della comunità, nonché uno spazio per la riflessione e discussione. Ad oggi, oltre 500 nomi sono stati aggiunti al memoriale tramite presentazione pubblica, incluso il Community Day of Reflection. Finora, i nastri in mostra includono nomi di persone nella comunità, in tutto il paese, nonché da Messico, Turchia e Francia.

Il quartiere di Washington Heights, come altre regioni del paese, è stato devastato dal COVID-19. "A causa delle quarantene e delle rigide linee guida di allontanamento sociale, le persone non sono state in grado di riunirsi per addolorarsi come comunità, per stare con i propri cari mentre passavano o per testimoniare le dimensioni di questa tragedia in tutto il paese", ha detto l'artista Andrea Arroyo. "Oltre a riconoscere il nostro patrimonio culturale e la terra della Nazione Lenape su cui ci troviamo oggi, CoVIDA riconosce che la vita continua durante la pandemia e, mentre riflettiamo sulla devastante perdita di vite umane , guardiamo al futuro con speranza e celebriamo la vita che è qui e ora . "

L'installazione presenta un importante elemento di partecipazione del pubblico e le persone sono invitate a presentare i nomi di persona e virtualmente dei propri cari persi a causa della pandemia per tutta la durata della mostra. Le candidature possono essere presentate in loco presso la Morris-Jumel Mansion e sul terreno di Roger Morris Park, nelle località satellite della comunità e virtualmente compilando un modulo situato su morrisjumel.org/covida .

A proposito della Morris-Jumel Mansion

Morris-Jumel Mansion (1765) è la più antica casa rimasta a Manhattan, un sito storico che ha assistito all'evoluzione di Uptown da campagna rurale a dinamica comunità multiculturale. Attraverso visite ai siti storici e programmi educativi, il museo colloca l'edificio, i suoi dintorni e le collezioni nel contesto dell'evoluzione della vita americana. Morris-Jumel Mansion cerca di servire come risorsa culturale per i newyorkesi, i turisti nazionali e i visitatori internazionali. The Mansion ha una relazione di lunga data con l'arte contemporanea e ha messo in mostra il lavoro di artisti locali e di fama internazionale, come Yinka Shonibare, Felix Gonzales-Torres, Talia Greene, Felipe Galindo, Rachel Sydlowski e altri entrambi nella Mansion e per motivi di Roger Morris Park.

 


Informazioni sull'artista

Il lavoro di Andrea Arroyo esamina i temi della giustizia sociale, tra cui l'immigrazione, la discriminazione di genere e razziale e la crisi ambientale, con un'attenzione particolare al loro impatto sproporzionato sulle donne. Attualmente sta esaminando l'impatto della pandemia sulle comunità Black e Latinx, nonché le dinamiche dell'immigrazione a New York City. Arroyo è un' artista pluripremiata. Il suo lavoro è in collezioni private e pubbliche in tutto il mondo (tra cui The Library of Congress e The Smithsonian Institution). Ha ricevuto riconoscimenti sia locali che internazionali con un'ampia copertura stampa in oltre duecento servizi sui media internazionali. Le pubblicazioni includono The New Yorker (copertina), The New York Times , The International Herald Tribune e The Nation . Per ulteriori informazioni visitare www.andreaarroyo.com .


Contatto: Shiloh Holley, direttore esecutivo, 212-923-8008, sholley@morrisjumel.org .



NYC Museum Unveils Living Memorial to Those Lost to COVID-19

The installation "CoVIDA" by artist Andrea Arroyo graces the gates of the Morris-Jumel Mansion


(New York | November, 2020) The Morris-Jumel Mansion opened a new, outdoor public art installation, CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic, this month. The living memorial will be on view at Manhattan’s Roger Morris Park until December 31, 2020. 


As an artistic tribute to the victims of the COVID-19 pandemic, CoVIDA honors the people who have passed away from the virus, acknowledges the resilience of our community, and recognizes the courage of essential workers still on the front lines. 

CoVIDA is created by internationally-recognized artist Andrea Arroyo, who lives a few blocks from the museum in Washington Heights. The title combines the word “COVID” with vida, meaning “life” in Spanish. Inspired by a range of traditional memorials from across the globe, Arroyo combines multiple elements including stylized winged figures, used in various cultures to represent the universal concept of freedom; the silhouette of the cityscape which celebrates the healing of our city; flower garlands in the traditional cempasúchitl color of Latin America’s Day of the Dead; papel picado; and adornments that evoke traditional memorial ribbons, wish trees, prayer flags and altars. Ribbons incorporated into the piece feature names of pandemic victims, submitted by the public for inclusion in the living memorial, which will continue to  expand, as more names are received.

The Morris-Jumel Mansion  presents CoVIDA on the gates and fence of the museum’s grounds - the original site of the historic 1765 home and Manhattan’s oldest surviving residence. Shiloh Holley, Executive Director at Morris-Jumel Mansion, relays that this property and its former inhabitants have witnessed and withstood other national trials and tragedies for centuries, ranging from displacement, wars, financial crashes, natural disasters, terrorist attacks, and the present day COVID-19 crisis. “The grounds of the Morris-Jumel Mansion, which formerly comprised 130 acres, is a fitting place to display CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic, as a testimony to the resilience of the people of New York City to survive and surmount tragedy and sorrow.”

The CoVIDA project acknowledges the impact of the pandemic and creates a safe opportunity for community engagement, as well as a space for reflection and intersectional conversations. To date, over 500 names have been added to the memorial by public submission including at the Community Day of Reflection. So far, the ribbons on display include names of people in the community, around the country, as well as from Mexico, Turkey and France. 

The neighborhood of Washington Heights, like other regions of the country, has been devastated by COVID-19. “Due to quarantines and strict social distancing guidelines, people have not been able to come together to grieve as a community, to be with loved ones as they passed, or bear witness to the scale of this tragedy across the country,” said artist Andrea Arroyo. “In addition to acknowledging our cultural heritage and the land of the Lenape Nation that we stand on today, CoVIDA acknowledges that life continues during the pandemic, and while we reflect on the devastating loss of life, we look to the future with hope, and celebrate the life that is here and now.”                        

The piece features an important public participation element, and individuals are invited to submit names in person and virtually of loved ones lost to the pandemic throughout the run of the exhibition. Submissions can be made on-site at the Morris-Jumel Mansion and on the grounds of Roger Morris Park, at community satellite locations, and virtually by filling out a form located at morrisjumel.org/covida.

About the Morris-Jumel Mansion

Morris-Jumel Mansion (1765) is the oldest remaining house in Manhattan, a historic site that has witnessed the evolution of Uptown from rural countryside to a dynamic multicultural community. Through historic site tours and education programs, the museum places the building, its surroundings, and collections within the context of the evolution of American Life. Morris-Jumel Mansion seeks to serve as a cultural resource for New Yorkers, national tourists, and international visitors. The Mansion has a long-standing relationship with contemporary art and has showcased the work of both local and internationally-known artists, such as Yinka Shonibare, Felix Gonzales-Torres, Talia Greene, Felipe Galindo, Rachel Sydlowski, and others both in the Mansion and on the grounds of Roger Morris Park. 

About the Artist

Andrea Arroyo’s work examines social justice themes, including immigration, gender and race discrimination, and the environmental crisis, with a special focus on their disproportional impact on women. Currently she is examining the impact of the pandemic on Black and Latinx communities, as well as the dynamics of immigration in New York City. Arroyo is an award-winning artist who has exhibited widely. Her work is in private and public collections around the world (including The Library of Congress and The Smithsonian Institution). She has received both local and international recognition with extensive press coverage in over two hundred features in the international media. Publications include The New Yorker (cover art), The New York Times, The International Herald Tribune and The Nation. For more information visit www.andreaarroyo.com.

Contact: Shiloh Holley, Executive Director, 212-923-8008, sholley@morrisjumel.org. 

Captions:  (1) Andrea Arroyo, “CoVIDA: Homage to Victims of the Pandemic,” Mixed media, vinyl, flowers, ribbons, papel picado, Morris-Jumel Mansion at Roger Morris Park, 2020. Photo: Bruce Katz; (2) The artist, hand-writing names of Pandemic victims, for inclusion in the living memorial. Photo: Andrea Arroyo


L'entusiasmo e la passione di Davor Hrvoj per il jazz e la fotografia

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Archie Shepp - Davor Hrvoj


 L'entusiasmo e la passione di Davor Hrvoj per il jazz e la fotografia

Un'intervista di Francisco Punal Suárez

Davor Hrvoj è un fervente amante del jazz ed esprime questa passione attraverso la fotografia. Il suo immenso lavoro con la macchina fotografica gli permette di catturare l'emozione, il gesto preciso dei musicisti e l'ideosincrazia di quel genere musicale.

Questo fotografo croato è nato nel 1960 a Zagabria, dove si è diplomato al liceo e ha studiato alla Facoltà di Educazione Fisica, dipartimento per insegnanti. La sua carriera nel giornalismo è iniziata a metà degli anni '80 come assistente nello spettacolo Jazz štand (Jazz stand) sulla famosa Radio 101.

Devor ha scritto innumerevoli articoli e ha realizzato numerosi programmi radiofonici e televisivi dedicati al jazz.

Avishai Cohen - Davor Hrvoj

Come giornalista freelance è membro permanente dell'Associazione dei giornalisti croati nella quale è membro del Consiglio d'onore dei giornalisti, dell'Unione musicale croata, della Società croata dei compositori e dell'Associazione croata degli artisti indipendenti.

Nel 2010, ho ricevuto una targa speciale da Hrvatske blues snage (Croatian Blues Forces) per molti anni di promozione sistematica della musica blues. Nel 2015, per decisione del Ministro della Cultura polacco, gli viene conferita la medaglia Zasłużony dla Kultury Polskiej (Merito per la cultura polacca).

Ha pubblicato i libri "Jazz Reflections" (Radio 101, 2001), "Jazz Connections" (Menart, 2010), "Jazz Vibrations" (Menart, 2011) che coprono conversazioni con famosi musicisti jazz e le loro fotografie, e "Life as a Jam Sessione - autobiografia di Boško Petrović ”(Menart, 2012) - autobiografia del più importante musicista jazz croato, grande amante e combattente per il jazz in Croazia, Boško Petrović.

Del suo amore per il jazz e la fotografia e della sua sensibilità nel catturare i momenti più acuti, stimolanti e forse più ricchi delle performance dei musicisti, Davor ci parla in questa intervista esclusiva per Fany Blog.


Quando hai mosso i primi passi nella fotografia? A che età?

Ben Williams - Davor Hrvoj

Ho iniziato ad ascoltare musica jazz da studente delle superiori e mi sono subito innamorato di quella musica e ho iniziato a frequentare concerti jazz nella mia città natale di Zagabria e in Croazia, oltre che in Slovenia e Serbia. Nel 1979, quando avevo solo 19 anni, sono andato a un festival jazz in Austria, e poi ad altri festival in tutta Europa. Dopo diversi anni di intensi viaggi ai festival jazz in Europa, a metà degli anni '80 ho comprato la mia prima macchina fotografica di qualità superiore. Era a L'Aia dove ero al North Sea Jazz Festival. Ho fatto l'autostop, due giorni a L'Aia e due giorni fa, ho dormito tra i cespugli e ho mangiato torte che mia madre metteva nello zaino, ma in tre giorni del festival ho ascoltato i più importanti musicisti jazz del mondo, ho inviato rapporti per telefono al programma radiofonico. Vale a dire, l'idea originale era di registrare diapositive e più tardi alle feste con gli amici ricordiamo i concerti in cui sono state registrate quelle diapositive. Quindi non era solo durante i viaggi jazz. Ad esempio, ogni estate facevo l'autostop in giro per la Spagna e facevo foto e al mio ritorno tenevo conferenze con diapositive. Ma nel frattempo si è reso necessario girare sui negativi perché quello era lo standard per gli articoli di giornale, e in quel momento ho iniziato a pubblicare sui giornali.

 Perché ti è piaciuta la musica sin dalla tenera età?

Non so spiegare perché quella musica all'inizio mi abbia sopraffatto, ma grazie agli amici che erano un po 'più grandi di me, ed erano appassionati di musica, ero esperto di musica rock di qualità, specialmente prog-rock. Ascoltando quello stile musicale ho logicamente iniziato ad ascoltare jazz-rock, poi molta musica dalla produzione ECM, poi sono arrivato al free jazz, e poi sono partito per un viaggio verso Louis Armstrong.

Cecile Mclorin - Davor Hrvoj

 In che modo il jazz ha conquistato il tuo cuore dall'inizio del tuo lavoro di giornalista?

In effetti, il jazz è sempre stato il mio hobby oltre che la fotografia. Ho iniziato a lavorare come giornalista quando a metà degli anni '80 sono stato invitato a partecipare a uno spettacolo jazz sulla popolare stazione radio Omladinski radio, in seguito chiamata Radio 101. In seguito ho ricevuto l'invito a fare spettacoli jazz alla radio nazionale croata ea scrivere per vari giornali e riviste. A un certo punto c'era così tanto lavoro giornalistico che sarebbe potuto diventare il mio unico lavoro. Mia moglie ha detto che abbiamo il suo piccolo stipendio da insegnante e che in qualche modo sopravvivremo sempre, e che farò ciò che amo di più. Così ho deciso di fare del mio hobby il mio lavoro fisso, anche se sono sempre rimasto un libero professionista, un giornalista freelance.

Come definisci il jazz?

Non ho una definizione per il jazz, come nessun altro ha. Il vibrafonista Joe Locke mi ha detto in un'intervista: "Il jazz è una bellezza che nasce dalla sofferenza degli afroamericani!" Questa potrebbe essere una delle definizioni. Citerò ancora mia moglie che è, in effetti, una persona saggia. Ha detto: "Il jazz è quando Dizzy Gillespie dirige un'orchestra in un modo che gli fa tremare il culo!" Tutti i fan del jazz sanno di cosa si tratta. Per me il jazz è la musica dell'eccitazione, della spontaneità, della vita. Il jazz è vita! Vivo jazz e questo si riflette anche sulla mia famiglia.

Christian Scott - Davor Hrvoj

Cindy Blackman Santana - Davor Hrvoj



Davor Hrvoj's enthusiasm and devotion to jazz and photography

An interview by Francisco Punal Suárez



Davor Hrvoj is a fervent jazz lover, and he expresses that passion through photography. His immense work with the camera allows him to capture the emotion, the precise gesture of the musicians, and the ideosyncracy of that musical genre.

Davor Hrvoj - Todd Bashore


This Croatian photographer born in 1960 in Zagreb,  where he graduated from high school and studied at the Faculty of Physical Education, department for teachers.  His career in journalism began in the mid 1980s as an assistant on the show Jazz štand (Jazz stand) on the famous Radio 101. 


Devor has written countless articles and has done numerous radio and television shows dedicated to jazz.


As a freelance journalist he is a permanent member of the Croatian Journalists' Association in which he is a member of the Journalists' Council of Honor, the Croatian Musical Union, the Croatian Composers' Society and the Croatian Association of Independent Artists.


In 2010, I received special plaque by Hrvatske blues snage (Croatian Blues Forces) for many years of systematic promotion of blues music. In 2015. by the decision of Polish Minister of Culture he is awarded with medal Zasłużony dla Kultury Polskiej (Meritorious for the Polish Culture).


Diane Reeves - Davor Hrvoj

He published a books “Jazz Reflections” (Radio 101, 2001), “Jazz Connections” (Menart, 2010), “Jazz Vibrations” (Menart, 2011) covering conversations with famous jazz musicians and their photographs, and “Life as a Jam Session - autobiography of Boško Petrović” (Menart, 2012)- autobiography of Croatian most prominent jazz musician, a great lover and fighter for jazz in Croatia, Boško Petrović.


About his love of jazz and photography and about his sensitivity to capture the most acute, most challenging and perhaps the richest moments of the musicians' performances, Davor talks to us in this exclusive interview for Fany Blog.


When did you take your first steps in photography? At what age?


I started listening jazz music as a high school student and I immediately fell in love with that music and I started attending jazz concerts in my hometown of Zagreb and Croatia, as well as in Slovenia and Serbia. In 1979, when I was just 19, I went to a jazz festival in Austria, and then to other festivals all over Europe. After several years of intense traveling to jazz festivals in Europe, in the mid-1980s I bought my first more quality camera. It was in The Hague where I was at the North Sea Jazz Festival. I hitchhiked, two days to The Hague and two days back, slept in the bushes and ate cakes that my mother put in my backpack, but on three days of the festival I listened to the world's leading jazz musicians, sent reports by phone to the radio program. Namely, the original idea was to record slides and later at parties with friends we remember the concerts where those slides were recorded. So it wasn’t just on jazz trips. For example, every summer I hitchhiked around Spain and took photos, and on my return I gave lectures with slides. But in the meantime, it became necessary to shoot on negatives because that was the standard for newspaper articles, and at that time I started publishing in newspapers.


 Why did you like music from an early age?

Wayne Escoffery - Davor Hrvoj


I can’t explain why that music overwhelmed me at first, but thanks to friends who were a little older than me, and they were into music, I was versed in quality rock music, especially prog-rock. Listening to that musical style I logically started listening to jazz-rock, then a lot of music from ECM production, through that I came to free jazz, and then I set off on a journey towards Louis Armstrong.


 How did Jazz win your heart from the beginning of your work as a journalist? 


In fact, jazz has always been my hobby as well as photography. I started working as a journalist when in the mid-1980s I was invited to join a jazz show on the popular radio station Omladinski radio, later called Radio 101. Later I got an invitation to do jazz shows on the national Croatian radio and to write for various newspapers and magazines. At one point there was so much journalistic work that it could have become my only job. My wife said that we have her small teacher’s salary and that we will always somehow survive, and that I will do what I love the most. So I decided to make my hobby my permanent job, even though I always remained a freelancer, a freelance journalist.


Tom Harrell - Davor Hrvoj

How do you define jazz?


I don’t have a definition for jazz, like no one else has. Vibraphonist Joe Locke told me in an interview, "Jazz is a beauty that came from the suffering of African Americans!" That could be one of the definitions. I will mention again my wife who is, in fact, a wise person. She said, "Jazz is when Dizzy Gillespie conducts an orchestra in a way that shakes his ass!" All jazz fans know what it’s all about. For me, jazz is the music of excitement, spontaneity, life. Jazz is life! I live jazz, and that reflects on my family as well.


 Could you summarize what it has meant to you to work in organizing jazz concerts? What was the most difficult?


Organizing concerts is, first of all, easy job, because, since I have been traveling to concerts and festivals for four decades and I have met many musicians, and I have made friends with some of them and we have kept in touch and I know at any time who is on tour with which program, and the same thing is with Croatian musicians, and on the other hand is hard to do, bacause a lot of musicians call me, and unfortunately I can't invite them all to Zagreb.


 Is Croatia a country that admires jazz? Is there an audience for this musical genre?


I'm not happy with the number of audiences, there are less than before, but those who come to the concerts are well versed in jazz.

Gonzalo Rubalcaba - Davor Hrvoj


Please tell me about how you have taken these photos of jazz musicians.


At a concert I like to sit in the front row so I can study the musicians, their gestures, their character. I also like to wait for the end of the concert and only then take photos, when the musicians are completely sweaty, when they lose control of their actions, when they unconsciously reveal their character. Also, since I know a lot of musicians, sometimes our eyes meet and it’s a good opportunity to trigger. I try to take photos from which the viewer will feel the personality of the photographed musician.


 Technically, what camera do you use, and what lenses?


Then in The Hague I bought an Olympus OM 10 body, an Olympus normal lens and a Tokina 70-210 telephoto lens, all second hand. Very quickly I bought another body, also an Olympus OM 10, also second hand. Later I switched to a digital camera, again Olympus with an Olympus telephoto lens, and today I use a Pentax K 70, a normal Pentax 50mm lens, a Pentax telephoto lens and a Sigma wide angle lens.


 What Jazz Festivals have you attended have motivated you the most?

Why? 


One of my favorites is Jazzwoche in Burghausen, Germany, a festival I’ve been going to for years. There, in a relaxed and stimulating atmosphere, I listened to the world's best jazz musicians, took great photos, did a lot of interviews with jazz stars, listened to unforgettable jam sessions in a jazz club, made wonderful friendships ...


Jazzmeia Horn - Davor Hrvoj

For which musician do you have the greatest predilection?


My best friend from the world of jazz is Charles Lloyd who was named the best tenor saxophonist in the world this year in DownBeat magazine. In fact, it grew into a family friendship. I did my first interview with him. In addition, I adore his music which is close to my sensibility. He is the most refined jazz musician, God’s gift. I also adore the music of Charles Mingus which is extremely exciting. I feel like I could fly on the wings of his music.


What topics do you cover in your published books?


One of the books is actually the autobiography of our most famous jazz musician Boško Petrović, which I wrote using interviews I did with him. The remaining three are books of interviews with jazz stars such as Herbie Hancock, Sonny Rollins, Dave Brubeck, Cassandra Wilson, Ornette Coleman, Wynton Marsalis, Arturo Sandoval and others.


What are you currently working on?

John Scofield - Davor Hrvoj


I used this time of isolation to sort photos and prepare new exhibitions, as well as to translate new interviews and prepare new books. I am currently preparing material with more than 100 interviews for a book of more than 1,000 pages, and with each interview I have a photo of that musician that I took. Since that’s too much for one book, the plan is to publish 2 new books.


 Of the photos you sent me, which ones do you like best? Why?

Tom Harrell - a relaxed hand holding a trumpet, and the trumpet is lowered at the feet ... Although the person's face is not visible, his character can be recognize, and jazz connoisseurs will know that it is Tom Harrell.

Wayne Escoferry - was filmed from behind so it’s hard to recognize who it is, but that conductor’s gesture reflects the drama, the ecstasy, the movement, the moment the conductor sends a suggestive message to the orchestra. Also, the white dots in the background suggest as if he is conducting the stars.


Dave Liebman - Davor Hrvoj

Shoji Hano - Davor Hrvoj

Il "Grazie di Cuore" di Silver agli operatori sanitari

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Grazie di cuore! 💙
“Vorrei saper fare il mio mestiere come voi state facendo il vostro. Avete tutta la mia ammirazione.” — Silver

Il biglietto di Biembi by Lupo Alberto sarà recapitato in questi giorni a più di 300 strutture ospedaliere per dare il nostro grazie più sentito ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e a tutti coloro che, dall’interno degli ospedali, sono impegnati in prima linea in questa battaglia e che ogni giorno lavorano per noi!




Mentre Alberto e Enrico sono fuori a combattere il virus, noi restiamo a casa!

(A parte gli scherzi, un ‘grazie’ infinito a coloro che il virus, là fuori, lo stanno combattendo davvero ❤️)

Silver



5 dicembre, giornata del volontariato.

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once in a lifetime

Fabio Magnasciutti


"Il volontariato è l'espressione dell'Italia migliore. Un mondo fatto di associazioni e di persone che ogni giorno si dedicano agli altri con generosità e senza chiedere nulla in cambio. L'impegno dei volontari nell'assistenza ai poveri, ai malati, ai disabili, nei soccorsi e ovunque ci sia bisogno, è un contributo irrinunciabile per il nostro Paese. Senza di loro anche le conseguenze della pandemia sarebbero state ancora più dolorose. Sono e sarò sempre una sostenitrice del volontariato e di quell'Italia dell'altruismo che contribuisce al progresso della collettività e ci aiuta a costruire la speranza nel futuro".

Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione della Giornata Mondiale del Volontariato.




Giornata del volontariato, e anche del suolo.

https://gianloingrami.blogspot.com/2020/12/volontariato.html

#volontariato #suolo

Gianlo


I volontari 

Athos


Heroes 
Agim Sulaj


Troppo spesso, presi dai nostri... "impegni..." ci dimentichiamo di Chi è meno fortunato di noi...
GRAZIE! GRAZIE! ❤ a Tutti/e Coloro ❤ che si 'spendono' in dare una mano, un aiuto a Chi ogni giorno ha bisogno.
GRAZIE!

( "Pace in Terra a gli Uomini di >> 'BUONA VOLONTA''" ) - cit. -
#5dicembre #giornatainternazionaledelvolontariato #volontariato #aiuto #help #collaborazione #solidarietà #povertà #bisogno #mikecomics







Ciao Lidia

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Ciao Lidia

GIO


“Balzare fuori con il petto offerto al piombo nemico” viene consigliato da chi sta seduto bene al caldo, ma sei tu che offri il petto: tu sei in trincea e loro restano a scrivere a casa. Noi volevamo “resistere”»

 Lidia Menapace 💓


Addio Lidia Menapace, la staffetta partigiana che fu pacifista in guerra.

È morta stanotte nella sua Bolzano: solo il Covid l’ha piegata, in gioventù è sfuggita più volte ai nazisti e ai fascisti. Ex senatrice, è stata comunista, giornalista, femminista.




Ciao #Lidia 🌹

Vauro


Lidia Menapace, la staffetta partigiana strenua combattente sempre in difesa d’un ideale, questa volta non ce l’ha fatta. La sua presenza ci mancherà, ma non il suo spirito! Così Carlodicamillo Cadica, in arte Cadica. Ca DiCa #lidiamenapace #staffettapartigiana #anpi #partigianasempre #rip #satira #vignette


Lidia Menapace ci ha lasciato, ma non senza passaggio della guardia... Così Nicoletta Santagostino, in arte Nicocomix Nicoletta Santagostino #lidiamenapace #anpi #staffettapartigiana #antifascismo #resistenza



* *




Quando nel 2015, fu deciso di pubblicare il libro "Festa d'Aprile" da parte di Chiara Tempesta Cazzato per rendere omaggio al 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo; fu un momento di grande partecipazione e di grandi ed emozionanti esperienze di molta parte degli autori, girando l'Italia per presentare il libro di piccole storie partigiane scritte e disegnate. In quell'anno, spesso abbiamo avuto l'occasione di incontrare chi aveva realmente partecipato in prima persona a fare "la grande Storia"; in questo caso ci fu l'incontro con la piccolagrande staffetta partigiana Lidia Menapace, di cui conserveremo il ricordo commovente della sua indomita presenza e fermezza .Oggi più che mai, "Ora e sempre W la Resistenza!"
Luana Valle Alice Merlo Tiziano Riverso Sergio Negri Vittorio Forelli



PARTIGIANI E NO, LIDIA MENAPACE  
Non appena ho saputo che Lidia Menapace, colpita dal Covid, è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale di Bolzano, ho scartabellato nel mio archivio. Ho ritrovato un articolo pubblicato in seconda pagina il 7 luglio 1968 dall’Unità, quotidiano del Partito comunista italiano, all’epoca diretto da Maurizio Ferrara ed Elio Quercioli. L'articolo, firmato Gianfranco Fata, dà notizia dell'addio della dirigente Dc Lidia Menapace al suo partito e illustra brevemente le motivazioni dello strappo. Un gesto di coraggio che sarebbe costato a Menapace il posto di docente alla Cattolica di Milano e le cariche nella Democrazia cristiana. Una scelta morale dettata dalle sue convinzioni e maturata nell'anno in cui non ci si poteva permettere il lusso di tentennare. 
Sullo stesso giornale, poco più di un mese dopo, l'alto dirigente del Pci Giorgio Napolitano, si piegherà contorcendosi alla ragion di Stato mettendosi la coda tra le gambe. Dello Stato sovietico, non italiano. Balbettando impercettibili obiezioni, approverà infatti l'invasione di Praga da parte dei carri armati del Patto di Varsavia. Il futuro presidente della Repubblica italiana non aveva ancora imparato a manifestare l'alto e protervo magistero in cui si sarebbe in seguito specializzato e di cui è oggi maestro indiscusso. Dando ampia prova di incapacità e paura a pensare con la propria testa. 
Menapace (96 anni) e Napolitano (95 anni), sono pressocché coetanei, ma più diversi non potrebbero essere. Le loro storie sono quelle della donna coraggiosa che prese le armi contro il fascismo e del posapiano che aspettò la fine della guerra e del fascismo prima di iscriversi al Pci e la cui più nota e ingegnosa qualità è stata quella di adeguarsi a non importa quale tipo di establishment, in cieca obbedienza al motto latino Quieta non movere et mota quietare. 
E ora l'articolo dell’Unità.  
Un'altra significativa manifestazione del dissenso cattolico 
Perché si è dimessa dalla Dc la professoressa Lidia Menapace   
Bolzano, 6 luglio 
La professoressa Menapace, con una lettera indirizzata all'on. Mariano Rumor, (esponente dc, allora ministro dell'Interno, ndr) si e dimessa dalla DC. Questa la notizia che, diffusasi ieri, viene giustamente definita dalla stampa locale come un clamoroso episodio politico e giudicata non inattesa.
La professoressa Menapace è senz'altro la più autorevole esponente della DC altoatesina. È assistente presso l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano ed e stata militante attiva della Dc, dove ha ricoperto cariche assai importanti, sia in campo provinciale che nazionale. Con l'ultimo congresso della DC era entrata a far parte del Consiglio nazionale del partito quale rappresentante della corrente di sinistra. Consigliera regionale e provinciale, era vice capo- gruppo consiliare alla regione e aveva ricoperto la carica di assessore alla Sanità nella giunta provinciale di Bolzano. 
La presenza politica della signora Menapace in Alto Adige è stata contrassegnata dal più intransigente antinazionalismo e antifascismo (partecipò alla Resistenza nel Novarese come partigiana combattente) e questo non e un rilievo di poco conto, se si pensa che nella stessa DC altoatesina si annida una forte corrente nazionalista, che non esita a porsi in posizione concorrenziale nei confronti degli stessi fascisti del MSI. 
Temperamento aperto dialogo e al nuovo. la professoressa Menapace era stata nel passato colpita da provvedimenti disciplinari per avere partecipato ad alcune manifestazioni unitarie per la pace nel Vietnam, per la Grecia, per aver sottoscritto una petizione per la rimozione dei monumenti e degli emblemi fascisti. In occasione delle manifestazioni studentesche degli ultimi tempi ella aveva solidarizzato con gli studenti, sia presso l'Università dove insegna, sia a Bolzano, quando, in occasione della protesta degli studenti contro il ministro Gui, non aveva esitato a partecipare al sit-in e alla discussione improvvisati dagli studenti in polemica col ministro. 
E infine la decisione definitiva, la rottura con la DC, motivata in un lungo e circostanziato documento di una ventina di cartelle. Risultato di una scelta a lungo meditata, espressione di un fermento che non investe solo un singolo ma e sintomo di un profondo disagio che investe larghi strati del movimento cattolico. Le argomentazioni addotte nel documento che motiva le dimissioni della professoressa Menapace sono di ordine politico e religioso, ma ci sembra che il nocciolo della scelta stia in queste righe: «L'insofferenza che viene espressa dura da molto tempo, ma ho sempre cercato di dominarla, per non prendere decisioni di carattere emotivo o reattivo per le quali si potevano avvertire spinte consistenti e oggettivamente importanti, dagli scandali impuniti all'utilizzo della religione, dal rovesciamento del significato del centrosinistra alla cattura di giovani con i miti tecnocratici, con i miti di una falsa modernità. Ma proprio il timore di continuare ad appartenere a uno schieramento che falsamente dichiarandosi religioso e moderno continua a catturare dei giovani, eventualmente servendosi dei propri impotenti gruppi di sinistra (allude alla sinistra interna alla Dc, ndr),  è uno dei motivi profondi di disagio, è una delle cause di questo strappo».
Ivano Sartori 2/12/2020




Addio a Lidia Menapace, dalla Resistenza al pacifismo 
Lidia è stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante, infaticabile e sempre  originale, della storia de il manifesto. Fin dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.
Luciana Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda – tra gli altri- divennero le compagne e i compagni di una lunga parte della sua vita.
Era stata la prima donna a diventare assessora ai servizi sociali nella provincia di Bolzano nel 1964, ma si trasferì presto a Milano dove assunse un incarico presso l’università cattolica, che non le fu rinnovato per motivi politici.
Il movimento del ’68 la coinvolse, infatti, profondamente. Partecipò alle diverse iniziative della contestazione cattolica, nonché ai moti studenteschi e operai.
Fu naturale per lei, dunque, ritrovarsi con gli omologhi eretici di un’altra chiesa. E proprio quelle peculiarità contribuirono a fare de il manifesto (il quotidiano e il partito che si chiamò poi Pdup per il comunismo) un’esperienza profonda e complessa. Si realizzò la congiunzione della critica organica del sistema capitalistico con le parzialità dei movimenti o dei comunisti che non sapevano di esserlo, come diceva Lidia.
Fu consigliera comunale di Roma, venne eletta alla regione Lazio, divenne responsabile dell’unione donne italiane, entrò nel 2006 in senato, dove rimase in una legislatura tesa e conflittuale.
Doveva essere, portandovi le istanze pacifiste, presidente della commissione difesa. Ma le venne preferito il De Gregorio diventato noto per vicende giudiziarie. Nel frattempo, dopo non aver seguito la confluenza del Pdup nel Pci a fine del 1984, si era avvicinata a Rifondazione comunista, nelle cui fila è rimasta fino ala fine.
Difficile fare la sintesi di una vita così intensa. Ci si dovrà tornare con maggiore accuratezza.
Tuttavia, è importante ricordare subito almeno due dei fili conduttori di un’esperienza teorica e pratica grandissima: l’impegno nell’universo femminista, di cui costituì un fondamentale riferimento; l’impegno nell’associazione nazionale partigiani, al cui comitato nazionale partecipò fin dal 2011.
Giovanissima era stata un’attivissima staffetta partigiana. E, non a caso, forse il suo ultimo intervento pubblico si tenne proprio nella riuscita manifestazione virtuale dello scorso 25 aprile.
Ci stringiamo ai suoi cari, alle compagne e ai compagni che l’hanno seguita fino all’ultimo, alle tantissime persone che l’hanno ritenuta la riterranno sempre un figura straordinaria. Un esempio. Espressione di una politica bella e probabilmente irripetibile, che Lidia ha contribuito a rendere ancora più bella.
(il collettivo del quotidiano il manifesto, 7 dicembre 2020)

27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival, Colombia

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1° Premio Hicabi Demirci - Turchia


2° Premio Aristides Hernandez Ares - CUBA

3° Premio - Muzaffar  Yulchiboev - UZBEQUISTÁN

4° Premio - Darío Castillejos - Messico


Italia al 27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival, Colombia

Di Francisco Punal Suárez

 

Il coronavirus, che ha causato tanti danni alle attività culturali nel mondo, non ha impedito la

celebrazione, con severe misure di sicurezza sanitaria, del 27 ° Ricardo Rendón International Cartoon Festival,

a Rionegro, Antioquia, Colombia, che aveva come tema:

“ Imparare dalla pandemia Covid 19 ”.

 

Il tema del concorso era: “Oggi la pandemia di Covid 19 ha scosso il mondo, vediamo la paura e

la sofferenza che ha prodotto, mentre abbiamo vissuto uno stato di quarantena globale. La pandemia

ha evidenziato l'entità delle disuguaglianze sociali e ci insegna che dobbiamo cambiare molte cose

per migliorare il mondo, dal rispetto dell'ambiente naturale, al ripensamento della cultura educativa

e dei valori integrali dell'essere ”.

 

E questo evento, che ha il sostegno dell'Amministrazione Comunale di Rionegro, e con la

realizzazione del fumettista colombiano Fernando Pica e del suo team di lavoro, ha finalmente

lanciato diverse domande per ispirare i fumettisti: “Ogni crisi porta un'opportunità, il coronavirus

ha portato il suo ... Quale sarà il tuo? La tua gente? Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? "


Ancora una volta ha brillato il talento dei comici grafici italiani, con Marco D'Agostino che ha

vinto una Menzione d'Onore e le opere di Lamberto Tomassini (Tomas) e Andrea Pecchia che sono

state finaliste e scelte per la mostra del concorso.

Questo Festival ha ricevuto 1.120 opere di 481 artisti provenienti da 73 paesi, da 5 continenti.

La Giuria, composta da Walex Alexandrov, dalla Bulgaria, Abbas Naaseri, dall'Iran,

Nani Mosquera, Juan Manuel Guiral e Fernando Pica, tutti e tre dalla Colombia,

ha assegnato i seguenti riconoscimenti:

1 ° Premio HICABI DEMIRCI - Turchia: 1.000 DOLLARI

2 ° Premio ARISTIDES HERNANDEZ ARES - Cuba: 500 DOLLARI

3 ° Premio MUZAFFAR YULCHIBOEV - Uzbekistan: 300 DOLLARI

4 ° Premio DARÍO CASTILLEJOS - Messico: 200 DOLLARI

 Le Menzioni d'Onore, con Diploma, sono andate a: Constantin Sunnerberg, Belgio; Luis Demetrio Calvo Mecho, Costa Rica; Marco D'Agostino, Italia; Mihai Gabriel Boboc, Romania; Omar Figueroa Turcios, Spagna: Raúl Fernando Zuleta, Colombia, e Saman Ahmadi, Iran.

Nani Mosquera, membro della Giuria, ha dichiarato: “La libertà di ridere, anche se è dentro…

è forse una delle poche che possiamo recuperare facendo un umorismo grafico, ecco perché

questa raccolta di artisti da tutto il mondo è così importante. passando attraverso lo stesso.

Che bel regalo poterlo mettere su carta, con colori e disegni e che raggiungano così tante

persone in così tanti posti! Che grande privilegio poter capire e condividere, parlare di solidarietà,

libertà, amore, cura, famiglia, uguaglianza, onore, dedizione, sacrificio e la cosa più difficile:

ridere di noi stessi! "

E ha espresso alcune idee che spera si realizzano: “Il coronavirus metterà fine

all'individualismo, al machismo, all'inquinamento, alla sporcizia, all'incuria e alla mancanza di

solidarietà. E vogliamo registrare questo auspicio di grande cambiamento dell'umanità in questo Festival ”.

Questo concorso, il più importante in Colombia, per la sua traiettoria e continuità, conferma il

valore dell'umorismo grafico e come nessun soggetto sia estraneo ai cartoonist, che

contribuiscono, con il linguaggio universale dei loro disegni, al miglioramento umano

e allo sviluppo di una società più giusta e solidale.

Il concorso prende il nome da Ricardo Rendón (1894 - 1931), “il più importante disegnatore

colombiano nato a Rionegro, Antioquia, detto“ L'Imperatore ”del cartoon,

uno dei più perspicaci e raffinati umoristi latinoamericani del XX secolo.

Nel suo lavoro l'umorismo era satira, ed era caratterizzato soprattutto da caricature politiche,

come vere e proprie radiografie di eventi e individui ”, secondo il sito web dell'evento.


*

Mención - Marco D'Agostino - ITALIA

Mención Constantin Sunnerberg - BÉLGICA


Mención Luis Demetrio Calvo MECHO - COSTA RICA

Mención Mihai Gabriel Boboc-  RUMANIA

Mención Raúl Fernando Zuleta - COLOMBIA

Mención Omar Figueroa Turcios - Spagna

Mención Saman Ahmadi - IRAN

Finalista - Andrea Pecchia, Italia

Finalista - Lamberto Tomassini (Tomas) - ITALIA 

Finalista - Lamberto Tomassini (Tomas) - ITALIA 


Italia en el 27º Festival Internacional de Caricatura Ricardo Rendón, Colombia

Por Francisco Punal Suárez

El  coronavirus, que ha hecho tanto daño a las actividades culturales en el mundo, no impidió la

celebración, con estrictas medidas de seguridad sanitaria,  del 27º Festival Internacional de Caricatura

Ricardo Rendón, de Rionegro, Antioquia, Colombia, que tuvo como tema: “Aprendizajes de la

pandemia del Covid 19”.

Su convocatoria expresaba: “Hoy la pandemia del Covid 19 ha sacudido al mundo, vemos el temos y

sufrimiento que ha producido, al tanto que hemos vivido un estado de cuarentena global. La pandemia

pone de manifiesto el alcance de las desigualdades sociales y nos enseña que debemos cambiar muchas

cosas para mejorar el mundo, desde el respeto al medio natural, repensar en la educación-cultura y en los

valores integrales del ser”.

Y este evento, que cuenta con el apoyo de las Administración  Municipal de Rionegro, y con la

realización del caricaturista colombiano Fernando Pica y su equipo de trabajo,   finalmente lanzaba

varias preguntas para inspirar a los caricaturistas: “Toda crisis trae una oportunidad, el coronavirus trajo

la suya...¿Cuál será la tuya? ¿La de tu gente? ¿Qué hemos aprendido de la pandemia?”

Una vez más ha brillado el talento de los humoristas gráficos italianos,  al conquistar Marco D·Agostino

una Mención de Honor, y las obras de Lamberto Tomassini (Tomas) y Andrea Pecchia ser finalistas

y participar en la muestra del certamen.

Este Festival recibió 1120 obras de 481 artistas de 73 países,  de los 5 continentes.

El Jurado,  integrado por Walex Alexandrov, de Bulgaria, Abbas Naaseri, de Irán, Nani Mosquera,

Juan Manuel Guiral y Fernando Pica, los tres de Colombia, otorgó los siguientes reconocimientos:

1° Premio HICABI DEMIRCI - Turquía: 1.000 DÓLARES

2° Premio ARISTIDES HERNANDEZ ARES – Cuba: 500 DÓLARES

3° Premio MUZAFFAR  YULCHIBOEV – Uzbequistán: 300 DÓLARES

 

4° Premio DARÍO CASTILLEJOS – México: 200 DÓLARES

 

Las Menciones de Honor, con Diploma fueron para: Constantin Sunnerberg, Bélgica; Luis Demetrio Calvo Mecho, Costa Rica; Marco D·Agostino, Italia; Mihai Gabriel Boboc, Rumanía; Omar Figueroa Turcios, España: Raúl Fernando Zuleta, Colombia, y Saman Ahmadi, Irán.

Nani Mosquera, miembro del Jurado, expresó: “La libertad de reír, aunque sea para adentro… 
es tal vez una de las pocas que podemos recuperar haciendo humor gráfico, por eso es tan importante 
este recopilatorio de artistas de todo el mundo, que están pasando por lo mismo. ¡Qué gran regalo poder plasmarlo en el papel, con colores y diseños y que lleguen a su vez a tanta gente en tantos sitios! ¡Qué gran privilegio, poder entender y compartir, hablar de solidaridad, de libertad, de amor, de cuidado, de familia, de igualdad, de honor, de entrega, de sacrificio y lo más difícil: reírnos de nosotros mismos!”

Y manifestaba unas ideas que ojalá se cumplieran: “El coronavirus va a acabar con el individualismo,
 el machismo, la contaminación, la suciedad, la dejadez y la insolidaridad. Y nosotros queremos dejar constancia de ese gran cambio de la humanidad en este Festival”.

Este certamen, el más importante en Colombia, por su trayectoria y continuidad, ratifica el valor del humor gráfico y cómo ningún tema le es ajeno a los caricaturistas, quienes contribuyen, con el lenguaje universal de sus dibujos, al mejoramiento humano y al desarrollo de una sociedad más justa y solidaria.

El concurso lleva el nombre de Ricardo Rendón (1894 – 1931), “el caricaturista colombiano más importante nacido en Rionegro, Antioquia, llamado “El Emperador” de la caricatura, uno de los humoristas latinoamericanos más perspicaces y refinados del siglo XX. En su obra el humor era sátira, se caracterizaba sobre todo por la caricatura política, como radiografías reales de hechos e individuos”, según el sitio web del evento.


JURADO 27° CartoonRendon 2020



IN MEMORIA DI GIULIO REGENI, RESTITUISCO LA LEGION D'ONORE di Corrado Augias

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Beau Geste
Bravo Augias, complimenti.

Gianfranco Uber


Corrado Augias ha annunciato che restituirà alla Francia la Legion d’onore in segno di protesta, dopo che il Presidente Macron ha insignito con lo stesso riconoscimento il presidente egiziano Al Sisi, a capo di un regime sanguinario che ha sulla coscienza le torture e la morte di Giulio Regeni.

Durando

#CorradoAugias #legionedonore #GiulioRegeni



IN MEMORIA DI GIULIO REGENI, RESTITUISCO LA LEGION D'ONORE

di Corrado Augias 

Caro direttore*, 

domani lunedì 14 dicembre, andrò all'Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d'onore a suo tempo conferitemi. Un gesto nello stesso tempo grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale. Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d'origine della mia famiglia.

La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d'onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali. Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l'importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione. Quando il primo console Napoleone Bonaparte la istituì, non voleva ridare vita ad un ordine cavalleresco ma certificare il riconoscimento di un merito, militare o sociale. Questa distinzione è importante in relazione al caso di cui si discute. Dove e quali sono i meriti del presidente Al-Sisi?

I riconoscimenti e le onorificenze degli Stati sono soggetti al mutevole andamento della storia, può accadere che un'insegna elargita in un dato momento si trasformi in un gesto imbarazzante per il comportamento successivo della persona insignita. In questo caso però le cose sono già chiare oggi. 

Il comportamento delle autorità egiziane, a partire dal suo presidente Abdel Fattah al-Sisi, è stato delittuoso, ha violato i canoni della giustizia, prima ancora quelli dell'umanità. Ora l'Italia si trova di fronte un'autentica alternativa del diavolo. Rischia di sbagliare qualunque decisione prenda. Se manterrà normali relazioni diplomatiche con l'Egitto sembrerà tradire la memoria di un bravo ricercatore universitario torturato e ucciso per il lavoro accademico che stava svolgendo. Se li interromperà sarà sostituita, tempo pochi giorni, da altri Paesi in molti fruttuosi rapporti commerciali e industriali. In un caso e nell'altro una perdita secca, anche se di diversa natura.

I rapporti tra Stati (come ogni rapporto politico) sono regolati dal calcolo, certo non dalla generosità né dall'amicizia, nemmeno dai legami secolari che pure esistono tra Italia e Francia. Però c'è un limite che non dovrebbe essere superato, ci sono occasioni in cui anche i capi di Stato dovrebbero attenersi a quella che gli americani chiamano the right thing, la cosa giusta. Credo che il presidente Emmanuel Macron in questo caso abbia fatto una cosa ingiusta.

* La lettera di Augias è indirizzata al direttore del quotidiano la Repubblica.




Emad Hajjaj

8 December 2020

Macron meets Sisi





 Maarten Wolterink

8 December 2020

Two face daddy

Macron has put the topic of human rights aside to have a talk with Sisi from Egypt about the delivery of more weapons. A nice example of profit before people.




Libertà per Patrick Zaki

Verità per Giulio Regeni

Vauro


Ecco il testo della lettera consegnata all'ambasciatore:

«Gentile ambasciatore, le rimetto qui accluse le insegne della Legion d'onore. Quando mi venne concessa, il gesto mi commosse profondamente. Dava una specie di consacrazione al mio amore per la Francia, per la sua cultura. Ho sempre considerato il suo paese una sorella maggiore dell'Italia e una mia seconda patria, vi ho risieduto a lungo, conto di continuare a farlo. Nel giugno 1940, mio padre soffrì fino alle lacrime per l'aggressione dell'Italia fascista ad una Francia già quasi vinta. Le rimetto le insegne con dolore, ero orgoglioso di mostrare il nastrino rosso all'occhiello della giacca. Però non mi sento di condividere questo onore con un capo di Stato che si è fatto oggettivamente complice di criminali. L'assassinio di Giulio Regeni rappresenta per noi italiani una sanguinosa ferita e un insulto, mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell'Europa che - insieme - stiamo così faticosamente cercando di costruire. Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia. Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia - però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio: Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum. Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata.

Con profondo rincrescimento».



Nella foto, il conferimento della Legion d'onore a Corrado Augias.


Una prima verità per Giulio.
Gianlo
https://gianloingrami.blogspot.com/2020/12/verita.html
#giulioregeni #egitto #alsisi #giustiziaitaliana




La Notizia:
Durante un incontro che doveva servire per parlare anche della delicata questione del rispetto dei diritti umani in Egitto, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ricevuto dall’omologo francese, Emmanuel Macron, la Grande Croce della Legion d’Onore della Repubblica francese, la più alta onorificenza del Paese. A differenza dei canali ufficiali dell’Eliseo, che hanno diffuso le immagini della sola conferenza stampa congiunta, la presidenza della Repubblica d’Egitto ha pubblicato un video che riassume l’incontro, compreso il passaggio della cerimonia per la consegna della Grande Croce. Onori militari, con tanto di serata di gala, che l’Eliseo serata di gala, ma tutto rigorosamente tenuto segreto dall’entourage dell’Eliseo che non ha voluto rendere pubblico il riconoscimento.

“Femme battue” il calendario 2021 per i diritti delle donne

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Illustratrici e illustratori di tutto il mondo 
per il calendario 2021 di G.I.R.A.F.F.A. onlus 
realizzato con il Centro LIBREXPRESSION

Si chiama“Femme battue” il calendario 2021 voluto dall’associazione GIRAFFA Onlus (Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile) formata da donne che si occupano di altre donne vittime di violenza, insieme con il centro antiviolenza dedicato a“Paola Labriola”, a una casa rifugio denominata “Casa dei diritti delle donne” e alla casa in semiautonomia V.i.t.A. (Vola in piena autonomia).

Un calendario straordinario realizzato con la collaborazione del Centro LIBREXPRESSION/LIBEX della Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921), il Centro Euro-Mediterraneo della Fondazione Di Vagno (1881-1920) per la promozione della libertà di espressione e della satira politica. 
Dodici tra illustratrici e illustratori di tutto il mondo hanno raccontato le diverse declinazioni della violenza (domestica, sessuale, mgf, stalking, economica, ecc.) e hanno donato le loro tavole per sostenere il futuro delle donne presenti nella casa in cohousing e per offrire loro la possibilità di riannodare i fili della propria vita e volare in alto verso una riappropriata dignità. Il ricavato della vendita servirà, infatti, ad attivare una borsa lavoro o a pagare un corso di formazione per entrare nel mondo del lavoro.

<<Sento dire che il calendario è passato di moda o che è inflazionato perché ognuno ha il suo – ha sostenuto la presidente di GIRAFFA, Maria Pia Vigilante - Personalmente sono convinta che il calendario rappresenti uno strumento di comunicazione e sensibilizzazione importante. Il nostro calendario, così come realizzato, ci racconta e ricorda che ogni giorno una donna viene picchiata, molestata, mutilata, violentata, diventa vittima di tratta, in ogni latitudine e longitudine. Da qui "Femme battue", cioè, donna maltrattata. Le bellissime tavole che le illustratrici e gli illustratori, indicatici dal Centro LIBEX, ci hanno messo a disposizione, e che ringraziamo per questa loro sensibilità ed attenzione, ci offrono la possibilità immediata di vedere cosa può succedere sul corpo di una donna per le violenze agite da un uomo. Con le tavole del calendario – ha aggiunto l’avvocata Vigilante - intendiamo fare una mostra subito dopo l’emergenza Coronavirus così come abbiamo fatto con le foto "Le crepe nell'anima" di Olga Diasparro, foto che componevano il calendario 2020>>.

Le illustrazioni sono di Anne Derenne in arte ADENE, francese residente a Madrid, dell’illustratrice francese Bénédicte, di Doaa EL ADL vignettista egiziana nota per i suoi cartoni satirici con forti temi politici, sociali o religiosi, della marocchina Zainab Fasiki fumettista e attivista per i diritti delle donne e per la democrazia di genere, del vignettista turco Oğuz Gürel anche membro dell’Unione europea dei Cartoonists (FECO), di Kianoush Ramezani in arte Kianoush artista iraniano in esilio a Parigi come rifugiato politico, di Michel Kichka uno dei maggiori rappresentanti del fumetto israeliano, del giornalista e vignettista libanese Patrick Pinter, dell’olandese Tjeerd Royaards direttore di Cartoon movement, e degli italiani Maurizio Boscarol psicologo, informatico e fumettista, Virginia Cabras archeologa e vignettista satirica con lo pseudonimo di Alagoon e Marilena Nardi illustratrice che collabora con periodici nazionali e internazionali, vincitrice di diversi premi per la sua attività grafica ed editoriale.
 
<<Molto spesso la lotta contro la violenza sulle donne è vista come una battaglia specifica delle donne. Non è così.– ha affermato Thierry Vissol, direttore del Centro Librexpression-Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921) - La volontà di alcuni uomini, società o religioni, di considerarle inferiori, di avvilirle, di tenerle in schiavitù, di negare loro gli stessi diritti dei quali godono gli uomini, è una violenza simile a quella agita per ragioni di colore, di religione, di origine o di orientamento sessuale in alcune società o regimi. I diritti all’uguaglianza e alla dignità devono essere universali, non si possono declinare in livelli differenti o essere dimenticati secondo criteri fissati da norme sociali o dogmi religiosi. Una persona è una persona qualsiasi sia il suo sesso o la sua sessualità, il colore della sua pelle o il suo credo. Spetta a tutti coloro che credono nell’universalità dei diritti della persona, combattere queste violenze. Senza il rispetto delle persone e dei loro diritti non ci può essere libertà d’espressione. E non può esserci nemmeno in una società che considera metà della popolazione inferiore tanto da credere che non meriti la stessa libertà, la stessa considerazione e la stessa dignità degli uomini. Per tutti questi motivi– ha concluso Vissol - il Centro Librexpression-Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921) e i suoi membri (vignettisti e vignettiste, illustratori e illustratrici, fotografi e fotografe), sono pronti a mettere il loro talento, le loro matite o macchine fotografiche, al servizio del pieno rispetto di questi diritti umani inalienabili>>.

Il calendario “Femme Battue” (il cui costo ammonta ad € 8,50) può essere prenotato inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica info@giraffaonlus.it
Il versamento potrà essere fatto sul c/c Banca Etica intestato a “Giraffa onlus” (Iban: IT53F0501804000000010001147 ) con la causale Calendario Giraffa 2021.
Per informazioni: 080 574 1461.

G.I.R.A.F.F.A. – O.N.L.U.S• via Napoli, 308 • 70123 BARI (Italia)

tel. +390805741461 •  tel/fax +390805741461 - E-mail: info@giraffaonlus.it. Sito web:www.giraffaonlus.it

Cod. Fisc. 93193630725


Una piccola anticipazione del bellissimo calendario:

Maggio illustrato da Kianoush Ramezani


Agosto illustrato da Doaa Eladl

Novembre illustrato da Marilena Nardi



Per quanto riguarda il matrimonio di Pinter

© Zainab Fasiki



© Alagon



Guido De Maria in vena di far festa

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Come non fare felice il grande Guido De Maria!
In tantissimi hanno risposto ecco qualcuno dei tanti ....


Carissimi auguri Guido. Una roccia di granito smaltata !!
Bruno Bozzetto




Tantissimi AUGURI caro Guido per questi mirabolanti 88 anni!
Marco De Angelis


CLOD






Sabrina Vandelli

Leonardo Fiuto Cannistrà



Tanti AUGURI a Guido De Maria, creatore di SUPERGULP, autore di mitici CAROSELLI e tantissime altre meraviglie, che il 20 Dicembre compie 88 anni. Grazie Guido per averci regalato anni magici, quelli non ce li porta via nessuno.
Giorgio Franzaroli

Per festeggiare il compleanno di Guido De Maria (creativo senza confini) tanti auguri da Patsy e Giumbolooo!!!
Luca Salvagno


Un umile schizzo per la grande idea di un grande Guido De Maria. Auguri!

Laura Scarpa




Gli auguri di Gianlorenzo Ingrami /Gianlo




Buon Compleanno Guido De Maria!

Mario Airaghi




Tanti Auguri Guido

Patrizia Russo



Auguri Guido!

Marco Ruspo Fontana




Stanno arrivando i disegni per l'88° compleanno di Guido De Maria (20 dicembre). Ecco un Giumbolo disegnato dal modenese Massimo Bonfatti (Bonfa)!




Ecco gli auguri giumbolosi di un altro Guido, Guido Silvestri in arte SILVER, con Enrico e Cesira!


88 Guido De Maria ? 
Ma se sei un ragazzino 😉
Tantissimi auguri, arrivederci presto a Salsomaggiore!😀
PS: e scusa lo scarabocchio 😎😷


Auguri antivirus di Dino Aloi

Buon Natale di Firuz Kutal

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#Natale #Coniglio e #bulldog

#firuzkutal





 #cigno di natale

#firuzkutal




Buon Natale #firuzkutal


Buone Feste da Vanessi

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❤ 😛 Auguri a tutti i bravissimi artisti che bazzicano in lungo e in largo in questo bellissimo gruppo creato dalla vulcanica Raffaella. Che sia un anno proficuo, ricco di successi e tanta visibilità nel mondo del fumetto ...e oltre!

🙂

I MIGLIORI AUGURI di Sergio Tessarolo

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 MIGLIORI AUGURI di un sereno Natale e "speriamo" MIGLIORE Anno Nuovo



AUGURI di Gianfranco Uber

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ANCORA UN PO' DI PAZIENZA

STA LAVORANDO PER NOI
AUGURI A TUTTI
UBER

Merry Christmas and Happy New Year! di Marco De Angelis

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Merry Christmas and Happy New Year!

Joyeux Noel et bonne année!

Buon Natale e Felice Anno Nuovo!  

¡Feliz Navidad y próspero año nuevo!

Frohe Weihnachten und ein glückliches Neues Jahr!

Feliz Natal e Feliz Ano Novo!

Веселого Рождества и счастливого Нового года!

 Marco De Angelis



www.marcodeangelisart.com 

Buone feste di Mario Airaghi

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